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6 giugno 2021 7 06 /06 /giugno /2021 10:13
Giochi d'acqua per le signore Massa

[un nuovo giorno]
Ho visto le foto che mi hai mandato della signora Massa. Carina la signora Massa!
Quale ti è piaciuta di più?
Non v’è dubbio alcuno! Quella che tu hai intitolato “massa&friends bathing”, rivelatrice di un’intensa vita sociale della signora Massa e di molte relazioni amicali con sue pari, egualmente cicciottose.

[Più tardi])

Ti dirò... In questo momento sono davanti ad una bella chiesa barocca, da poco restaurata. La sua splendida facciata di pietra calcarea color miele, erosa dal tempo e dalle intemperie, ha delle nicchie che un tempo alloggiavano delle statue di argomento sacro, da tempo scomparse e per certo convolate verso collezioni private. No! Non è possibile! Cosa succede? Aspetta, aspetta che guardo meglio. Noooo! Non ci posso credere! È davvero stupefacente ciò che vedo!
Cosa succede?
In una delle nicchie poste ai due lati del grande portone, c’è la signora Massa atteggiata in una posa statuaria… mentre sta per assumere la postura dell’armadillo a palla, il “massardillo” come viene definito da tutti gli esperti mondiali questa nuova chimera…
Magari nella nicchia, rimasta libera dall’altro lato del portale del tempio, ci potremmo mettere in ieratica posa la signora Platanìa, oppure potrei mettermici io stessa. Che ne dici? Perché non fai una proposta di questo tipo alla Soprintendenza?

[Dopo qualche giorno]

Oggi è accaduto un fatto curioso…
Cosa? Dai non tenermi sulle spine!
Nel mio ufficio una signora si è seduta su di una sedia che si è subito schiantata sotto il suo peso… anche se non era un peso massimo. La signora è finita con le gambe all’aria e si è fatta piuttosto male. L’abbiamo dovuta portare al Pronto Soccorso per farla refertare e per poter fare la necessaria denuncia per l’infortunio sul posto di lavoro.
Pensa un po’! Infortunata sul lavoro a causa di una sedia schiantata… Ci sarebbe molto da commentare sulla salubrità dei luoghi di lavoro e sulla loro sicurezza.
Ma stendiamo un velo pietoso su questi aspetti… Però volevo dirti anche questo: siccome è assolutamente impensabile che tutte le seggiole vengano sostituite a scopo preventivo, si è deciso di sottoporle ad un test di sovraccarico.
Come verrà effettuato il test?
La signora Massa…
…eh? Che mi dici? Ma la signora Massa sta diventando come il prezzemolino che si aggiunge in tutte le pietanze!
Non interrompermi, please. Dicevo: la signora Massa sarà lo strumento con il quale si effettuerà il test. Su ogni sedia dell’ufficio la signora Massa sarà invitata a sedersi di colpo, calando su di essa la poderosa massa delle sue terga come un maglio. Se la seggiola regge alla sollecitazione dovuta all'improvviso sovraccarico verrà considerata buona e certificata ISO 2000 in tal senso. Invece, in caso di cedimento, dalla semplice incrinatura alla palese rottura, la seggiola o la poltroncina con braccioli verranno immediatamente scartate. Questo test è stato validato e denominato "la prova di Massa". Gli oggetti resilienti alla "Prova di Massa" verranno rubricati come "Massa-proof", che sarà una sorta di sigillo di garanzia per la resilienza di sedie, ma anche di panche e panchine, d'ora in avanti.
Ma questo è davvero un esempio brillante di flessibile utilizzo delle risorse umane disponibili!

 

Coppia danzante secondo Botero

[Dopo un giorno]

Di nuovo ho visto passare la signora Massa, ma non in ufficio: questa volta era a passeggio con il pingue marito lungo una strada affollata e risuonante delle chiacchiere e delle risate d’un dì di festa. Chissà perchè, in generale, succede che "pingue la moglie, pingue il marito". I due, mentre procedevano a braccetto, sembravano una deliziosa coppia appena uscita per incanto da un quadro di Botero: camminavano beati, procedendo indolentemente con un’andatura alquanto rotolosa, del tutto ignari del fatto che la via, a causa dell’ingombro dei loro gargantueschi corpaccioni, fosse tutta ingorgata. Nessuno e niente potevano più passare, ma nemmeno uno spillo! Loro incedevano felici ed ignari di tutto. E qui per oggi ti lascio. Devo andare a sovrintendere ai test di Massa.
Un'ultima domanda però! Mentre passeggiava con il pingue marito la signora Massa non aveva con sè la grancassa? E le sue formagelle?
Questo te lo dirò la prossima volta, giusto per accrescere l'attesa dellaprossima puntata.

 

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1 giugno 2021 2 01 /06 /giugno /2021 10:42
ciccione che corre

Un altro giorno

La signora Massa, pensavo...

…cosa vuoi dirmi ora sulla signora Massa?

Pensavo a questa storia dei formaggi trafugati agli espositori di tutto il mondo, convenuti per la XV Olimpiade del Formaggio. Riflettevo che, in fondo, la signora Massa aveva fatto bene a metterli nella grancassa per portarseli via. Spero che quando arriverà dalle nostre parti ne sia rimasto un bel po’ di quel formaggio. In fondo, se dalle vostre parti c’è ancora un po’ di abbondanza, qui – viceversa – c’è mmmolta, mooolta scarsità: quindi avere un po’ di formaggio in più, non potrà che farci piacere, un po' per consumarlo subito, un po' invece da mettere in cambusa. Se, ovviamente, la signora Massa vorrà dividerlo e non vorrà piuttosto tenerlo tutto per sé.

Non so cosa dire… Non conosco così bene la signora Massa per potermi esprimere sui suoi piani, ma - ad occhio e croce - mi sembra che vorrà tenere tutti quei prelibati formaggi per sé, come preziosa scorta nel suo magico stipetto, sempre traboccante di cibarie. Sono certo che una delle cose che la signora Massa teme maggiormente sia la penuria di lauti bocconi e di merendine e di leccornie da sgranocchiare.


Sono certo che la signora Massa non potrà passare inosservata dal corridoio con la grancassa piena di formaggi. Si spanderà in giro un odorino… mmmmmmmmmm! La signora Platanìa la cui stanza si affaccia proprio davanti all’ingresso principale, non appena sentirà questa sinfonia di squisiti aromi, si farà sulla porta, già con l’acquolina in bocca: e sappiamo che la signora Platanìa ha un appetito insoddisfatto da secoli, poiché nei secoli si è tenuta a stecchetto, per voto o per vocazione - non saprei bene. Farà ferro e fuoco pur di avere qualche briciola di quei formaggi prelibati.

Mah! Non saprei cosa dire! Se lo dici tu, che conosci così bene le persone e le situazioni, non posso che essere d’accordo con te. Tuttavia, ti suggerirei di adottare qualche stratagemma.

Quale, dimmi, orsù! E a qual fine, poi?

Potresti predisporre qualche esca di uva passa per la signora Massa. Sono certa che ne è molto goolosa, in tutte le sue varianti: zibibbo, uva passa, passolina, sultanina, zibibbo essiccato per citare le più comuni varianti di questa specie alimentare. Sono certo del fatto che, di fronte al richiamo dell’uva passa, la signora Massa non potrà resistere: poserà immediatamente la grancassa piena di quel che rimane della scorta di formaggi per cibarsene. Tu allora potrai sgattaiolare fuori dal nascondiglio e, indisturbato, prenderti la grancassa con tutto il suo contenuto.

(…)

[Più tardi]

Ho deciso di ampliare la signora Massa, di fare con lei una specie di upgrade...

Ma cosa dici? Pensavo che già da sé la signora Massa fosse abbastanza ampia… Che bisogno c’è di ampliarla ancora?

[mumble, mumble]

[e passa un'intera giornata]

Buongiorno a voi!

La mia cagnetta ti ringrazia per averla inclusa nel buongiorno! BAU…BAUUUUU!

Ma adesso che c’entra Frida?

Be’, hai detto “a voi”…

Veramente, quando ho detto "voi", pensavo che tu stessi correndo con la signora Massa…

Ah! Già, non ci avevo pensato… che tu fantiasticassi che io fossi con la signora Massa… e che volessi dirmi: "Qui Massa ci cova"!

[un po’ più tardi, ma nella stessa giornata]


Com’è stato correre con la signora Massa?

Io correvo e lei rotolava: ma non spontaneamente. Hai presente quei pupazzetti di tessuto morbido o semi-duro che, nella parte inferiore tondeggiante, sono riempiti di pallini di piombo? Tu li fai oscillare, li spingi sino a farli capovolgere, ma poi si rimettono sempre in piedi perché il peso dei pallini che, spinti dalla gravità, si addensano in basso li fa rimettere sempre ben diritti. La signora Massa è come quei pupazzetti: potrebbe rotolare benissimo perché è tonda, ma l’eccesso di peso nella metà inferiore del suo corpo la blocca prima che una rotazione completa sia compiuta e, quindi, se ne rimane lì ad oscillare lievemente. Sono le vibrazioni impresse dalle oscillazioni che determino la traslazione lineare del suo corpaccione. Allora, per farla procedere ancora di qualche, metro occorre imprimerle un’altra spinta e così via.  Io così ho dovuto fare una doppia fatica perché mentre corro la devo spingere per farla rullare. Pensa un po’!

Certo non mi sarebbe piaciuto essere al tuo posto. Ma dimmi – a parte la fatica - ti è piaciuto correre con la signora Massa?

Beh! Lasciamo perdere… Sorvoliamo sui dettagli penosi. Però devo dirti di questa mia scoperta interessante: la signora Massa deve essere geneticamente imparentata con l’armadillo, perché – esattamente come succede all’armadillo – è capace di assumere la forma di una palla quasi perfetta. Mentre l’armadillo si mette a palla quando è in pericolo, la signora Massa lo fa quando qualcuno le chiede di correre e di trottare. Per lei, il vero pericolo è il movimento svelto e allora si difende mettendosi a palla, per poi rimarsene immobile e oscillante come se la sua pancia e il suo sedere fossero infarciti di pallini di piombo.

Ma è davvero, è incredibile! Non finiremo mai  di conoscere le potenzialità della signora Massa…
 

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25 maggio 2021 2 25 /05 /maggio /2021 12:22
Musicanti grassi (Fernando Botero)

Ed eccoci ad un altro giorno e a un nuovo incontro (passaggio) con la signora Massa.

È passata di nuovo, la signora Massa!
…e? Cosa ha fatto? Dai prosegui! Dai, non tenermi in sospeso!
Fuori, si è scatenato un diluvio universale, con fulmini e lampi: fra poco, se continua così, ci vorranno le barche per camminare nelle strade. La signora Massa si è mossa ed ecco che, in accordo con la teoria di cui dicevamo ieri, sta arrivando un maremoto. Secondo il mio modestissimo parere è lei la causa di tutto.
Sai che ti dico? La tua teoria - quella della nostra conversazione precedente, effetto farfalla e quant'altro - quasi, quasi mi sta convincendo: se le cose stanno davvero così dovresti avvisare i vulcanologi, i sismologi, i metereologi e tutti quelli che, ognuno nel proprio specifico, cercano di prevenire le catastrofi naturali. Forse, chissà, se riuscissero a tenere sotto controllo la signora Massa e i suoi possenti movimenti pendolari qualcosa potrebbe cambiare; e le castratofi naturali potrebbero essere irreggimentate: ma non voglio dire di più! Ho la sensazione che mi sto lasciando andare ad un volo pindarico. Possiamo sicuramente dire che la signora Massa ci stia conducendo alle soglie della scoperta del secolo! Anzi alla scoperta che sia proprio lei - la nostra beneamata signora Massa a causare le suddette catastrofi, quando passa e ripassa come un pendolo o un metronomo. Quindi, basta che la teniamo buonina e abbiamo risolto ogni problema ed effetti farfalla di vario genere.
Ma non è mica così facile! In linea teorica sì, ma in pratica è arduo, anzi arduissimo! Il suo movimento, per quanto lento è inarrestabile… indomabile, direi! La signora Massa, con la sua poderosa biomassa, è lei stessa una forza della natura
.

[Il giorno dopo]
È passata di nuovo, la signora Massa!
…bisogna capire se anche i passaggi della signora Platanìa (che, come abbiamo visto, è agli antipodi della signora Massa) non provochino degli effetti significativi. Magari - siccome la signora Platanìa è alta e magra, i suoi movimenti provocano effetti eguali e contrari a quelli della signora Massa, per una legge di compensazione.

No! Questa sì che è un’interessante teoria! Vorresti dire dunque che l’una è l’antidoto dell’altra?

(ma a questa domanda non c'è alcuna risposta, solo un silenzio vibrante)

[qualche ora più tardi]
E' passata di nuovo, la signora Massa!
Non è possibile! Adesso sei a casa!
Adesso passa e ripassa anche a ca(s)sa, la signora Massa!
Ma dai! Non ci posso credere! La signora Massa è diventata un incubo, un blob, un'ectoderma spaziale, onnipresente ed ubiquitaria! Anche da casa tua adesso passa, la signora Massa? Non me la conti giusta! Non ci sarà mica sotto qualcosa? Sto diventando sospettosa....

[qualche minuto più tardi]
Preciso meglio a scanso di quequivoci e di sospetti: con una grancassa, è passata la signora Massa..
Ma voglio darti la grande notizia! Anche da qua è passata la signora Massa…
Nooo! Non ci posso credere? Ma che faceva dalle tue parti? A più di 1500 km di distanza?
Era venuta a prendere la grancassa, la signora Massa… poi ne ha anche approfittato…
Di cosa avrebbe approfittato?
Del fatto che a poca distanza dove abito io era in corso la XV^ Olimpiade del formaggio e del Cacio. La nostra amica – ormai possiamo ben chiamarla così - ha fatto irruzione negli spazi in cui avvenivano le competizioni e tra stracchini, provole stagionate e gorgonzola di tutti i tipi – per non parlare di squisiti camembert e di formaggelle fresche a pasta molle, la signora Massa ha sbafato a man bassa… E' stata per lei l'occasione per fare una super-merendina!
E poi, cos’è successo?
Master Massa Ha intrapreso una competizione estemporanea con la Donna Cannone su chi mangiava più cacio e beveva più latte.
E chi ha vinto?
No, la donna Cannone non ce l'ha fatta! Mi dispiace per lei. Si era preparata a fondo per potere primeggiare: qualcuno l'aveva avvisata che prima o poi avrebbe incontrato la signora Massa: per lei una specie di mito.
E ha detto qualcosa la povera Donna Cannone?
Sì, è stata commovente. Ha detto, parlando e sputacchiando nei microfoni: "Mamma, papà, sono contenta di essere stata battuta dalla possente signora Massa! E' stato per me un grande onore!
E cosa ha fatto poi la Signora Massa?
La signora Massa, gongolando per la sua vittoria, se n'è andata caracollando con un intera sporta di caci pregiati da mettere nella sua riserva di merendine nel famoso stipetto del suo stanzino dalle tue parti.
E che ha fatto della grancassa?
Ah, già la grancassa! Quella l’ha raccattata nel tendone dove si svolgevano le competizioni per selezionare i migliori caci DOC e DOP, finalisti a livello mondiale. Ad allietare l’atmosfera, c’era una bellissima banda, con tutti i suoi musicanti vestiti con una bellissima divisa rossa adornata di alamari d’oro. La musica andava che era una meraviglia con mazurke, polke e ogni tanto anche qualche marcetta militare, sai di quelle che, solo a sentirle, mettono allegria ed un’irrefrenabile voglia di muoversi, come quando suona la fanfara dei bersaglieri. I musicanti, quando l’hanno vista comparire, sono rimasti sbalorditi, smettendo di colpo di strimpellare e dar fiato agli ottoni e sono scappati via  a gambe levate, abbandonando per terra strumenti e spartiti. La signora Massa ha raccattato la sua gran grancassa, l’ha aperta come se fosse una scatola di carne simmenthal e ci ha infilato dentro tutti i caci che era stata in grado di arraffare. Poi come una gargantuesca gigantessa con la grancassa stracolma messa di sbieco sulle spalle ampie ed opime si è rimessa in cammino.
Per andare dove?

Stomp! Stomp!

(silenzio)

 

 

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20 maggio 2021 4 20 /05 /maggio /2021 19:21
La Mosca Morta (Maurizio Crispi)

Da giorni c'è una grossa mosca morta sul davanzale della finestra
Da giorni mi riprometto di rimuovere quel cadavere
Ma da giorni sono come paralizzato.
Eppure ogni giorno la guardo meditabondo.
Il Morbo infuria
Il Pan ci manca
Sul Ponte sventola Bandiera Bianca

Le cose più semplici da eseguire a volte sono quelle più complicate
Bisogna saper andare oltre.
Ultreya! (E' la famosa esortazione che i pellegrini sul Cammino di santiago si scambiano tra loro quando si incontrano o si congedano)
Forse non è poi così importante cancellare quella mosca morta. Eppure, anche se è piccolina, giganteggia come un Mammuth congelato nei ghiacci eterni del Polo.
La guardo ogni mattina, al mio risveglio, quando apro la finestra per arieggiare la stanza, forse perché la sua vista, giorno dopo giorno, mi ricorda la caducità e l'impermanenza
Forse dentro quella mosca - umile e fastidiosa in vita - aveva albergato qualcuno condannato ad una reincarnazione
Un poco di buono, magari
Ma non è detto: potrebbe essere uno che in una vita precedente è stato saggio, ma ha commesso un errore.
Oppure un creativo, o un inventore pazzo. Ma cosa ne direste se dentro una mosca albergasse l'anima di un salvini?
Non posso sapere, solo immaginare
Forse, in considerazione di ciò, dovrei organizzare una piccola cerimonia funebre,
un funus,
un funerale,
delle esequie rispettose
dare il giusto riconoscimento al piccolo cadavere,
con un rito adeguato, solenne quanto basta, ma senza esagerare
L'anima che ha abitato quel corpicino di certo ne sarà riconoscente.
Oppure no, ma chi se ne frega?
Non si sa mai. Una sana prudenza non guasta mai.

Stephen King ci dà grandi insegnamenti al riguardo. Qui mi ricordo di un racconto un po' horror-surreale, in cui il protagonista osserva un dito vivente uscire dallo scarico delllavandino ed allungarsi in giro quasi in esplorazione. Dopo averlo osservato per un po' il nostro protagonista decide di tagliar via quel dito, risolvendo così il problema.
Per un po' si sente tranquillo. Ma non l'avesse mai fatto, dopo un po' il dito ritorno ad emergere dallo scarico e questa volta è incacchiato, sul serio. Mal ne incolse al nostro povero protagonista e a quanti altri sono a casa sua per indagare sugli strani eventi che si stanno verificando.

Il dito era tornato. Era un dito molto lungo, ma per il resto del tutto normale all'apparenza. Di esso Howard vedeva l'unghia, che non era né mordicchiata né particolarmente lunga, e le prime due nocche. Lo guardò tamburellare e tastare il fondo del lavandino.
Si chinò a guardare sotto. Il tubo che usciva dal pavimento era di sette o otto centimetri di diametro. Non era abbastanza largo perché ci passasse un braccio. E poi il sifone era costituito da una brusca curva a gomito. Dunque a che cosa era attaccato quel dito? A che cosa poteva mai essere attaccato? 
(Stephen King, il Dito, contenuto nell'antologia "Incubi e Deliri).
In calce riporto il link al quale si può leggere il racconto kinghiano nella sua interezza.

 

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18 maggio 2021 2 18 /05 /maggio /2021 07:52
Donna boteriana si tuffa in piscina

È passata di nuovo, la signora Massa. Si muove con una buffa andatura caracollante e altalenante, al tempo stesso. Cammina con il busto leggermente proteso in avanti.

Perché? Dai, dimmelo, non tenermi sulle spine! Quando fai una mezza affermazione è perchè vuoi che ti chieda delucidazioni

Ti accontento subito! Forse se il busto tenesse dritto non potrebbe bilanciare più l’imponente massa delle sue terga opime e si ribalterebbe all’indietro.

E rimarrebbe distesa per terra con le gambe e le braccia protese verso l’alto, come una tartaruga che è stata rovesciata e giace, del tutto vulnerabile, con il suo carapace poggiato a terra. zampettando a vuoto con le quelle minuscole appendici, ma incapace di qualsiasi altro movimento. Potrebbe rimettersi in piedi solo se arrivasse una squadra di soccorittori munita di argano.

Se ciò accadesse, sarebbe un vero dramma: non potrebbe più accedere alla sua scorta di merendine. Soffrirebbe come Tantalo, con le merendine a portata di mano, senza però poterle raggiungere…

(…)

È passata di nuovo, la signora Massa, ma non si accontenta di un solo passaggio, passa e ripassae se la spassa.

Ma è davvero instancabile, la signora Massa! …potrebbe essere assunta ad esempio per il moto perpetuo o come testimonial di una marca di merendine. Oppure per lanciare un messaggio di normalizzazione dell'obesità: "Mangia che ti passa, passando e ripassando!"

La signora Massa è una Perpetua del movimento pendolare.

Avanti ed indietro… Su e giù… Avanti ed indré…

Me ne sto qua in questa stanza periferica, dimenticata da tutti, con la porta aperta e le veneziane abbassate. Tutto quello che conosco del mondo, lo vedo nel riquadro di questa porta che tengo sempre aperta. Persone che passano e ripassano e in cima a tutte l'instancabile signora Massa, regina di coloro che passano e ripassano: quelle che io vedo non sono le famose ombre della caverna di Platone, ma silhouette in movimento, quasi senza ombra. Alcuni passano più di frequente di altri: sulla frequenza dei loro transiti, potrei costruire una teoria del mondo e del suo funzionamento.

Mmmm… Lascia che ci pensi un po' su! Quando dici delle cose complicate io un po' mi ci confondo. Non riesco a seguirti con piena lucidità.

La signora Massa rimanda per certo all’abbondanza: invece, tra quelli che ogni tanto passano, c’è una certa signora, Platanìa si chiama, che è magra ed asciutta come un grissino, anche lei passa con frequenza, alternandosi con la signora Massa, quasi fosse in scena un teatrino con due personaggi, che potrei denominare la Flaca y la Gorda: uno va e l'altro viene. La signora Platanìa, ovvero la Flaca, rimanda alla dimensione della sobrietà elegante, invece. Prendo sempre appunti sugli orari dei loro passaggi. Sono dati importanti per elaborare uno studio statistico per poter giungere ad una teoria generale esplicativa dei loro movimenti: forse, nel disordine apparente, v’è un ordine nascosto; forse, i loro passaggi potrebbero essere descritti efficacemente, facendo ricorso ai frattali o alla teoria del caos.

Spiegati meglio, ci sto capendo sempre di meno!

Sulla base delle mie osservazioni sarei portato ad ipotizzare che ogni volta che la signora Massa passa davanti alla mia porta, da un’altra parte – agli antipodi, per così dire – succede qualcosa d’importante.

Ma cosa?

Sai cosa dicono i teorici del Caos? Quando una farfalla batte le ali a New York, a Tokyo succede un terremoto. Pensa un po' cosa potrebbe succedere a Tokyo se la signora Massa all'improvviso si tuffasse nelle acque tranquille del nostro mare mondellano, facendo innalzare il livello dell'acqua di diversi metri! Può darsi che, a seguito di ciò, a Tokyo si possa verificare un maremoto con la temibile onda dello tsunami? Oppure, si deve pensare che il tuffo della nostra Massa nelle acqua fresche e dolci di Mondello e il conseguente innalzamento tumutuolso delle acque siano stati causati da un battito di ali di farfalla a Tokyo?

E dunque?

Ma è chiaro, è cristallino! Ancora non l’hai capito?

No, non credo proprio!

Via, via! Affina il tuo ingegno!

Mmm… Ancora una volta non ti seguo... Chiedi alla signora Massa di passarmi una delle sue preziose merendine! Per seguirti bene ho bisogno di un apporto di zuccheri per il mio cervello!

Mi spiace, cara, ma la signora Massa rifiuta di cedere anche una sola delle sue merendine e dei suoi snack vari! Dovrai fare senza! Vabbé te lo dico io, allora. Quando la signora Massa passa davanti alla mia porta, dall’altra parte del mondo, succede un maremoto, o si sviluppa un ciclone di proporzioni colossali, o l’eruzione di un vulcano Se ci fai caso, questi sono eventi molto più frequenti adesso, in questi ultimi mesi: da quando, appunto, la signora Massa passa e ripassa davanti alla mia porta.

Se lo dici tu! Però! Con questa tua teoria mi rendi inquieta. Ora ci voglio pensare un po’ su. Poi più tardi ne riparliamo. Adesso mi pare di avere il cervello in ebollizione a causa delle tue elucubrazioni Che ne dici di una pausa, caro?

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12 maggio 2021 3 12 /05 /maggio /2021 07:19
Donna danzante Botero

La signora Massa passa e ripassa
E cosa fa la signora Massa, perchè passa e ripassa?
E' come un pendolo: instancabilmente, passa e ripassa, la signora Massa, davanti alla mia porta
In effetti, stavo accennando alla mia amica qui proprio della signora Massa. Ha trovato che sia mitica. Ha colpito molto la sua fantasia… E dunque la signaroa Massasta sta diventando famosa in tutta la Padania.
Dovresti dirglielo, allora, che sta diventando famosissima in ogni dove, proprio perchè , perchè passa e ripassa come una rolling Massa: rolling Massa gathers no moss.
Ne sarebbe certamente mmmmolto lusingata…

(...)

È passata di nuovo, la signora Massa. Soffre della sindrome delle gambe senza riposo…
Ma con tutti i passi che fa, con tutto quel passare e ripassare dovrebbe essere magrissima!
Ma noooo! Ogni volta che passa va a farsi uno spuntinello. E' il suo segreto: non lo sa nessuno!
Ah! Allora si capisce ilperchè delle sue ragguardevoli dimensioni!

(…)

È passata di nuovo, la signora Massa. E' un tormentovederlapassare di continuo.
Ma con tutti questi spuntini che fa non ti offre mai nulla?
Nulla, niente di niente. Vuole avere tutto per sé…
Ma non è giusto…
Bisogna capirla: va nel suo stanzino e ci si chiude a chiave. Poi apre il suo stipetto personale, che immagino pieno zeppo di cibarie e di leccornie e se ne nutre, sempre con la porta rigorosamente chiusa. Poi, quando ha finito, esce e, caracollando, ritorna alla sua postazione, avendo conquistato alcune centinaia di grammi di biomassa, la signora Massa.

 

 

 

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9 maggio 2021 7 09 /05 /maggio /2021 07:59
Botero

Un tempo conobbi una certa signora Massa. Lascio a voi immaginare se questo cognome sia fittizio o reale.
Noi la chiameremo "Signora Massa", proprio per quella starordinaria intimità  tra nome che la designa e apparenza della persona: un altro cognome non potrebbe essere più appropriato.

"Chiamatemi Massa" - disse la signora Massa - "e vi condurrò in un appassionante viaggio nei meandri della mia pacchionaggine".
La signora Massa la incontrai la prima volta in ospedale dove era impiegata come ausiliaria (come si diceva allora), ai tempi delle mie prime esperienze lavorative e, successivamente, ebbi modo di rivederla in un'altra struttura dell'Azienda sanitaria dove, nel frattempo, sul finire della mia carriera lavorativa ero stato trasferito.
Lei era ormai prossima alla pensione. E, in virtù delle precarie condizioni di salute, era stata assegnata ad una funzione lavorativa "riposante" e di scarso impegno quotidiano (ci fosse o non ci fosse, in sostanza, non cambiava nulla).

E si era fatta enorme: solo il viso era stranamente poco appensantito e conservava la stessa leggiadria popolana di un tempo.
Era davvero diventata una "mole" di donna, una specie di balena, fornita di gambe. In fondo, se si pensa alle dimensioni della balena bianca di Melville, il "Chiamatemi Massa" assume un suo senso preciso.

Ripeto che, essendo malatticia (anche se la sua mole dava l'impressione di floridezza e di salute straripante) era stata assegnata a compiti non gravosi (rispetto alla sua esigenza di dover combattere quotidianamente con la forza di gravità), insomma, era esentata dal dovere lottare contro le leggi sulla caduta dei gravi.

Quindi, il suo compito principale, se non unico, era quello di starsene chiusa dentro un gabbiotto a vetri con una struttura di alluminio anodizzato, situato all'ingresso della struttura operativa.
Teneva d'occhio l'ingresso e l'afflusso di visitatori e utenti. Ma il più delle volte si distraeva a sferruzzare, lanciando soltanto di tanto in tanto delle occhiate rapide con quei suoi occhietti vispi.

Dirò anche che non se ne stava sempre e volentieri dentro a quel gabbiotto, dal cui si vedeva sporgere soltanto la sua testa. Ogni tanto ne emergeva e con un'incerta andatura pachidermica si allontanava e spariva per un po' di tempo.

Soltanto molto tempo dopo scoprii che la signora Massa si ritirava in un piccolo sgabuzzino al termine di un lungo corridoio e ci si chiudeva dentro, per un po' di tempo: lo sgabuzzino non si sa perchè e come, lo aveva ottenuto per il suo personale uso.
Io immaginavo che si chiudesse lì dentro per compiere il rito di ripetuti e frequenti spuntini necessari ad alimentare il suo corpaccione e la sua golosità. E così era, in effetti.
La signora Massa, non appena trovava qualcuno disposto ad ascoltarla, prendeva sempre a lamentarsi del fatto che mangiava troppo, ma - nello stesso tempo - sosteneva spesso di essere a dieta. Un altro argomento da lei favorito erano i suoi molteplici malanni. Il terzo, invece, riguardava le congetture su quando le sarebbe stato possibile andare in pensione. E nell'attesa infiorava spuntini su spuntini, per ingannare il tempo, ma anche per golosità.
Ma com'era possibile che fosse a dieta, visto che le dimensioni del suo corpo sembravano aumentare di giorno in giorno a vista d'occhio?
E, naturalmente, le assenze dalla sua postazione aumentavano sempre più nella loro frequenza: si poteva immaginare che merende e spuntini, di conseguenza, si facessero del pari sempre più ricorrenti. Ma tra tutti gli altri miei colleghi ero io quello che aveva scoperto il bandolo della matassa ed ero io a tenerla d'occhio.
Infatti, il bello era che per raggiungere quel famoso stanzino la Signora Massa doveva passare davanti alla porta della stanza che, a quel tempo, io occupavo: e, quindi, presi a tenere la porta aperta, in modo tale da poterla tenere d'occhio e monitorare così i suoi passaggi.
Con una mia amica di quel tempo, cominciammo a scambiarci sms proprio a partire proprio dalla sua "biomassa". C'erano risate e commenti che rimbalzavano attraverso l'etere. 

Ad un certo punto, partì tra noi la scommessa di riuscire a commentare sulla signora Massa sempre in rima, utilizzando in altri termini parole che rimassero con il "Massa".
Ben ardua impresa, perchè il repertorio di possibilità lessicali era - è - alquanto limitato.
In quel fitto scambio di messaggi ci siamo divertiti un mondo. Ero sempre io che cominciavo per primo, scrivendo: "E' passata la signora Massa..." e di seguito la rima: per esempio, "...suonando una grancassa"...
Tutto questo finì con il diventare un'interminabile storia a puntate, quasi una saga-tormentone. di cui, in qualche modo, la diretta interessata venne a sapere, poichè ogni tanto mi capitava di parlare con qualcuno dei miei colleghi di questa "storia di Massa" che si stava formando a partire dai primi stringati messaggi. Sicché un bel giorno mi interpellò, la signora Massa in persona: "Mi hanno detto che Lei ha scritto una storia su di me: ma di cosa si tratta?".
Io le inventai lì per lì una penosa bugia (o meglio una falsa verità) a cui lei credette.
Le dissi che quegli altri le avevano detto una bugia per farle uno scherzetto (dolcetto scherzetto? Dolcetto, dolcetto!).

Fin dall'inizio cominciai a trascrivere quei messaggi e vidi che le cose si facevano sempre più complicate, poichè - se l'avvio erano state delle semplici rime - a poco a poco cominciavano a venire fuori delle puntate giornaliere in cui, se il cimento della rima rimaneva sempre, conquistavano sempre più spazio delle vere e proprie narrazioni.
L'insieme di quelle narrazioni ricevette il titolo di "Storie di Massa".

Per un po' di tempo persi il file originario che - fortunosamente - in tempi più recenti sono riuscito a ritrovare.

Facevano da pendant al corpo delle narrazioni prinicipali, altre sottostorie, tra le quali la descrizione parodica di un concorso canoro per ciccioni (a cui immaginavo avesse partecipato anche la signora Massa- ed era questo l'elemento fiction) ed un'altra in cui la signora Massa faceva parte di una ciurma di pirati che assaltava un cargo carico di barili di melassa.
Ed era questa in particolare la storia di cui la signora Massa mi chiedeva notizia.
Si trattava appunto della riscrittura di una notizia di cronaca sulla recrudescenza delle azioni di neo-pirati nei Mari dell'Estremo Oriente. 
Io la riscrissi, immaginando che la signora Massa fosse a capo di una ciurma di  ribaldi che assaltavano le navi che trasportavano melassa e ci ricamai sopra.
Siccome, il tutto era molto divertente - per non dire esilarante - con la signora Massa che voluttuosamente, alla fine, si tuffava nella melassa, come zio Paperone nei dollari - alcuni si fecero scappare qualche indiscrezione.

No, no! Qui in chiusura, di questa mia introduzione vorrei però dirvi che la signora Massa fu interamente un parto della parto della mia fantasia, che - forse, sì - ebbe uno spunto dalla realtà, poichè il palazzo dove avevano sede gli uffici dell'Azienda sanitaria, c'era - al tempo - anche la sede dell'Assessorato comunale alla Casa e quindi, quotidianamente arrivava una processione di cittadini tra i quali si ritrovavano anche personaggi memorabili, di uno dei quali anche scrissi un breve testo "Chi capiddi chi aio!".
E forse, come occasionale compagno di viaggio in ascensore, dovetti avere imbattermi in qualche pacchionissima che forse, in quel momento, mi ritrovai a battezzare come "la Signora Massa". E, a quel punto, i giochi erano fatti.

A partire dall'incontro fortuito con la signora Massa parti tutta la sequenza di storie e storielle.

Ed ecco di seguito per voi le "storie di Massa". Tengo a precisare che questi racconti sono molto politicamente scorretti nei confronti degli obesi, dei pacchioni e dei cicciottoni. Ma penso che questo sarà considerato un peccato veniale, visto che non vi è alcxun aggancio concreto con una realtà vissuta e sperimentata. Tutto quanto è frutto della mia fantasia.

 

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3 aprile 2021 6 03 /04 /aprile /2021 11:21
Un rudere dalle parti di Altavilla (foto di Maurizio)

Sono ad un grande raduno podistico, ma entro nel sogno solo nel momento in cui tutti i convenuti hanno completato le loro attività e stanno risalendo in auto per andare via.
Io stesso salgo in auto, accendo il motore e comincio a fare manovra nell'ampio piazzale adibito a parcheggio.
Un'auto con a bordo podisti bertuccianti ed eccitati per l'ennesima impresa podistica appena compiuta (li conosco, a quanto pare), mi taglia la strada e quando le traiettorie delle auto collidono si sente un rumore di lamiere distorte e di ferraglie.
Scontro! E' la mia macchina - a quanto sembra - la più danneggiata. Halleluiah!
Scendo per controllare: verifica con sorpresa che il muso della mia auto è cambiato, non c'è più traccia del vano motore e invece appare piatto come la parte frontale di auto da Formula Uno, basso e slanciato.
Sono interdetto e basito. Comunque, mi avvicino all'altra auto per discutere con gli investitori, quanto meno, e per accordarmi sul pagamento di eventuali danni, anche al di fuori delle garanzie assicurative per evitare il famoso malus che ci perseguita nella vita reale.
Loro mi guardano insolenti; il guidatore mi dice che, sì, mi darà qualcosa (sembra quasi che parli dell'elargizione di un'elemosina), ma poi sgommando se ne va, lasciando soltanto dietro di sè un sentore di gomma bruciata.
Ed io rimango con un pugno di mosche in mano, chiedendomi se e quando verrò rimborsato.
Intanto, cosa dovrò fare di questa mia auto parzialmente trasformata in auto da corsa?
Arriva uno che mi dice: "Dai! Non prendertela. Divertiti La vita è bella!".

" - replico io - il famoso bicchiere mezzo pieno!"

Dissolvenza

Mi ritrovo a casa, quella di via Lombardia.
E' tutta in dissesto, inspiegabile: come sei io stessi tornando dopo una lunga assenza.
Ci sono i miei due cani attuali, uno nero e uno bianco, ma c'è anche un gattino nero. Un nuovo ospite!
Le amabili bestie mi corrono incontro festosi.
A quanto pare sono stati lasciati liberi di scorrazzare per la casa, cosa che abitualmente non accade.
Il gattino, giovane ed intraprendente, si arrampica dovunque, facendo cadere alcune delle suppellettili che ancora si erano salvate dallo sfacelo generale.
La casa, in pratica, è stata trasformata in cantiere. ed in giro ci sono degli operai, alcuni dei quali stanno cercando di smontare una grande veranda, ma con grande imperizia: guardo con apprensione le loro maldestre manovre e penso che tutto quanto, da un momento all'altro, tutto potrebbe precipitare da basso.
Nella confusione generale mi accingo a dar da mangiare alle creature.
Predispongo della pasta e vado alla ricerca del tritato o della carne in scatola per cani.
Mentre rovisto nella dispensa uno degli operai aggiunge alle ciotole già mezze pronte un uovo crudo.
Mi arrabbio molto per questa interferenza e gli dico di smetterla.
Vabbè penso, darò il pastone con le uova crude ai due cani (sperando che l'avidina non gli impedisca di assimilare correttamente il cibo), mentre per il gattino che è più debole di stomaco, forse dovrò predisporre del latte.

Dissolvenza

 

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30 ottobre 2019 3 30 /10 /ottobre /2019 09:51
Chris Kraus, I Love Dick, Neri Pozza, 2017

Afferma René Girard, nel suo testo Geometrie del desiderio (Raffaello Cortina, 2012) che in tutte le relazioni amorose, incluse quelle "letterarie", vige il principio secondo cui,in maniera occulta o esplicita, debba esserci la presenza di un terzo, il cui esserci serve ad alimentare la passione amorosa e tutti i movimenti interiori su cui si fonda la relazione.

Il testo di Chris Kraus, I Love Dick (traduzione dall'inglese americano di Maria Nadotti), pubblicato da Neri Pozza (Collana Bloom), nel 2017, è una valida semplificazione di questo assunto ed  è anche - per molte ragioni - come scrive Joan Hawkins nella postfazione si presenta - se lo si volesse etichettare in qualche modo - come una fiction "teoretica", nel senso che in contesto epistolare-diaristico una triangolazione amorosa evolve rapidamente - senza aver visto prima qualsivoglia "consumazione" - verso una dimensione cerebrale ed una condivisione intellettuale, piuttosto che fisica.

Chris Kraus, filmmaker sperimentale e sposata da anni con l’intellettuale Silvère Lotringer, nel corso di una serata assieme Dick, critico culturale inglese, crede di innamorarsi di lui, sulla base di poche parole e sguardi scambiati (e la prepotente sensazione di una nascente complicità). Nasce quindi nei giorni seguenti, senza che ci sia stato alcun approccio fisico, un fitto scambio epistolare, quasi febbrile, con Dick: molte delle lettere non saranno mai spedite.

Lo scambio epistolare è pienamente condiviso con Silvère che è anche autore di alcune delle lettere indirizzate a Dick.

Si crea dunque un triangolo amoroso, in larga parte del tutto mentale (da qui la definizione di "fiction teoretica"), mentre Chris continua a cercare di suscitare una qualche attenzione da parte di Dick. Questo coinvolgimento emozionale, ma anche intellettuale, nei confronti di un terzo, conduce Chris e Silvère a riprendere dei contatti sessuali, ormai interrotti da anni, ma in un successivo momento alla loro separazione definitiva, per quanto poi il loro rapporto continui in modi diversi.

Nella realtà vissuta, ci saranno soltanto due o tre incontri tra Chris e Dick, tutti caratterizzati da una fondamentale ritrosia da parte di Dick che non apprezza l'irruenza di Chris e cerca di prenderne le distanze.

La dimensione epistolare si trasforma dunque in una dimensione diaristica, in cui Chris si rivolge continuamente a Dick, assunto a suo interlocutore ideale, per raccontargli dei suoi viaggi, del suo lavoro, dei suoi ricordi intellettuali, dei suoi pensieri e riflessioni sul mondo artistico che frequenta, sulla sua arte.

Il rapporto tra Dick e Silvère prosegue e si rafforza, prendendo le forme di una collaborazione culturale, da cui Chris invece è esclusa. Per Chris, dunque, Dick è un catalizzatore di emozioni, di riflessioni e di idee. Dick, in realtà, non è interessato per nulla a le, anzi al contrario trova l'esuberanza di Chris eccessiva e fuor di luogo. Tra le righe - ecome sembra suggerire il finale - si è portati a pensare che l'invaghimento di Chris abbia funzionato piuttosto per l'attivazione e il consolidarsi di una relazione tra Dick e Silvére, su di un piano intellettuale e collaborativo, dunque di stampo omosociale, benché non direttamente agita sul piano omosessuale.

Si può sicuramente affermare che il modello di relazione a tre offerto da Chris Kraus nella sua opera si ponga ad un estremo di un ampio spettro di relazioni amorose traingolari, al cui estremo opposto si collocano quelle in cui due partner di un stesso sesso dividono una relazione amorosa con un terzo partner di sesso opposto, con diverse possibili configurazioni. dalla condivisione di uno stesso spazio di vita e momenti di relazioni sessuali duali differenziate alla non condivisione di spazi di vita comuni e relazioni sessuali a tre, prevalenti ma non esclusive (con una coppia che nella sua costituzione è dominante rispetto all'altra), per arrivare infine a situazioni in cui la scelta di un parner terzo solo esclusivamente nell'ambito della sessualità avviene solo occasionalmente e in contesti specifici (quelle che vengono definite situazioni "trasgressive", idioma più recente rispetto all’espressione di sapore ottocentesco quale era la cosiddetta “licenziosità libertina”) e in cui la presenza di un partner terzo ed intercambiabile sovente in situazioni promiscue ha la funzione di rinsaldare la relazione e la complicità all'interno di una coppia, attivando il desiderio.

Parlando di queste diverse configurazioni gli esempi nella letteratura e nella cinematografia sono molteplici, a partire da quello che si può considerare un classico del genere e che è il romanzo Jules e Jim di Pierre Roché (e il film che ne è stato tratto, considerato uno dei capolavori di Jean-Luc Godard), ma possiamo anche fare riferimento al bel film basato sulla vita reale, Il Professore Marston e Wonder Woman (che offre un esempio di convivenza a tre tra il professore Stanton, il creatore del personaggio femminile dei fumetti Wonder Woman due donne, in sfida alle convenzioni dell'epoca). E la lista degli esempi letterari e cinematografici potrebbe allungarsi notevolemente, sino al recentissimo film dello spagnolo Gaspar Noé, Love.

In queste relazioni a tre, ovviamente, esiste anche una forte componente omofila che lega tra loro intensamente i due partner dello stesso sesso, più facilmente esplicitata tra donne  (nella combinazione 2W+1M) che non tra gli uomini nel caso della configurazione 2M+1W.

Si tratta di situazioni che spesso dai benpensanti re dal perbenismo ottuso sono state bollate come licenziose, peccaminose, frutto del vizio, perverse, ma che in realtà rappresentano una sfida ad un modo di essere e di amare totalmente diverso da ciò che recitano le convenienze e le ristrettezze morali. E, in parte, ancora oggi, questi comportamenti sono oggetto di riprovazione sociale.

Il quesito che viene lanciato sul tappeto è infatti questo: "Perchè mai un uomo non dovrebbe poter amare contemporaneamente due donne? O una donna due uomini?”.

Una situazione a tre che, se agita concretamente con tutti i necessari adattamenti, è sicuramente ben più coraggiosa di squallide situazioni in cui un terzo partner esiste, ma sta nell'ombra di una relazione extraconiugale che deve rimanere segreta alla consapevolezza sociale.
La liberazione sessuale vera passa attraverso l'abolizione di tutte le segretezze, dalla libera esplicitazione delle proprie attrazioni e desideri e dalla condivisione inclusiva con il proprio partner.

Gay Talese, La donna d'altri, Rizzoli

Si veda a questo riguardo il magnifico racconto  sulla nascita negli Stati Uniti di questo tipo di movimento di liberazione sessuale che uno dei massimi rappresentanti del new journalism Gay Talese ha fatto nel suo La donna d’altri (The Neighbor’s Wfe),partendo in larga parte da materiale osservativo da lui personalmente raccolto, originariamente pubblicato nel 1980  e riedito nel 2012 (BUR Rizzoli) con una nota di aggiornamento su persone e luoghi da parte dello stesso talese che per scrivere questo libro si "infiltrò" negli ambienti scambisti del tempo e che per qualche tempo si prestò anche - per raccogliere materiale osservativo di prima mano - ad esercitare le funzioni di direttore di un salone per massaggi. Ecco cosa scrive Talese, in particolar modo, nel descrivere l'atmosfera della Associazione scambista e di libero amore, chiamata Sandstone Retreat che lui si trovò personalmente a frequentare e a osservare "in modo partecipato", come si ritrava a dichiarare nella sua postfazione al volume:

A volte il salotto di Sandstone poteva sembrare un circolo letterario, ma il piano inferiore restava un luogo destinato ai piaceri, con spettacoli e musiche che molti visitatori non si sarebbero mai immaginati di sperimentare sotto un unico tetto, nel corso di un'unica serata.
Dopo aver sceso la scala coperta da un tappeto rosso, gli ospiti entravano in un ampio localein penombra: il caminetto illuminava i cuscini sparsi sul pavimento, dove stavano sdraiaiti uomini e donne di cui si scorgevano silo i volti in ombra, le membra intrecciate,i seni prosperosi, le dita che afferravano, le natichein movimento, le schiene sudate, le spalle, i capezzoli, gli ombelichi, i lunghi capelli biondi sui cuscini, le grosse braccia che stringevanofianchi morbidi e candidi, la testa di una donna che andava su e giùsopra un pene in erezione.Sospiri, lamenti estatici, i risucchi delle carni che si accoppiavano, risa, mormorii, la musica trasmessa dall'impianto stereo, lo scricchiolio della legna nel camino.
(ib., p. 408).
E più avanti, Talese continua enunciando l'assalto senso-percettivo a cui veniva sottopostoun'ospite di Sandstone apppena giunto e ancora alle prime armi:
...donne a cavalcioni di uomini, coppie sdraiate fianco a fianco, donne con le gambe sopra le spalle del partner, un uomo nella posizione del missionario con i gomiti affondati nei cuscini rivestiti di madras e il sudore che gli colava dal membro barbuto. Accanto una donna tratteneva il fiato e ansimava, mentre l'uomo dentro di lei godeva
; un'altra rispondeva a quei suoni arcuando la schienae aumentando il ritmo per lasciarsi andare all'orgasmo (...)
In  un angolo della sala illuminata da luci cangianti proiettate sulle pareti, si scorgevano le sagome di alcune persone nude che stavano ballando. In un altro angolo una donna unta di oli stava supina su di un tavolo, mentre cinque persone la accarezzavano e massaggiavano ogni parte del suo corpo. Un uomo muscoloso stava in punta dei piedi davanti al tavolo e si sporgeva verso le sue cosce divaricate per leccarle i genitali.
(ib., p.409)

Insomma, quella che viene descritta da Talese è una situazione di sesso orgiastico, in cui il piacere è accresciuto da stimolazioni sensoriali multiple, quasi sinestesiche, e per usare le parole di Talese, "...un potente afrodisiaco audiovisivo, un 'tableau vivant' degno di Hieronymus Bosch": il naturale punto di arrivo e inizio nello stesso tempo di enormi sviluppi "libertini", a partire dalla liberazione della relazione di coppia dai vincoli rigidi postoi dalla morale borghese. Tutto ha inizio - se si legge la storia dei diversi personaggi che convergono verso la creazione di un luogo come il Sandstone Retreat - dall'introduzione nel rapporto di coppia codificato di un terzo, non più soltanto nell'immaginazione ma nella realtà.
Il finale di Love Dick che, appunto, si innesta in questo filone che attiene ad una triangolazione amorosa per così dire "sincronica" e non più suggellata dalla segretezza in cui viene mantenuto il "terzo", escluso dal rapporto formale di una coppia qualsivoglia, è suggellato da una delle pochissime azioni esplicite di Dick, che invia due lettere una a Silvère e l'altra a Chris: ma quella destinata a Chris è soltanto una miserevole fotocopia della lettera scritta per Silvère. Questo fatto, assieme alla constatazione che la prima lettera d'amore per Dick è stata scritta da Silvère e non da Chris fa dire alla postfatrice che "...nel classico triangolo girardiano, le donne funzionino funzionano come tramite per una relazione omosociale tra uomini..." e dunque sembrerebbe proprio che, alla fine di tutto, in tutta questa storia venga celebrato il trionfo di una relazione amicale tra Dick e Silvère, da cui alla fine Chris viene ad essere totalmente emarginata (p. 290).

 

(Risguardo di copertina) Filmmaker sperimentale di trentanove anni, Chris è sposata con Sylvère, docente universitario di cinquantasei anni. Appassionata d’arte di cattiva qualità, che secondo lei rende molto piú attivo chi la osserva, Chris, diversamente da Sylvère, non si esprime in un linguaggio teorico. È abituata perciò ad attenersi a un perfetto silenzio quando Sylvère si avventura nei suoi discorsi sulla teoria critica postmoderna.

Non facendo piú sesso, i due però non evitano affatto di parlare. Praticano anzi una rigorosa «decostruzione» a modo loro. In altre parole, si raccontano tutto.

Dopo aver trascorso l’intero anno sabbatico di Sylvère in un cottage sperduto tra le montagne a un’ora e mezza da Los Angeles, una sera i due cenano in un sushi bar di Pasadena con Dick, critico culturale inglese e buon conoscente di Sylvère. Durante la cena, mentre i due uomini discettano sulle ultime tendenze del postmoderno, Chris si accorge che Dick cerca di continuo il suo sguardo, e non può fare a meno di sentirsi eccitata da quell’inaspettata attenzione. Eccitazione che si accresce quando, dopo aver raggiunto casa di Dick nel deserto di Antelope Valley, per trascorrervi la notte ed evitare così di avventurarsi sulle strade innevate, Chris si rende conto che l’inglese flirta apertamente con lei. Lo sogna perciò tutta la notte. Ma la mattina dopo, quando si sveglia sul divano letto offerto dal loro generoso ospite, Dick non c’è piú.

Quella scomparsa le sembra il perfetto compimento di un’intensa storia non vissuta, anzi, come confessa a Sylvère, di una «Scopata Concettuale». Una volta tornati nel cottage, Sylvère – per un gioco perverso o forse perché per la prima volta dall’estate scorsa Chris gli appare animata e viva – le suggerisce di scrivere a Dick e di esprimergli i suoi sentimenti.

Pubblicato per la prima volta nel 1997 e tornato prepotentemente a far parlare di sé, I love Dick è un romanzo di culto considerato «uno dei piú importanti libri femministi degli ultimi due decenni» (Observer) oltre che «un formidabile romanzo di idee» (New Statesman).

 

Hanno detto di I Love Dick

«Questo è il libro piú importante sugli uomini e sulle donne che l’ultimo secolo ci ha lasciato» (Guardian)

«I Love Dick è uno dei più importanti libri mai scritti sull’essere donna» (Observer Magazine)

«Uno dei piú esplosivi, rivelatori, laceranti e insoliti memoir mai portati sulla pagina» (Rick Moody)

«Per anni, prima di leggerlo, ho continuato a sentir parlare di I love Dick. Sono in ritardo di due decenni, ma ho capito subito di avere tra le mani un testo incandescente» (Leslie Jamison, New Yorker)

 

Chris Kraus

L'autrice. Chris Kraus, di origini neozelandesi, è nata a New York nel 1955 e ha trascorso la sua giovinezza tra il Connecticut e la Nuova Zelanda.

Si laurea alla Victoria University of Wellington in Nuova Zelanda e, tornata a New York, completa i suoi studi di recitazione con Ruth Maleczech e di teoria economica con Arthur Felderbaum.

Kraus ha realizzato film e video arte e messo in scena spettacoli e rappresentazioni in diversi città. Alla fine degli anni ’70 era membro di The Artist Project, un’impresa di servizio pubblico finanziata dalla città e compresa da pittori, poeti, scrittori, cineasti e ballerini. Il suo lavoro come artista di performance e video ha satireggiato la politica di genere della scena Downtown e ha favorito i tropo letterari, fondendo tecniche teatrali con Dada, critica letteraria, attivismo sociale e performance. Kraus è ebrea e affronta molti aspetti spirituali e sociali dell’ebraismo nelle sue opere. Dice che i suoi genitori hanno frequentato la chiesa cristiana e non le hanno detto che la sua famiglia fosse ebrea fino a quando non si è trasferita a Manhattan, forse per proteggerla dall’antisemitismo.

Esordisce nella narrativa nel 1997 con il romanzo I love Dick che diviene vent'anni dopo una Serie TV con protagonista Kevin Bacon[4]. Ha continuato a girare film fino alla metà degli anni ’90. A partire dal 2006 era sposata con Sylvère Lotringer, un ebreo che é soppravvisuto all’Olocausto da bambino; hanno divorziato nel 2016. Alcune delle sue opere sono basate sul suo matrimonio e sul suo ex marito.

Insegna cinema alla European Graduate School a Saas-Fee[5].

A I Love Dick si èispirata una serie televisiva.
 

Quello che segue è un racconto di fantasia liberamente ispirato a I Love Dick e alle tematiche che vi sono connesse e che sono state toccate nelle mie riflessioni.

Senza perdere la tenerezza


Mi trovavo in un resort vacanziero naturista un'estate di un paio d'anni addietro ed ero andato, come facevo solitamente da una certa ora del pomeriggio, a passareun po' di tempo in la grande piscina naturista con annesso hammam dove praticare lo scambismo che, a differenza di altri luoghi similari, è misto, cioè aperto alle coppie e ai singoli.
Mentre ero a bordo piscina, separata da me solo da una sdraio vuota, c'era una tipa affascinante dalla pelle bianco-lattea e capelli corvini, seno piccolo, ma sodo, intenta a leggere con interesse un libro, che era "I Love Dick": proprio, prendendo spunto da questa sua lettura abbiamo avviato una conversazione, io ne ho riconosciuto la copertina e, in effetti, ricordavo di averlo a casa, senza tuttavia averlo già letto.
Abbiamo parlato del più e del meno e lei con la sua pelle eburnea e un grande cappellaccio di paglia a tesa larga che continua a tenere su, benché fosse all’ombra, era realmente fantastica, anche per la sua variegata cultura. Veniva voglia, lì su die piedi, di toccarla e di stringerla.

Non ho avuto la presenza di spirito di domandarle se fosse qui solo per il naturismo oppure anche per le gioie dello scambismo, se fosse in altri termini – per usare il termine inglese – una swinger. La domanda rimase inespressa.

Poco dopo è arrivato il suo compagno e hanno consumato assieme un gelato; quindi, indolentemente se ne sono andati, per imbucarsi nell’hammam. Guardandoli in piedi, ho notato quanto entrambi fossero alti e longilineii, lei sinuosa e morbida nei movimenti, dotata di una grazia quasi felina. Una coppia davvero bene assortita, ho pensato.

Li ho seguiti, quasi immediatamente, spinto da un’irressistibile puslsione e da un forte rimescolio nei lombi.

E li ho trovati lì, in uno degli anfratti dell'hammam dove era messo a disposizione un grande sommier che può accogliere diversi scopatori contemporaneamente oppure situazioni tipo gang bang (per coloro che non conoscono il gergo, si intenda “ammucchiata”): si sviluppava un happening a tre, con la donna di prima messa carponi che veniva scopata da dietro da uno in piedi, mentre davanti a lei stava il suo partner che godeva delle sue effusioni orali.

A prenderla da dietro, sempre con l'autorizzazione partner, si susseguivano diversi uomini. Avrei voluto scoparla anche io: era ancora presto e non c'era ancora molta ressa.

Avrei potuto (e avrei voluto), ma non ero ancora pronto poiché subito prima una tipa mi aveva afferrato il pene, in ginocchio davanti a me, mi aveva donato un pompino, il primo della giornata, ed ero appena venuto. Un minimo di tempo per ricaricarsi ci vuole, per quanto veloci si possa essere nel recupero...

Per quanto desiderassi quella scopata non riuscivo a farlo venire duro e quindi giocoforza mi sono tenuto in disparte, fuori da quel gioco in cui avrei voluto buttarmi a capofitto.

Sono rimasto a guardare, tuttavia, perchè la situazione mi pareva assolutamente intrigante e, come ho già detto, lei mi piaceva da morire.

Più tardi, nell'arco della giornata ho visto quella coppia diverse volte aggirarsi nei diversi spazi dell'hammam. I due erano entrambi alti e longilinei: a causa di ciò non li si poteva non notare.

Lei mi pareva nella sua nudità un'elegante gazzella, ma insieme dotata di una grazia felina: insomma, al tempo stesso, preda e predatore.

Più tardi, mentre mi ero adagiato su uno dei grandi cuscini a tirare il fiato, dopo una travolgente scopata, ecco arrivare i due che si mettono comodi proprio accanto a me: elettrizzato ho allungato la mano e ho preso ad accarezzare la pelle serica della donna e le sue lunghe cosce di gazzella.

E' bastato un attimo e ci siamo avvinghiati: ho cominciato a baciarla nella bocca, mentre il compagno di lei in ginocchio sul divano ci guardava.

Baci e carezze e lei con grande tenerezza, a tratti oscillante verso la passione, mi accarezzava la schiena o me la strisciava con la punta delle unghie, provocandomi brividi di intenso piacere..

Poi, gliel'ho infilato dentro, dopo aver indossato il preservativo di rito, e ha avuto inizio una lunga e impareggiabile scopata, non violenta ed energica, ma dolce e lenta. E lei intanto tenendo le cosce ben divaricate continuava a cingermi e a carezzarmi con le sue lunghe mani la schiena, mandandomi in visibilio.

E intanto ci baciavano con passione.

E lei gemeva di piacere.

Il compagno, accanto a lei, all'altezza delle nostre teste, intanto si masturbava e se lo faceva venire duro.

Poi, in una pausa del lungo bacio per prendere fiato, lui le ha infilato il cazzo in bocca e se lo è fatto succhiare, mentre io continuavo a scoparla con tutta la dolcezza possibile. Anche il pompino che lei somministrava al suo partner era dolce ed appassionato allo stesso tempo, senza strattoni, fatto in modo da protrarre il piacere il più a lungo possibile, come piace a me. Quindi il guardarla mentre succhiava il cazzo del suo compagno era fonte per me di ulteriore piacere.

Poi, alla fine, con un lungo gemito sono venuto e ho sfilato il cazzo dalla sua vagina.

Ma sono rimasto disteso accanto a lei a carezzarla e a baciarla nella bocca, mentre il compagno prendeva a scoparla, tenendola sempre distesa di schiena.

E anche questa seconda scopata è durata a lungo. Lei  è venuta più volte, con lunghi gemiti, non rumorosi e plateali. Anche il compagno è venuto.

Dopo, appagati, siamo rimasti distesi a lungo con lei al centro, dispensandole carezze e baci, sino a che eccitati di nuovo ed entrambi con il cazzo duro abbiamo ricominciato ma questa volta a posizioni invertite.

E' stata la migliore scopata scambista a tre della mia vita.

Non ci siamo presentati, come si usa fare in questi luoghi della trasgressione, nemmeno tanto per sapere il nome di ciascuno.

Eppure, anche se nel più totale anonimato, si è trattato di una lunga parentesi di sesso, decisamente memorabile, eccitante, ma anche piena di tenerezza.

Quando è finita e ci siamo lasciati, sapendo che questa cosa sarebbe rimasta confinata all'hic et nunc, c'era dentro di me un pizzico di nostalgia.

E raccontandola - così come sto facendo adesso - mi viene voglia di ripetere  quell'esperienza, intensa e forte come un'ubriacatura. Anzi di più. E il cazzo mi viene duro e lubrificato, pronto di nuovo.

Ho più volte pensato e ripensato a questa avventura, ripercorrendola avanti e indietro nei suoi dettagli, e devo dire che la mia riflessione di fondo è che con questo tipo di esperienza - se solo si ha il coraggio di abbandonare le convenzioni -ci si si immerge in un vero giardino delle delizie e dopo non è tanto facile ritornare ad un registro "normale" di relazioni sessuali. E rimane nello sfondo una forte nostalgia anche se non tutti gli incontri con swinger e scambisti vari possono fregiarsi di questa sublime combinazione di carnalità ee tenerezza.

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11 marzo 2019 1 11 /03 /marzo /2019 06:22

Tempo addietro, avendo raccolto una ghianda ai piedi di una quercia possente, provai a farla germogliare. La curai, ottenni il germoglio e quindi quando era piccolo e tenero lo misi in vaso. Anche se hai seguito questa procedura altre volte, quando ti riesce di nuovo, provi sempre un senso di grande meraviglia: è come vivere in prima persona la storia meravigliosa, raccontata da Jean Giono a proposito di Elzéard Bouffier, ovvero dell'uomo che piantava gli alberi.
Molto tempo prima avevo fatto la stessa cosa con una ghianda di leccio e l'operazione era andata a buon fine.
Anche questa volta si sviluppò una piantina e, dopo, un anno circa, quando la stagione fu favorevole, la misi a dimora.

Il virgulto tuttavia non sopportò la stagione calda e si essiccò, con mio grande dispiacere. E me ne dimenticai.

Dopo circa un anno, passato l'inverno, ecco all'improvviso spuntare dalla terra, un germoglio tenero di foglie: era quella piantina che, rimasta quiescente sottoterra, adesso si risvegliava e riprendeva la crescita della sua parte aerea.

Ancora oggi va crescendo lentamente, ma ad ogni stagione che passa acquista maggiore vigore.

L'altra notte ho fatto un sogno che la riguardava.

Foto di maurizio Crispi. La piccola quercia tenace

Ero di fronte a questo virgulto e ne osservavo le gemme turgide pronte a dar vita ad un nuovo sviluppo fogliare e pensavo all'improvviso di averla piantata troppo vicino alla casa e ad alcuni ulivi. "Quando questa quercia - pensavo nel sogno - sarà diventata grande e fronzuta, darà fastidio agli ulivi e metterà a repentaglio la casa stessa".

E, allora, sempre muovendomi nel sogno, la recidevo con un paio di cesoie. Di lì a poco la pianta si riformava, quasi per miracolo.

E io la tagliavo ancora.

E lei ricresceva.

Io tagliavo.

E lei ricresceva.

In un loop infinito. Una specie di braccio di ferro tra me e lei.

Mi diceva: "E' inutile che mi tagli. E' questo il posto che tu hai scelto per me. Ed è questo il posto dove continuerò a crescere. Tu mi hai fatto nascere e tu non potrai mai più levarmi la vita".

E il sogno finiva qui.


Ci sono certe piante arboree che sono davvero eterne, come gli ulivi o i carrubbi. Anche se la parte aerea di queste piante viene devastata da una catastrofe, da un evento atmoferico imprevisto o dalla mano dell'uomo, esse risorgono dalle ceppaie che spesso sono molto pià vaste della parte fuori dalla superficie [e come racconta Stefano Mancuso in uno dei suoi più recenti libri, La pianta del Mondo], le ceppaie spesso continuano a vivere perchè il loro impianto radicale serve alla vita di altre piante arboree vicino]. E la quercia appartiene, appunto, a questa categoria di piante.
 

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Come sono arrivato qui

DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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