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16 gennaio 2015 5 16 /01 /gennaio /2015 20:24

La Relazione di Camilleri. Una storia di intrigo (ma non del tutto originale), basata sulle «relazioni»

 

(Maurizio Crispi) Non c'è che dire. Si legge con piacere questa ultima opera di Andrea Camilleri (La relazione, Mondadori, 2014), per una volta senza sicilianismi e senza il Commissario Montalbano: una storia ad ambientazione tutta romana, di intrigo, definirla un thriller sarebbe eccessivo, basata come dice il titolo su di una "relazione" anzi, considerando le diverse accezioni del termine "relazione" su relazioni diverse: quella cartacea che dovrebbe essere il risultato dell'ispezione bancaria compiuta da Mauro Assante, protagonista della storia, compiuta su un istituto dicredito dai torbidi affari, quella che Mauro stabilisce con la bella donna che casualmente bussa alla sua porta, quelle - infine - con i diversi funzionari della banca per cui lavora.
L'unica cosa certa sembra essere la relazione di Mauro, il cui lavoro tuttavia si arena e non procede come dovrebbe poichè la sua concentrazione è turbata da improvvisi, misteriosi ma anche allarmanti eventi.

Ma niente è come appare: dietro c'è qualcosa di altro che Mauro scoprirà dolorasamente sulla sua pelle, si potrebbe dire quando sarà costretto a fronteggiare ciò che si cela dietro il velo di Maya.

Non si può rivelare molto per non spogliare il piacere della scoperta da parte del lettore.

E' un romanzo che si legge facilmente: 170 pagine che si bevono in meno di un pomeriggio.
Easy reading per alcuni versi: con una scrittura sorniona ed accattivante che presenta gli elementi giusti e nel giusto "ruffianesco" mix: una storia che è più di mestiere che non scaturente da un'ispirazione (e che, ovviamente, potendosi bere come un bicchiere di acqua fresca o come un vino frizzantino a bassa gradazione alcoolica, finisce con il svaporare rapidamente dal serbatoio della memoria senza lasciare alcuna traccia in termini di arricchimento interiore.
Pura evasione, insomma.

La Relazione di Camilleri. Una storia di intrigo (ma non del tutto originale), basata sulle «relazioni»Camilleri prosegue nella sua stupefacente produzione letteraria ad un ritmo forsennato: ed anche i lettori piùaffezionati non possono non interrogarsi a quali risorse egli possa attingere per continuare a fornare un romanzo appresso l'altro, come fossero ciliegie da cogliere sull'albero.

Qualcuno si chiede, infatti, se non vi sia una "squadra" nell'ombra che lavora per Camilleri, facendo le ricerche necessarie, sviluppando i canovacci, mentre a lui rimane da fare il lavoro unificatore, sia nei termini di "seminatore di idee" sia in quelli di revisore ed amalgamatore.
Piuttosto c'è da dire che, ma questo è il mio parere assolutamente personale, che "La relazione" sia in qualche modo correlato a "La Migliore Offerta" di Tornatore.
Pur con delle differenze, infatti il film e il romanzo sembrano raccontare la stessa storia, seguendo uno stesso schema, avendo come fulcro un personaggio che, avendo vissuto in una condizione di stretta adesione ad una routine quotidiana, con poche o nulle relazione interpersonali e aderente ad un codice etico piuttosto rigoroso e severo, viene improvvisamente a trovarsi schiaffato in una diversa situazione di vita che non sa gestire e che, alla fine, si ritorce contro di lui.
Quindi,l'idea-base attorno a cui si struttura il romanzo di camilleri non mi è sembrata nemmeno troppo originale.

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(Dal risguardo di copertina) Mauro Assante è, prima di ogni altra cosa, un uomo serio: ha sempre lavorato con scrupolo estremo, guadagnandosi incarichi di crescente responsabilità nell'istituzione in cui presta servizio, l'authority preposta al controllo della trasparenza delle banche italiane. Si è sposato tardi, con la sola donna che sia riuscita ad aprire una breccia nel suo temperamento ombroso, e ha un figlio piccolo, che trascorre i mesi estivi con la madre, in montagna. Questa estate Mauro si trattiene in città perché gli è stato affidato il compito di stilare una relazione particolarmente delicata su di un istituto bancario che con ogni probabilità verrà commissariato in seguito alla sua ispezione. Ma proprio durante queste solitarie giornate di lavoro, nella sua prevedibile esistenza iniziano ad aprirsi minuscole crepe. Dimentica aperta la porta di casa, riceve una telefonata beffarda, si convince di essere seguito da un uomo in motorino. Soprattutto, riceve la visita di una meravigliosa ragazza che evidentemente ha sbagliato indirizzo. Strano, ci dev'essere stato un errore. Ma dalla vita di Mauro Assante gli errori erano sempre stati banditi; così come sarebbe bandito il batticuore che invece lui prova quando, poche sere dopo, rincontra per caso quella stessa ragazza bionda... L'estate avanza, le temperature aumentano, la stesura della relazione si fa più complessa e con essa l'ansia di consegnare tutto senza sbavature, senza condizionamenti.

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14 gennaio 2015 3 14 /01 /gennaio /2015 06:40

Viale dei Giganti. La storia di un serial killer, raccontata da se stesso. Ma soprattutto un romanzo on the road fuori dai canoni(Maurizio Crispi) Viale dei Giganti (titolo originale francese: Avenue des Géants) di Marc Dugain (ISBN Edizioni, Italia, 2013) è un'opera anomala: si può leggere come un romanzo, eppure al tempo stesso è una biografia ed un documento sociologico.
Nello scrivere quest'opera complessa, Marc Dugain si è in un certo senso "appropriato della vita" di Ed Kemper (o Edmud Kemper), conosciuto anche come il "Mostro di Santa Cruz", ergastolano nella prigione di Vacaville in California, condannato per aver ucciso sette autostoppiste (oltre alla madre e ad una sua amica): un serial killer, più volte citato negli studi di criminologia che si occupano di questa tipologia di reati seriali e che ha ispirato anche dei film trucidi.
Sempre a detta dell'autore, in un breve paragrafo di £"riconoscimenti", l'ispirazione a scrivere di Ed Kemper gli sarebbe venuta, vedendo un documentario su di lui realizzato da Stéphane Bourgoin.
Nel romanzo-biografia Ed Kemper cambia nome e diventa Al Kenner e ciò per rivendicare da parte dell'autore il fatto che, benché il personaggio si ispirato ad un personaggio vero, tuttavia si tratta pur sempre di un'opera di fantasia e che il personaggio principale (che è anche il narratore in prima persona) può essere piegato alle esigenze delle narrazione.
Seguiamo Al Kenner sin dall'inizio, quando dopo un'infanzia difficile e spropositatamente cresciuto di statura (per un fatto genetico perché entrambi i genitori erano di statura non comune), uccide a sangue freddo i due nonni (per curiosa coincidenza, esattamente nello stesso giorno in cui John F. Kennedy fu ucciso) e viene di conseguenza incarcerato in una prigione minorile.
Uscirà di prigione, quando verrà assodato che è tornato in possesso delle sue facoltà mentali (verrà successivamente riabilitato e la menzione del fatto cruento verrà cancellata dalla sua fedina penale) e inizierà i suoi pellegrinaggi attraverso le vie d'America, con una sorta di nuova innocenza (apparente).
E' un personaggio strampalato, pieno di tormenti interiori (così pare), perseguitato da un pessimo rapporto con la madre (mentre il padre è definitivamente sparito), accompagnato da un'intelligenza non comune e capace di incantare i suoi interlocutori con la profondità delle sue argomentazioni e con la sua parlantina, ma nello stesso tempo pronto ad intimorire i più bellicosi antagonisti per via della sua stazza.
E' roso da una profonda inquietudine e dal bisogno degli spazi liberi, proprio nel periodo della grande migrazione dei giovani alternativi degli anni Sessanta nella liberale California, alla ricerca di Comuni e dell'amore libero.
Con la sua parlantina e con la sua conoscenza della mente criminale diviene amico dei poliziotti losangelini (un paradosso).
Ed intanto si muove di continuo lungo le strade della California, preso dall'inquietudine dell'andare e offre passaggio a centinaia di autostoppiste.
Il bello di questa storia, come è stato rimarcato da altri, è proprio questo: l'essere una storia on the road che ci offre una visione da un vertice di osservazione assolutamente particolare dell'America della contestazione giovanile dei tardi anni Sessanta e dei primi anni Settanta (la maggior parte degli omicidi di Ed Kemper furono coompiuti tra il 1972 e il 1973) e che, nello stesso tempo, mai una sola volta viene menzionata un'uccisione. Nessuno ne sa nulla e non ci sono nemmeno indizi significativi di qualcosa che avvenga fuori dalle righe.
Solo alla fine si scoprirà la verità, attraverso la confessione da parte della lucida mente di uno psicopatico senza sensi di colpa. Ma intanto, abbiamo anche avuto modo di compiere un viaggio nella mente di un serial killer del suo disturbato rapporto con una madre altrettanto violenta e crudele: la confessione di tutti gli omicidi arriva, infatti (nel libro, come nella vita reale di Ed Kemper) solo dopo l'uccisione della madre, a quanto pare liberatoria.


(Presentazione dell'edizione francese) Al Kenner serait un adolescent ordinaire s'il ne mesurait pas près de 2,20 mètres et si son QI n'était pas supérieur à celui d'Einstein. Sa vie bascule par hasard le jour de l'assassinat de John Fitzgerald Kennedy. Plus jamais il ne sera le même. Désormais, il entre en lutte contre ses mauvaises pensées. Observateur intransigeant d'une époque qui lui échappe, il mène seul un combat désespéré contre le mal qui l'habite.
Inspiré d'un personnage réel, Avenue des Géants, récit du cheminement intérieur d'un tueur hors du commun, est aussi un hymne à la route, aux grands espaces, aux mouvements hippies, dans cette société américaine des années 1960 en plein bouleversement, où le pacifisme s'illusionne dans les décombres de la guerre du Vietnam.

(dal risguardo di copertina dell'edizione italiana) Dotato del quoziente intellettivo di un genio e di un corpo smisurato che non sa come abitare, Al Kenner è solo un adolescente quando uccide i nonni paterni a colpi di fucile. È il 22 novembre del 1963, il giorno dell'assassinio di John F. Kennedy e, per una grottesca coincidenza, anche quello che cambierà per sempre la vita del protagonista. Internato in un ospedale psichiatrico, Al ingaggia un combattimento disperato contro il male che lo pervade, contro un passato segnato dai soprusi della madre e dall'adorazione incondizionata per un padre remissivo. Cinque anni più tardi i suoi psichiatri lo dichiarano innocuo, restituendolo apparentemente guarito alla società. Ma l'illusione di poter condurre una vita normale cede presto il posto ai cattivi pensieri, e alla tentazione di trasformarli in realtà. Ispirandosi alla vera storia del serial killer Ed Kemper - tuttora detenuto nel carcere di Vacaville, California, per aver massacrato mezza dozzina di giovani autostoppiste Dugain ci racconta con prosa implacabile il percorso interiore di un assassino fuori del comune. Ma "Viale dei Giganti" è anche un' avventura on the road; un lucido affresco della società americana degli anni settanta, scossa dal movimento hippy e provata dalla guerra in Vietnam, vista con l'occhio intransigente di un personaggio mostruoso e al tempo stesso profondamente umano.

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11 gennaio 2015 7 11 /01 /gennaio /2015 07:29
Vicino al Cuore. Una delle prime indagini dell'ispettore Alan Banks(Maurizio Crispi) "Vicino al Cuore" (Close to Home, nel titolo originale, 2003) di Peter Robinson, pubblicato in Italia nel 2005 (Rizzoli), è la storia di una prime indagini dell'Ispettore Alan Banks, le cui avventure investigative con una serie di personaggi femminili di supporto, come la detective Annie Talbot, oppure Michelle Hart, appassionano i lettori britannici, perchè li trasportano nel cuore profondo dello Yorkshire, in parte modernizzato e in via di trasformazione, in parte ancora rurale ed arcaico.
L'ispettore Banks è una figura tormentata e particolare: ama la buona musica classica, ma ha una passione profonda per le radici della musica pop, di cui è stato cultore da ragazzo, viene da esperienze sentimentali tormentati e non riesce mai a trovare un assetto stabile, introduce di continua nella sua attività investigativa una profonda vena umana e di comprensione empatica.
Lo stile di Peter Robinson è quello di scavare a fondo nel cuore dei suoi personaggi e nel percorso delle indagini che, con percorsi tortuosi e difficili, porta alla fine a chiarire la dinamica dei fatti e ad identificare gli eventuali colpevoli per i quali spesso Banks e i suoi collaboratori riescono a trovare comunque un sentimento di comprensione empatica, quando intravedono le ragioni psicologiche che hanno condotto al crimine.
Peter Robinson è maestro nel condurci nel cuore di indagini che hanno delle profonde connotazioni esistenziali e, tuttavia, svolgendo una matassa che da un inizio apparentemente semplice si fa sempre più intricata, riesce a condurre il lettore in un viaggio appassionante nel cuore dello Yorkshire.
Qui, in "Vicino al Cuore", Banks si trova coinvolto in un'indagine fuori dal suo distretto di competenza che lo riconduce nella sua cittadina natale, dove scavando in un campo è stato ritrovato il corpo (o meglio i resti) di un suo amico di adolescenza, Graham Marshall, a suo tempo misteriosamente scomparso. E Banks ritorna a casa ("Vicino al Cuore") perché sente il dovere morale di dare il suo contributo alle indagini.
In parallelo all'indagine sul ragazzo scomparso in un passato lontano (e il ritrovamento del corpo catalizza una riaccensione delle indagini, mai chiuse) si svolge quella che punta al ritrovamento di un ragazzo scomparso e forse rapito, Luke Armitage: e Banks si muove dall'una all'altra in un percorso intricato in cui i due "casi", ambedue riguardanti adolescenti, pur profondamente dissimili hanno dei punti in comune, legati appunto ai turbamenti e alle difficoltà tipiche dell'adolescenza.
E Banks indaga, collegandosi ai suoi ricordi personali e da essi attingendo spunti preziosi: andando appunto "vicino al cuore" oppure "close to home", come recita il titolo originale.
Una delle caratteristiche dei romanzi di Peter Robinson è che, pur nel rispetto della centralità del personaggio Banks, che fa in un certo modo da "legante" per tutti gli altri, viene attuata la strategia di rendere protagnonisti i diversi personaggi coinvolti nelle indagine (o nelle indagini, poiché spesso si intersecano e si sovrappongono diversi "casi", come accade nella realtà del lavoro poliziesco) ed è l'onniscienza dello scrittore che ci consente di inserire le diverse vicendo esposte in parallelo, con fili che - a volte - tendono a convergere: uno stile mantenuto in tutti i suoi romanzi sino al recentissimo Abattoir Blues.
(Dal risguardo di copertina) La casuale scoperta, nella campagna inglese, delle ossa di un ragazzino scomparso da più di trent'anni risveglia l'orrore che sconvolse un'intera comunità e il rimorso di un uomo incapace di dimenticare. Quando l'ispettore capo della polizia dello Yorkshire Alan Banks viene a sapere del ritrovamento, rientra precipitosamente dalla vacanza per collaborare alle indagini. Perché Banks si ritiene responsabile della sorte di Graham Marshall, l'amico d'infanzia sparito nel nulla nell'estate del 1965, e da troppo tempo porta con sé il peso di quella colpa. Ma i fantasmi del passato sono in agguato, e scavare in quella vecchia storia potrebbe scatenare conseguenze terribili.
(Nota biografica sull'autore). Peter Robinson (Castleford, 1950) è uno scrittore britannico di romanzi polizieschi.
Nato a Castleford, nello Yorkshire, nel 1950, ha vissuto in Inghilterra e studiato all'università di Leeds, laureandosi in letteratura inglese, prima di emigrare in Canada nel 1974 ed ivi ottenere un master in inglese e scrittura creativa all'università di Windsor. È stato allievo di Joyce Carol Oates
Attualmente, Robinson vive a Toronto con la moglie Sheila Halladay, ed insegna occasionalmente tecnica del romanzo giallo alla University of Toronto's School of Continuing Studies.
È noto per i suoi gialli ambientati nella città immaginaria di Eastvale nello Yorkshire e nei suoi dintorni, che hanno come protagonista il detective Alan Banks. Ha inoltre pubblicato altri romanzi e racconti – nel 1998, con Two Ladies of Rose Cottage ha vinto il Premio Macavity per il miglior racconto, nel 2000 ha vinto il Premio Barry per il miglior romanzo con In a dry Season, poi nel 2001, con Missing in Acting ha vinto l’Edgar Award per il miglior racconto – così come alcune poesie e due articoli sull'arte e sulla tecnica della scrittura.
Il suo primo romanzo, Gallows View (1987), ha introdotto il personaggio dell’ispettore capo Alan Banks ed è stato inserito nella rosa dei candidati per il Premio John Creasey nel Regno Unito e per il Crime Writers of Canada best first novel award. Nel 1988 A dedicated man è stato inserito nella rosa dei candidati per il Premio CWC’s Arthur Ellis . A necessary end e The hanging valley, entrambi i romanzi con l’ispettore Banks come protagonista, usciti nel 1989 sono stati nominati per un Premio Arthur. Entrambi hanno ricevuto ottime recensioni sulla rivista statunitense Publisher Weekly. Nel 2002, Robinson ha ricevuto il premio Dagger in the library dal CWA. Il tredicesimo libro, il romanzo Playing with the fire, con protagonista Alan Banks, è stato tradotto in quindici lingue.
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27 dicembre 2014 6 27 /12 /dicembre /2014 06:50

Sherlock Holmes e il Mistero del Prince College. Un apocrifo holmesiano scritto da Davide CamarroneQuando ci si ritrova davanti ad un romanzo che ha come protagonista Sherlock Holmes e per oggetto una sua indagine, il lettore appassionato dovrà chiedersi innanzitutto se si trova davanti ad un "apocrifo" o a un "pastiche".
L'apocrifo è un romanzo che risponde pienamente a criteri formali e di stile, ma soprattutto di contenuto.
E nel caso dell'apocrifo holmesiano il contenuto (a partire dalla cronologia e dai dettagli ambientali e dei personaggi "standard" implicati, deve rispondere pienamente al cosidetto "canone" holmesiano che si costiutisce con il corpus di 56 racconti e di 4 romanzi brevi, scritti da sir Arthur Conan Doyle.
Il "pastiche" invece va al di fuori delle regole formali e di contenuto, proponendo rispetto al soggetto originario situazioni del tutto improbabili e raccontate in uno stile non aderente.
Nel caso delle storie di Holmes, tanto per fare un esempio, uno dei "pastiche" più clamorosi (ma interessanti, al tempo stesso) fu "Soluzione al sette per cento" scritto dall'americano Nicholas Meyer che, nel 1974, proponendo un incontro tra Sherlock Holmes e il celebre Sigmund Freud, dal primo consultato per risolvere la propria dipendenza dalla cocaina, inaugurò la tradizione dei pastiche, di cui altro rappresentante di rilievo fu Loren D. Estelman (con vicende che vedono Sherlock Holmes impegnato in indagini che riguardano Jack lo Squartatore oppure Mr Hyde (entrambi i volumi pubblicati in Italia da Gargoyle).
L'apocrifo holmesiano, dicevamo, deve rispettare stile, contenuto e riferimenti cronologico.
A Conan Doyle non interessava scavare i personaggi, più di tanto: per lui essi erano più che altro dei "caratteri" o "comparse", funzionali per dare corpo all'indagine - o nella veste di di "consultanti" o in quella di "indagati" - consentendo di imbastire l'enigma intellettuale che S.H. conla sua abilità potrà risolvere. Analogamente, a Conan Doyle la descrizione deegli ambienti e degli scenari serviva a poco, se non ad a dar una cornice che deve essere sempre tuttavia, se pur scarna, attendibile e perfettamente rispondente all'epoca tardo-vittoriana.
Il pastiche può seguire queste regole oppure no: può esserci qualche ridondanza descrittiva, qualche tentativo di rendere più corposi i personaggi, mentre viceversa - in alcuni casi - potrebbero esserci degli apocrifi - come il recente "La Casa della Seta" di Horowitz che seguono minuziosamente il Canone, ma assumono un set più specificatamente narrativo con approfondimenti sui personaggi e sugli ambienti.
A decidere in maniera inappellabile se si tratti di un apocrifo è la Società dedicata a Sherlock Holmes (The Sherlock Holmes Society) e al rispetto della sua tradizione a cui chiunque abbia scritto un romanzo di ispirazione holmesiano può sottoporre la propria opera per ottenerne, eventualmente, l'imprimatur ufficiale.
Sui criteri che decidono per far collocare uno scritto tra gli apocrifi vedi il seguente testo: "Il Canone: convenzione ed ipotesi di revisione alla luce degli Apochrifa" (dal sito Uno studio in Holmes)


Davide Camarrone
, da sempre appassionato di Sherlock Holmes, con “Il mistero del Prince college” inaugura “221B” (il numero civico dell'abitazione di Sherlock Holmes nella londinese Baker Street), la nuova collana delle Edizioni Leima nata da una sua idea e interamente dedicata al detective più conosciuto al mondo.

Il suo Sherlock Holmes e il Mistero del Prince College (che inaugura la collana) risponde pienamente ai criteri che deifiniscono un apocrifo: e la storia si prsenta come un'enigma intellettuale stimolante per la mente di Sherlock Holmes e si trasforma (con uno scenario di azioni che si intensificano man mano che si procede verso lo scioglimento della trama) come una corsa contro il tempo.

Un telegramma annuncia un imminente omicidio nel prestigioso Prince College, nel corso di una annuale gara di cavalli che rievoca la Battaglia di Montaperti. Riuscirà l’investigatore più famoso della letteratura a sventare il drammatico complotto?

Rifacendosi al canone classico fondato da Sir Arthur Conan Doyle, Camarrone riesce a ridar vita al celebre detective con un apocrifo che tenta di rispettare in piena regola la scrittura, lo stile e il “sacro” metodo scientifico d’investigazione. “Io sono abbastanza ortodosso – afferma Davide Camarrone – Pur rispettando l’originale, ho dato un mio tocco personale inserendo cose nuove. Nel personaggio, nei temi, nella psicologia”.

Un piccola chicca di questa edizione è data dal fatto che, in copertina gli appassionati di questo personaggio intramontabile ritroveranno perfino una delle leggendarie copertine dello Strand Magazine, la rivista che in epoca vittoriana pubblicò le storie di Sherlock Holmes.



(Dal risguardo di copertina) Una corsa contro il tempo per la mente più formidabile dell’Inghilterra vittoriana: Sherlock Holmes torna di nuovo in libreria con una nuova indagine, in compagnia del fedele Watson, secondo il canone dettato dalle appassionanti storie di Arthur Conan Doyle.

Un telegramma annuncia un imminente omicidio nel prestigioso Prince College, nel corso di una gara di cavalli che rievoca la Battaglia di Montaperti. Riuscirà l’investigatore più famoso della letteratura a sventare il drammatico complotto?

Ecco cosa scrive su questo volume Luca Martinelli, scrittore, appassionato di Sherlock Holmes ed anche lui autore di apocrifi holmesiani (dal suo blog: Libri con Sherlock Holmes. Leggere Scrivere Indagare) , in un articolo di anticipazione dal titolo: "Sherlock Holmes, in arrivo un nuovo apocrifo" (Posted on 28 maggio 2014)

Trovo l’annuncio su Twitter e Facebook: a giugno uscirà una nuova avventura di Sherlock Holmes: “Il mistero del Prince College”. L’ha scritta David Camarrone ed inaugurerà la collana 221B delle Edizioni Leima, piccolo editore siciliano che, a giudicare dal suo blog, ha le idee chiare su cosa significhi essere una casa editrice: niente contributi da parte dell’autore, niente self-publishing ma un rapporto di fiducia tra editore e autore per diffondere la cultura… Anche solo per questo, anche senza Sherlock Holmes, avrebbe meritato la mia attenzione.

Secondo la pagina Facebook dell’editore, siamo di fronte a “un nuovo mistero per la mente più formidabile dell’Inghilterra vittoriana!” e la collana 221B, “interamente dedicata al detective più conosciuto al mondo” è frutto di un’idea dello scrittore che la inaugura. Il che lascia pensare che seguiranno altri titoli dedicati a Sherlock Holmes.

Chiudo con una nota sulla copertina. Come gli appassionati avranno notato, si tratta di un reprint di una delle copertine dello “Strand Magazine”, la rivista che in epoca vittoriana pubblicava le storie di Sherlock Holmes. E’ una promessa di rispetto del Canone holmesiano che lascia ben sperare. Del resto, mi ha scritto l’autore via mail, “io sono abbastanza ortodosso. Ho rispettato il canone e il linguaggio. Ma ci sono cose nuove. Nel personaggio, nei temi, nella psicologia…”.

Be’, esattamente ciò che dovrebbe essere un buon apocrifo. Per questo sono molto curioso di leggerlo. Meno male che giugno, ormai, è alle porte.

 

 

Leggi un estratto del volume di Camarrone

 

 

Davide Camarrone, Sherlock Holmes. Il mistero del Prince College, Edizioni Leima, 2014.

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23 dicembre 2014 2 23 /12 /dicembre /2014 06:05

Babbo Natale Giustiziato. Una riflessione antropologica su Babbo Natale, scaturita da un fatto di cronaca. Un piccolo saggio sempreverdeIl piccolo libricino edito da Sellerio non di recente (nel 1995 una prima edizione, riedito successivamente per con altre 1quattro edizioni successive) andrebbe rivisitato ogni tanto, poichè focalizza grazie all'acuta ed incisiva riflessione di taglio antropologico di Claude Lévi-Strauss alcuni aspetti delle celebrazioni del Natale che pongono ormai nel Mondo occidentale (e non solo) al loro centro il "personaggio" Babbo Natale (o Santa Klaus).
Il suo titolo è "Babbo Natale giustiziato" (titolo originael: Le Père Noël supplicié) e trae spunto da un fatto di cronaca, quando in una cittàfrancese, per inizativa di preti cattolici preoccupati della pervadenza di babbo Natale nelle celebrazione del Natale, vista come il segnale di una allarante paganizzazione della festività cristian, Babbo Natale alla presenza di scolaresche venne giustiziato e arso sul rogo (anche se, subito dopo, per bilanciare il clamore suscitato dal gesto voluto dalla Chiesa Cattolica e reputato "inopportuno", lo stesso Babbo Natale venne fatto rivivere con una cerimonia pubblica, voluta  dall'Amministrazione cittadina subito dopo).
Il piccolo volume la cui lettura, grazie al linguaggio semplice ed immediato utilizzato dal celebre studioso di antropologiasi esaurisce rapidamente,ma su singole parti del quale si puòtornare per un'ulteriore riflessione, grazie alla ricchezza degli spunti che fornisce, nelfornire una griglia di osservazione per mezzo della quale ciascuno può portare avanti delle proprie personali osservazioni, è preceduta da una approfondita introduzione dell'antropologo Antonino Buttita dal titolo "Ritorno dei Morti e Rifondazione della vita" che inserisce dei più approfonditi riferimenti di teoria antropologica, laddove il testo di Levi-Strauss è scritto con stile andate e divulgativo (ma è uno stile che solo un Maestro può permettersi).
Quella di Levi-Strauss è un'analisi che rimane attualissima, benché il suo studio si a stato pubblicato originariamente nel 1952 e pone una pietra miliare nello studio del "fenomeno" Babbo Natale, a cui tutto coloro che vogliono dire qualcosa in merito devono necessariamente riferirisi. Come ad esempio nel ricco contributo (che copre ogni aspetto possibile ed immaginabile da quello semplice storico a quello psicologico, passando per il piano di riferimenti antropologici e sociologici) di Alfio e Michele Maggiolini, La vera storia di Babbo Natale, pubblicato nel 2011 da Raffaello Cortina Editore.
Senza dubbio, un piccolo saggio "sempreverde", come del resto si conviene a tutto ciò che riguardi Babbo Natale, la cui tradizione si ricorre a quella pagana (ma anche medievale e di età successive, in forma trasformata) delle "greeneries" (rami di piante sempreverdi, come il vischio, l'abete, l'agrifoglio, da collocare all'interno delle case nel periodo di Natale, inteso come momento di "rifondazione della vita").

 

«Il fatto di cronaca esaminato da Lévi-Strauss in Babbo Natale giustiziato - scrive l'antropologo Buttitta nello studio sul significato del ritorno dei morti che introduce il volume - non è meno significativo per intendere la complessità dei percorsi attraverso i quali certe strutture ideologiche persistono rifunzionalizzandosi. Lo studioso considerando la notizia che davanti alla cattedrale di Digione per iniziativa di solerti fedeli, era stato bruciato un simulacro di Babbo Natale per poi essere risuscitato in Municipio per iniziativa delle autorità comunali, capisce che non si tratta di un semplice fatto di cronaca. L'idea di una figura divina la cui morte è necessaria per rigenerare il tempo cioè la vita, è un complemento dello schema mitico nel quale il ruolo di mediazione risolutiva è assolto dai morti e dal loro inverso speculare costituito dai bambini».

Seminario diretto da Claude Lévi- Strauss con interventi di Jean-Marie Benoist, Christopher Crocker, Antoine Danchin, André Green, Françoise Héritier, Michel Izard, Julia Kristeva, Jean Petitot-Cocorda, Paul-Henri Stahl, Michel Serres, Françoise Zonabend.
Di Claude Lévi-Strauss questa casa editrice ha pubblicato Babbo Natale giustiziato (1995)
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18 dicembre 2014 4 18 /12 /dicembre /2014 11:01

Il Fondamentalismo globalizzato ed assoluto nel futuro distopico di (Maurizio Crispi) Cielo e Ferro. Il futuro è cambiato di Italo Bonera e Paolo Frusca (Ponga Edizioni, 2014)  dal punto di vista formale, è un ibrido: scritto a quattro mani da Italo Bonera e da Paolo Frusca è costituito da una serie di capitoli successivi che potrebbero considerarsi racconti in sé conchiusi, ma che in realtà sono unificati da un unico filo conduttore.
La giustapposizione dei racconti si trasforma così in piccolo romanzo: un romanzo che dal punto di vista dei contenuti presenta al lettore un futuro distopico in cui la coalizione degli Stati è minacciata da un fenomeno impensabile in cui la setta fondamentalista "avrahamitica" diventa il collettore e il punto di unificazione di tutti i fondamentalismi - si potrebbe dire il "Fondamentalismo", distillato e quintessenza di tutti i fondamentalismi, che si  sono globalizzati - ed è la scaturigine di una serie di azioni estreme che finiscono con il devastare la Terra e che forse porranno fine all'esistenza dell'Umanità stessa.
I racconti (che sono anche i capitoli di questa piccola, fulminante, saga) ci mostrano il progredire delle sorti della nuova setta, dal suo formarsi alla sua espansione, sino a quelli che sembrano essere gli atti finali, dopo i quali si chiuderà definitamente il sipario.

Nell'aftermath della lettura di "Cielo e Ferro", mi è venuto da accostarlo al recente bestseller "Io Pellegrino" (Io Pellegrino, romanzo d'esordio di Terry Hayes, tra thriller ed intrigo spionistico internazionale) in cui un fanatico fondamentalista di ultima generazione pianifica un attaco devastante al cuore degli Stati Uniti. Un accostamento dovuto non tante alle similiitudini, ma alle divergenze. Nel romanzo di Hayes, infatti, vi è nella conclusione un lieto fine "all'americana": attacco sventato in extremis grazie al "Pellegrino" - inviato speciale della famosa "Divisione" - e la continuazione scenza scosse del dominio USA nel governo del mondo. Qui, invece, il peggiore degli incubi delle potenze dell'Occidente si sta avverando e diventa tangibile sino ai suoi ultimi, devastanti, effetti e, alla fine, non ci sono né vincitori né vinti, ma é il mondo intero ad essere sconfitto. Per alcuni versi, siamo in pieno clima di "Apocalisse prossima ventura": ed è sempre preferibilevedere gli scenari cupi e le loro evoluzioni più pessimistiche chenon il falso ottimistismo delle storie basate sulla previsione dei consolatori "Arrivano i Nostri" nel finale a rimettere a posto le cose per quanto ingarbugliate esse siano.

I racconti scritti da Italo Bonera e da Paolo Frusca assieme sono "Cielo e Ferro", "L'unificatore", "Non mi chiamo Quinto".
Paolo Bonera è l'autore di "Duro Lavoro", "Una bella domanda", "Cratere Mogadiscio", "I Morsi del Serpente", "Meno di tre".
Paolo Frusca ha scritto da solo "L'Udienza".
Ma l'insieme è perfettamente amalgamato e si legge con fluidità e con piacere.
Se lo si guarda come raccolta di racconti, si individua facilmente un filo rosso ed un'evoluzione narrativa e lo si potrebbe definire come una sequenza di racconti "monografici" o tematici che vogliono illustrare un'unica tesi nelle sue diverse sfaccettature.
Se lo si legge come un romanzo, i singoli capitoli mostrano una particolare fase della storia e gli eventi accaduti nell'intervalli vengono mostrati al lettore attraverso ciò che è noto ai protagonisti di ciascuno di essi.
Come pura curiosità, cito il fatto che viene menzionata la famigerata "Divisione Terza" che compare nel precedente romanzo di Italo Bonera anche se con il nome di "Brigata Terza", come anche il comandante "Markus" che compare pure nel romanzo "  Io non sono come voi" (Gargoyle, 2013).

(Dalla quarta di copertina) Nove racconti per un affresco buio e opprimente, nove pennellate per dipingere la storia di uno spaventoso movimento di massa, collettore di tutti i fondamentalismi del mondo, non importa di quale natura. Non solo fantascienza, né noir o thriller nelle storie che si svolgono sul drammatico sfondo del conflitto tra Coordinamento delle Libere Città e Provincia profonda della nazione di Avraham, entità speculari e antitetiche nelle quali Bene e Male non si distinguono come non si distingue, quasi mai, il confine invisibile tra un eroe e canaglia. Assistete a uno dei più crudeli conflitti che l'Umanità abbia mai affrontato, e scoprite quale terribile prezzo essa ha pagato.

 

(www.lapongaedizioni.it)

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16 dicembre 2014 2 16 /12 /dicembre /2014 07:28

Legion (Gemini Killer). Il sequel de L'Esorcista è un thriller in cui l'elemento paranormale è utilizzato con sobrietà(Maurizio Crispi) Dopo aver letto, L'esorcista, ho voluto leggere "Legion",dallo stesso Blatty presentato com un suo sequel.Legion è stato tradotto e pubblicato in Italiano da Mondadori (Mystbooks, 1992), ma co il titolo "Gemini Killer" ed è è attualmente irreperibile.. Quindi, mi sono risolto a leggere il romanzo in lingua originale (William Peter Blatty, Legion, A Tom Doherty Associates Book, NY, 2011).
Negli stessi luoghi che sono stati teatro delle vicende raccontate nell'esorcista, cominciano a verificarsi una serie di omicidi, caratterizzato da un modus operandi rituale e nello stesso tempo selvaggio che, peraltro, rimanda alle attività di un serial killer che ha agito nella costa orientale degli Stati Uniti senza essere mai catturato, né identificato (che fu il cosiddetto Zodiac Killer che, nel romanzo, diventa il "Gemini Killer").
Alcuni degli omicidi sono collegati all'ospedale di Georgetowon ed in particolare alla sua divisione riservata ai degenti psichiatrici e il filo rosso delle uccisioni sempre di più porta al cuore di questa struttura sanitaria.

E' chiamato ad indagare il tenente di polizia Kindeman, qui ancora più speculatore e metafisico sulla natura del Bene e del Male: rispetto al suo modo di essere nell'indagine compiuta ai tempi dell'esorcista semmbra quasi un'altra persona, ma c'è anche da dire che molti anni sono trascoris e che quindi il nostro investigatore si è probabilmente evoluto segendo la sua tendenza speculativa e il suo amore per le dissertazioni filosofiche.

L'indagine porta Kindeman ad imbattersi in elementi oscuri che in qualche modo lo riconnettono alle vicende raccontate nel romano precedente e lo inducono a richiedere l'esumazione dei resti mortali di padre Karras, per scoprire con allarme che la bara è vuota.

Il romanzo si caratterizza per alcuni elementi pranormali in cui si sfiora il tema della possessione demoniaca che, tutttavia, non viene mai pronunciato esplicitamente.
Per alcuni versi Legion si presenta più come un thriller in cui l'indagine -con gli intermezzi speculativi di Kindeman con i suoi diversi interlocutori procede serrata: in qualche misura, Kindeman è un omaggio a Poe e al suo investigatore Auguste Dupin, che sempre agisce nelle sue tre indagine all'interno di una cornice filosofica e speculativa.
Dal Legion venne tratto un film (L'Esorcista III) nella cui sceneggiatura Blatty disconobbe il suo romanzo, dal momento che il regista per volontà della Produzionee ne tradì la struttura originaria per inserivi uan scena di esrcismo che al tempo dell'uscita del film pagava in termini commerciali.
Il romanzo, che è diviso in alcuni lunghi capitoli, ciascuno corrispondente al giorno di una settimana, si legge piacevolmente.
La vicenda prende l'avvio domenica 13 marzo e si conclude dopo una settimana serrata, di omicidi incalzanti, di indagini e di conversazioni metafisico-filosofiche.

 

Legion (Gemini Killer). Il sequel de L'Esorcista è un thriller in cui l'elemento paranormale è utilizzato con sobrietà(Da Wikipedia) Legion is a 1983 horror novel by William Peter Blatty, a sequel to The Exorcist. It was made into the movie The Exorcist III in 1990. Like The Exorcist, it involves demonic possession. The book was the focus of a court case over its exclusion from the The New York Times Best Seller list.
Blatty based aspects of the Gemini Killer on the real life Zodiac Killer, who, in a January 1974 letter to the San Francisco Chronicle, had praised the original Exorcist film as "the best satirical comedy that I have ever seen".
The title is derived from The Bible, particularly The Gospel of Luke, which describes Jesus traveling in the land of Gadarenes where he encounters a man possessed by demons:
“Jesus asked him, saying, iWhat is your name?' And he said, 'Legion', because many devils had entered him. (Luke 8:30)”
Or the more common quote on the incident, sometimes called the Gerasene Demoniac, from The Gospel of Mark:
“And he asked him, 'What is thy name?' And he answered, saying, 'My name is Legion: for we are many'." (Mark 5:9)


(Dal risguardo di copertina dell'edizione italiana) Una serie di terribili omicidi a sfondo religioso sconvolge la cittadinanza di Georgetown, negli Stati Uniti. L'anziano tenente Kinderman, durante le indagini, scopre che tutti i delitti sono in qualche modo collegati alle imprese di Gemini, un serial killer morto da anni, e all'esorcismo della giovane Regan MacNeil. Il Male non è stato sconfitto, continua ad esistere più potente di prima...

Sono trascorsi circa dieci anni dal drammatico epilogo de "L'esorcista" e la storia continua con "Gemini killer", seguito ideale di un libro che ha lasciato un segno indelebile nella narrativa dell'orrore.
Questo secondo capitolo, pur non possedendo la potenza emotiva del suo predecessore, rimane ugualmente una splendida opera a metà strada tra l'horror e il thriller.

William Peter Blatty è un narratore magistrale che riesce a creare una trama pressochè perfetta: dialoghi, situazioni e descrizioni sono diretti in modo impeccabile, e l'horror? L'orrore non manca, Blatty è un grande scrittore horror e qui lo conferma. Tra le pagine non manca mai un sottile senso di terrore che cattura chi legge con raffinata eleganza.

 


Legion (Gemini Killer). Il sequel de L'Esorcista è un thriller in cui l'elemento paranormale è utilizzato con sobrietà(L'incipit) Domenica 13 marzo. Pensava alla morte e alla infinite sofferenze che l'accompagnavano. Agli Aztechi che strappavano il cuore ancora palpitante dal corpo delle vittime; al cancro; ai bambini di tre anni sepolti vivi. Si chiese se Dio fosse un'entità straniera e spietata. Poi si ricordò della musica di Beethoven, della infinita varietà delle cose, del lato divertente di esse e dell'"Evviva Karamazov!" e della dolcezza. Levò gli occhi al sole che spuntava alle spalle del Campidoglio striando di riflessi aranciati il Potomac e poi li riabbassò sull'orribile violenza che giaceva ai suoi piedi. Tra l'uomo e il suo creatore qualcosa doveva essere andato storto: la prova eccola lì, su quella banchina dinanzi a quella rimessa per le imbarcazioni.
- Tenente, credo che l'abbiano trovato.
- Prego?
- Il martello. L'hanno trovato.
- Il martello. Oh,  certo.
Kinderman tornò con i piedi per terra. Vide quelli della scientifica sulla banchina. Erano al lavoro armati di contagocce, provette e pinzette; filmavano, prendevano appunti, eseguivano schizzi, contornavano il suolo col gesso, il tutto con voci sommesse e muovendosi così silenziosamente da sembrare gli inconsistenti personaggi di un sogno. Lì accanto, i motori schiumanti delle draghe azzurre della polizia che rimescolavano la superficie del fiume si accordavano perfettamente all'orrore di quel mattino.

 

  

 





L'esorcista III: il trailer


 
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13 dicembre 2014 6 13 /12 /dicembre /2014 18:37

Il Bambino Indaco. La storia intensa e drammatica d'un bambino «indaco» che viene affamato dalla mamma anoressica(Maurizio Crispi) Il romanzo di Marco Franzoso, Il Bambino Indaco (Einaudi, collana I Coralli, 2012) silegge come se fosse un piccolo thriller.Ma nello stesso tempo è un accorato documento di denuncia sugli effetti - a volte non controllabili - di convinzioni personali estreme e di attitudini anoressiche. Una cara amica di mia madre veniva spesso in visita. Ma da quando era diventata nonna era turbata e non faceva che parlare delle sue preoccupazioni. La nuora era una vegana dichiarata e sottoponeva il nipote ad una serie di restrizioni alimentari che mettevano seriamente a rischio una sua crescita armonica. Il figlio di questa amica della mia mamma - cioè il padre e assieme marito - non era in condizione di contrastare questa scelta di uana donna che procedeva su di una strada insensata incurante dei danni cheavrebbe potuto causare.
E mi è venuto naturale ricordare questo episodio e il reiterarsi della disperzione di una nonna, man mano che procedevo nella lettura.
Ecco, Franzoso ci racconta appunto in modo dettagliato e assolutamente verosimile (quasi con clinica lucidità - le estreme conseguenze a cui può concurre una scelta vegana che, poi, di scelta ha ben poco, poichè è l'espressione mascherata di una condizione anoressica sottostante.

 

E, quindi, pagina dopo pagina, seguiamo il tormento di un padre che acquisisce consapevolezza d'un grave problema che minaccia la salute del proprio figlio e che, visto che il p  ericolo viene proprio dalla madre, non riesce a trovare delle soluzioni valide per arginare la "violenza" che la donna che ha sposato esercita sul figlio appena nato e poi nei mesi successvi, quelli cruciali ai fini dello sviluppo. Ci sono la sofferenza e l'impotenza di un padre che si trova davanti - a tutti gli effetti - ad una donna diversa da quella che aveva conosciuto, amato e sposato, al punto da chiedersi silenziosamente, «Chi sei?, ... Qual è il tuo segreto? Perché non ti conosco?»

 

Il romanzo parte da una tragica conclusione e poi la vicenda si dipana all'indietro - pur con delle intepunzioni nel presente - cosicchè noi lettori apprendiamo ciò che è accaduto attraverso un percorso di reminiscenza della voce narrante. Molte sono le riflessioni che suscita questa lettura: una di queste è che spesso le convinzioni semi-fideistiche di marca new age si integrano e fanno da stampella giustificativa a strutture di personalità labili e tendenzialmente borderline, dando una cornice "ideologica" a scelte alimentari dubbie.

 

E, in questo incontro tra le giustificazioni ideologiche new age e la struttura psicopatologica di base che la gravidanza ha slatentizzato (come life event di forte impatto), nasce l'orrore di una madre che, con fede incrollabile, affama il proprio bambino, cercando di fare di tutto per portare avanti la sua scelta. Ma anche il fatto che la dimensione delirante dell'ipocondria (semre esistente, per ciò che concerne la percezione del corpo e il costrutto di un corpo immaginario "ideale") può essere esteso anche ad una seconda persona che diventa parte di quella visione distorta: esattamente come accade nella cosiddetta "Sindrome di Munchausen per procura" in cui delle madri fanno di tutto perchè il figlio o la figlia vengano sottoposti ad interventi chirurgici risolutivi per patologie di cui sarebbero affetti sulla base di un loro delirio ipocondriaco che viene trasferito al proprio figlio.

 

Nel caso delineato con lucidità dal romanzo di Franzoso l'anoressia, con tutte le sue pratiche (perfino la somministrazione di purganti) viene passata al figlioletto che, pur protestando con un pianto continuo legato al fatto che letteralmente "muore di fame", non può far niente se non alla fine scivolare in una disperante apatia.
Il lettore è dalla parte del padre e del bimbo, chiaramente.
Ma non è che la mamma faccia la parte del "mostro": anche lei, in fondo, è una vittima (della sua tirannica struttura piscoppatologica) e come mamma viene salvata, almeno nel ricordo.
E' un romanzo che si legge volentieri dall'inizio alla fine e le pagine pur dense scorrono veloci, toccando delle corde emozionali che riguardano la difficoltà dell'essere padre, le maternità non facili e che si trasformano in qualcosa di altro, la fondamentale mancanza di difese dei nosti figli che spesso, in circostanze non sempre facilmente identificabili, sono costretti a subire degli imprinting crudeli.

Si arriva alla fine, consapevoli che, dentro di noi, in termini di emozioni e di materiale di riflessione é rimasto qualcosa. Sarà interessante vedere il film che da questo romanzo è stato ispirato.

 

(Dal risguardo di copertina) «Ho attraversato questa storia sotto tensione fino all'ultima pagina. Poi non ho smesso di tornarci col pensiero. Ho pensato che ci sono due vie per attraversare la vita. E non è possibile sceglierle, perché le decide il destino. La prima, la piú diffusa, è quella delle esperienze universali che bussano alla nostra porta. Arriva la nascita, arriva l'amore, arriva la morte. Da uno vanno vestite di blu, da un altro di rosso. Le esperienze fondamentali sono le stesse per tutti, anche se succedono in mille maniere diverse. A qualcuno invece è dato in sorte tutt'altro. Ci sono persone a cui l'universale si presenta completamente stravolto, irriconoscibile. Forse non è piú l'universale, ma un'altra cosa ancora, incomprensibile, inaudita, che non ha nemmeno nome. Il male si installa dove ci dovrebbe essere la tenerezza, la sicurezza piú fiduciosa. L'orrore sboccia nel piú inaspettato dei luoghi. Il bambino indaco si inoltra in quel luogo impossibile, dove le cose primarie crollano, la vita si sfonda precipitando, e la piú pacifica delle condizioni, l'amore per il proprio figlio, va conquistata con la piú astuta e feroce delle guerre» (Tiziano Scarpa).

 

 

I "bambini indaco" (Indigo Children). Quello dei bambini indaco (in inglese indigo children o semplicemente indigos, "gli indaco") è un concetto pseudoscientifico, nato nell'ambito della subcultura New Age con cui si indica una generazione di bambini che sarebbero dotati di tratti e capacità speciali o soprannaturali. Il fenomeno, descritto da alcuni autori già con riferimento agli anni sessanta, si sarebbe intensificato dagli anni novanta in poi, cosa che, secondo le credenze New Age, preluderebbe all'imminente evoluzione dell'umanità preannunciata da tutte le correnti del pensiero New Age.

L'espressione "indigo children" è stata introdotta negli anni settanta dalla parapsicologa Nancy Ann Tappe, ma ha acquisito popolarità soprattutto a partire dalla pubblicazione di The Indigo Children di Lee Carroll e Jan Tober, nel 1999.

L'opera di Carroll e Tober ha dato l'avvio a un vero e proprio movimento, che nell'ultimo decennio ha prodotto libri, documentari, film e congressi internazionali.

A seconda delle fonti, i bambini indaco vengono descritti come dotati semplicemente di spiccate qualità caratteriali (in particolare di empatia, creatività, forza di volontà) oppure addirittura di poteri paranormali come telepatia, chiaroveggenza o la capacità di comunicare con gli angeli.

Sebbene negli anni siano state raccolte numerose testimonianze di genitori che asseriscono di riconoscere nei loro figli le caratteristiche dei bambini indaco, la teoria non ha alcun fondamento scientifico, per cui appartiene al campo dell'immaginazione popolare di tipo New Age [da Wikipedia].

 

 

 

L'autore. Marco Franzoso è nato nel 1965 in provincia di Venezia, dove attualmente vive. Nel 1998 ha pubblicato il romanzo Westwood dee-jay (Baldini & Castoldi), da cui è stato tratto uno spettacolo teatrale, e con Marsilio i romanzi Edisol- M. Water Solubile (2002) e Tu non sai cos'è l'amore (2006, Premio Castiglioncello), anch'esso diventato uno spettacolo teatrale. Nel 2012 Einaudi ha pubblicato Il bambino indaco (da cui è stato tratto il film Hungry Hearts di Saverio Costanzo con Alba Rohrwacher e Adam Driver); nel 2014, sempre per Einaudi, è uscito Gli invincibili.

 

 

 

 

 

Leggi i primi capitoli

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26 novembre 2014 3 26 /11 /novembre /2014 11:15

The House of Silk. Un apocrifo holmesiano aderente al canone, ma con delle originalità: una lettura appassionante(Maurizio Crispi) E' sempre piacevole leggere gli apocrifi holmesiani, specie quando si presentano ben costruiti, rispettosi del Canone, ma nello stesso tempo "anomali" e con tratti di originalità.
Ed è davvero strarordinario questo particolare apocrifo che ho avuto modo di leggere grazie a Maureen che me ne ha regalato una copia in inglese (edizione paperback) che è "La Casa della Seta" (pubblicato da Mondadori nel 2012 e, in lingua originale, con il titolo "The House of Silk" nel 2009), scritto dallo scenegiatore e scrittore di mistery per l'adolescenza, Anthony Horowitz, che per la prima volta ha deciso di cimentarsi ndi dar vita ad un'inedita avventura di Sherlock Holmes.
Questa volta l'espediente, utilizzato dallo scrittore per giustificare l'immissione di una storia inedita, è che i fatti a suo tempo avrebbero potuto causare imbarazzo a personaggi influenti e che, quindi, Watson, avesse deciso di astenersi dallo scrivere, inizialmente, salvo poi a completare il resoconto di questa avventura insolita e "spinosa", quando è ormai un vecchio, stanco e prossimo alla morte, per consegnarlo a qualcuno con l'ordine che non debba essere reso di pubblico dominio, sino a quando tutti i personaggi identificabili non siano anch'essi morti.
L'avventura è semplice e complessa assieme, muovendosi - secondo la teoria del giallo d'investigazione esposta da Horowitz in un'interessante saggio in calce al volume, per cerchi concentrici. Si parte da delitto iniziale e a quello poi si dovrà tornare per riallacciare tutte le fila che si sono disperse in una serie di inattese indagini parallele.
Come al solito Holmes viene interpellato da un gentiluomo, titolare con un socio di una galleria d'arte, perchè si sente perseguitato da un uomo che indossa un berretto piatto.
Holmes si attiva e si mette sulle tracce dell'individuo sospetto che, proprio quando sta per essere contattato, viene ucciso in circostanze misteriose.

Da questo momento, ci sono indizi che portano Holmes ad indagare su di una misteriosa "Casa della Seta", ma personaggi potenti - che rimangono nell'ombra - cercano di ostacolare i progressi dell'indagine in tutti i modi possibili.
Perché?
Cosa si cela dietro il mistero -apparentemente insondabile - della "Casa della Seta"?
Non si può rispondere a queste domandeperchè si rovinerebbe il piacere della lettura e della suspense, ovviamente.

La lettura ci offre, capitolo dopo capitolo, una trama ricca e variegata, con numerosi colpi di scena.
In questo consiste la novità del lavoro di Horowitz: quello di introdurre nell'indagine di Holmes e Watson, un livello di complessità inusitato che nemmeno nei romanzi di Doyle di maggiore respiro si può trovare; ed anche - come lui stesso ammette e come ill lettore potrà apprezzare, un approfondimento delle caratteristiche dei singoli personaggi che manca solitamente nelle indagini holmesiane del Canone, oltre ad un vigoroso sviluppo dell'azione e della movimentazione in diversi scenari della Londra vittoriana, con qualche puntata verso il Gotico, come l'episodio della cupa prigione di Holloway.
Anche il tema di fondo e il mistero della "Casa della Seta", pur nel rispetto della tradizione del canone e delle "10 regole" che Horowitz segue rigorosamente, si presenta come anomalo ed in qualche misura ultra-dickensiano, nella denuncia estrema dello sfruttamento dei minori, perduti nelle strade della grande metropoli e oggetto di attenzioni caritatevoli (le cui buone intenzioni, seguendo un disegno turpe e perverso possono essere distorte ed indirizzate verso altri fini

Il romanzo-malgrado le sue caratteristiche "anomale" -  è stato vidimato e riconosciuto come "apocrifo" rispettoso del canone holmesiano: infatti nel retro della copertina (nell'edizione inglese) reca l'imprimatur della "Sherlock Holmes Conan Doyle Estate".
(da Wikipedia) This brand new story is being written with the full endorsement of the Conan Doyle Estate Ltd., ostensibly the first such time that they have given their seal of approval for a new Sherlock Holmes novel. Setting aside the numerous film and TV adaptations of the famous Baker Street detective, Anthony Horowitz has returned to the original books to produce a brilliant mystery novel, stripped back to the original style of Conan Doyle." As a teaser to the novel, a video was released on Amazon, featuring Anthony Horowitz reading a chapter of the book. In it, the narrator Watson, reminisces about Holmes, revealing that he has died a short while before. The novel highlights a previous adventure that had been "too shocking to reveal until now".
Impeccabile, infatti la sua struttura narrativa, le cadenze e le tempistiche, mentre i personaggi - queli fondamentali compaiono tutti, dall'Ispettore Lestrade alla banda degli "Irregulars  of  Baker Street",cioè degli "scugnizzi" che con piccoli compensi assicurano a Sherlock Holmes una rete di osservazione mobile ed efficente, ad una fugace comparsa (nello spazio di un capitolo) del perfido Professor Moriarty, nemico giurato di Sherlock Holmes ed anche il fratello di Sherlock Holmes, Mycroft, ha un suo ruolo.
Ci sono, però, più ambientazioni esterne, descrizioni di ricche case appena fuori Londra, di manieri della nobiltà, di pub fumosi e sordidi e perfino di una fumeria d'oppio nell'East End,per non parlare della Casa che funge da ricovero e da luogo di educazione salvifica e caritatevole per i bambini senza dimora.
A conclusione del romanzo segue - come già detto -una postfazione dello stesso autore che spiega le ragioni che lo hanno condotto a scrivere questo apocrifo, abbandonando per un attimo i suoi temi preferiti, la lettteratura pe ragazzi e la sua attività di sceneggiatore, ma dopotutto la lettura delle avventure di Sherlock Homes e del fidato Watson sonon state - ammette - le sue preferite nei suoi sedici ani e giù di lì, quando ricevette in dono un'opera completa delle indagini di Sherlock Holmes.
Ciò è stato possibile grazie al fatto che Horowitz ha saputo combinare assieme la sua passione per le storie di Sherlock Holmes, la sua profonda conoscenza del Canone, con la sua abilità di narratore di storie e di sceneggiatore, ma anche per via della concomitanza di un interesse della casa editrice Orion per un romanzo holmesiano che avesse un'estensione compresa tra le 90.000 e le 100.000 parole (e di fatto l'edizione inglese raggiunge le 94.000 parole), di dimensioni tale da poter essere venduto bene nei bookshop degli aeroporti.
Horowitz, pur con la sua libertà interpretativa che lo ha portato a realizzare un romanzo homesiano "canonico", per quanto insolito afferma di non non sentirsi d'accordo con l'interpretazione moderna del personaggio Holmes, come quella che emerge dal film di Guy Ritchie, uno sherlock Holmes tutto muscoli, capace di lottare e di immettersi in mirabolesche fughe ed inseguimente e lotte da vertigine sulla sommità del Tower Bridge ancora in costruzione.

 

Alla parte generale di questa postfazione fa seguito l'esposizione dele 10 regole "auree" che secondo Horowitz dovrebbero essere seguite da chiunque si accinga a scrivere un apocrifo holmesiano DOC, cioè pienamente rispettoso del "Canone"
 

 

Nota biografica su Anthony Horowitz. One of the UK's most prolific and successful writers, Anthony Horowitz may have committed more (fictional) murders than any other living author. His most recent novel, The House of Silk, was a Sunday Times Top 10 bestseller and sold in more than 35 countries around the world. His bestselling Alex Rider series for children has sold more than 19 million copies worldwide. As a TV screenwriter he created both Midsomer Murders and the BAFTA-winning Foyle's War; other TV work includes Poirot and the widely acclaimed mini-series Collision and Injustice. Anthony has recently joined the board of the Old Vic, and regularly contributes to a wide variety of national newspapers and magazines. In January 2014 he was awarded an OBE for his services to literature. Anthony Horowitz lives in London.

The House of Silk. Un apocrifo holmesiano aderente al canone, ma con delle originalità: una lettura appassionante(Dal risguardo di copertina dell'edizione italiana) Novembre 1890, Londra è stretta nella morsa di un freddo impietoso. Al 221B di Baker Street il fuoco arde nel caminetto e Sherlock Holmes sta bevendo il tè insieme al dottor Watson quando un uomo vestito con grande eleganza si presenta inaspettatamente, in preda a una grande agitazione. È Edmund Carstairs, un giovane mercante d'arte che si rivolge a Holmes in cerca d'aiuto teme infatti per la sua vita, poiché da settimane un losco figuro con un'orribile cicatrice sul volto lo segue. Intrigati dal racconto di Carstairs, Holmes e Watson decidono di indagare e all'improvviso si ritrovano coinvolti in una serie di eventi indecifrabili e inquietanti, che si dispiegano dalle strade buie di Londra al sottobosco criminale di Boston. Il caso si infittisce e tutto riconduce puntualmente alla misteriosa e sinistra "Casa della Seta", un'entità di cui sembri impossibile definire natura e contorni, una cospirazione pericolosa al punto da rischiare di distruggere le fondamenta della società stessa. Grazie all'intreccio diabolico e alla caratterizzazione dei personaggi, Anthony Horowitz riporta alla ribalta la figura di Sherlock Holmes in un nuovo romanzo concepito per i lettori di oggi senza però tradire minimamente lo spirito delle opere originali di Arthur Conan Doyle.



Vai alla recensione del film di Guy Ritchie su facebbok:  Nel film di Guy Ritchie  un "nuovo" Sherlock Holmes in bilico tra innovazione e tradizione

Il sito web di Anthony Horowitz

 

 

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19 novembre 2014 3 19 /11 /novembre /2014 12:05

Sonno. Quando l'estrema mancanza di sonno diventa uno stato liminare, porta d'ingresso ad altri mondi(Maurizio Crispi) Si legge velocemente "Sonno" (Einaudi 2014), il piccolo romanzo (o forse sarebbe meglio definirlo "racconto") di Murakami Haruki, arricchito dalle belle illustrazioni di Kat Menschick).
La struttura di questo breve racconto visionario é semplice: una donna che da diciassette giorni non dorme più del tutto scrive il suo diario che ci fa discendere nei misteri della mancanza estrema di sonno, non sofferta, ma accettata, come possiblità di ingresso in un mondo alternativo, in cui il confine tra il sonno e la veglia si fa evanescente e le cose paradossalmente sembrano rovesciarsi, poiché  le attività compiute durante la veglia notturna (in cui il solipsismo radicale e la sensazione di diversità estraniante, dovuta alla consapevolezza che tutti gli altri dormono profondamente, sono gli elementi dominanti, assieme ad una percezione di totale e sconfinata libertà rispetto ai vincoli posti dagli altri) sembrano essere più vere che non quelle svolte durante il giorno che, invece, sembrano rientrare piuttosto nel campo dell'automatismo e della pseudo-identità.
Il racconto di Murakami pone un interessante quesito, tale da capovolge le comuni concezioni sul sonno: cosa accadrebbe se una persona ordinaria, senza soffrirne e senza sentirsi "malato", non dovesse più riuscire a dormire normalmente e fosse relegata ad una condizione di veglia costante, con i sensi acuiti e pienamente attiva dal punto di vista intellettivo?
O un'estrema mancanza di sonno non sarebbe piuttosto un modo per entrare in un'inquietante terra di nessuno, di buio e di solitudine che finisce con lo sconfinare in una dimensione assimilabile alla morte?
Il finale del racconto è aperto, quasi kafkiano:il lettore può trovarvi la conclusione che preferisce.
Le illustrazioni che fanno da contraltare ala lettura enfatizzano il registro assieme onirico e solipsistico della narrazione.
L'edizione Einaudi si contraddistingue, perchè - strategicamente - l anota di presentazione nel risguardo di copertina è assolutamente stringata e telegrafica.Come a dire: "Nel leggerlo, sbrigatevela voi a trovare dei significati e dei costrutti!".

(Dal risguardo di copertina) Un'illustratrice visionaria e lo scrittore-illusionista per eccellenza si incontrano al confine tra il sonno e la veglia. Uno dei piú bei racconti di Murakami Haruki, in un'edizione accompagnata dagli splendidi disegni di Kat Menschik.

Gli autori. Kat Menschik è nata a Luckenwalde nel 1968. Illustratrice e autrice di fumetti, collabora con numerosi giornali e riviste tra cui «Frankfurter Allgemeine Zeitung», «Stern» e «Brigitte». Ha illustrato Sonno di Murakami Haruki (Einaudi, 2014).

Murakami Haruki è nato a Kyoto nel 1949 ed è cresciuto a Kobe. È autore di molti romanzi, racconti e saggi e ha tradotto in giapponese autori americani come Fitzgerald, Carver, Capote, Salinger. Con La fine del mondo e il paese delle meraviglie Murakami ha vinto in Giappone il Premio Tanizaki. Einaudi ha pubblicato Dance Dance Dance, La ragazza dello Sputnik, Underground, Tutti i figli di Dio danzano (una raccolta di racconti), Norwegian Wood (Tokyo Blues), L'uccello che girava le Viti del Mondo, La fine del mondo e il paese delle meraviglie, Kafka sulla spiaggia, After Dark, L'elefante scomparso e altri racconti, L'arte di correre, Nel segno della pecora, I salici ciechi e la donna addormentata (raccolta di racconti lunghi), 1Q84 (suddiviso in Libri 1 e 2, usciti insieme nel 2011, e Libro 3, uscito nel 2012), A sud del confine, a ovest del sole (2013), Ritratti in jazz (2013, con le illustrazioni di Wada Makoto) e L'incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio (2014). 
Fra il 2013 e il 2014 Einaudi ha pubblicato i tredici titoli della uniform edition nei Super ET, con le copertine di Noma Bar: L'arte di correre, L'elefante scomparso, L'uccello che girava le Viti del Mondo, Norwegian Wood, Dance Dance Dance, La ragazza dello Sputnik, Nel segno della pecora, Kafka sulla spiaggia, I salici ciechi e la donna addormentata, La fine del mondo e il paese delle meraviglie, Tutti i figli di Dio danzano, After Dark e Underground.

«Amo la cultura pop: i Rolling Stones, i Doors, David Lynch, questo genere di cose. Non mi piace ciò che è elitario. Amo i film del terrore, Stephen King, Raymond Chandler, e i polizieschi. Ma non è questo ciò che voglio scrivere. Quello che voglio fare è usarne le strutture, non il contenuto. Mi piace mettere i miei contenuti in queste strutture. Questa è la mia via, il mio stile. Perciò non piaccio né agli scrittori di consumo né ai letterati seri. lo sono a metà strada, e cerco di fare qualcosa di nuovo. [...]
Scrivo storie strane, bizzarre. Non so perché mi piaccia tanto tutto ciò che è strano. In realtà, sono un uomo molto razionale. Non credo alla New Age, né alla reincarnazione, ai sogni, ai tarocchi, all'oroscopo. [...] Ma quando scrivo, scrivo cose bizzarre. Non so perché. Piú sono serio, piú divento balzano e contorto». (Murakami Haruki, «The Salon Magazine», 16-12-1997)

Fin dal suo primo romanzo, Ascolta la canzone del vento, del 1979, Murakami si è imposto sulla scena letteraria giapponese come uno scrittore di primo piano che non sembrava appartenere alla tradizione nipponica. I suoi scenari metropolitani e i riferimenti alla cultura popolare occidentale (da Michel Polnareff ai Beach Boys, dai film di Peckinpah a Jean Seberg), perfino la forma della scrittura, debitrice a Fitzgerald e a Capote, piú che a Kawabata o Tanizaki, proiettavano la letteratura giapponese in spazi nuovi e inattesi. L'influenza della cultura occidentale su uno scrittore giapponese nato nel 1949 non era certo cosí sorprendente di per sé, anzi rispecchiava una formazione comune a un'intera generazione di giovani; ma era la prima volta che queste atmosfere venivano rappresentate nell'ambito della letteratura «alta». Alla sua attività ricca e costante di narratore e saggista, Murakami ha affiancato il lavoro di traduzione letteraria facendo conoscere in Giappone l'opera completa di Raymond Carver, oltre a numerosi racconti e romanzi di Francis Scott Fitzgerald, Truman Capote, Tim O'Brien, John Irving.

 

 

 

 Leggi le prime pagine di "Sonno"

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DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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