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21 gennaio 2017 6 21 /01 /gennaio /2017 08:12

Notturno palermitani (AA. VV., Il Palindromo, 2016)Nel piccolo volume Notturni palermitani (Il Palindromo, collana Kalispera, 2016) Palermo e la sua notte vengono raccontate da cinque scrittori palermitani.
Mi sono piaciuti particolarmente il contributo in stile amarcord di Gianmauro Costa - "Compleanno" - e, per la sua visionarietà, quello di Giacomo Cacciatore, con il titolo "Poe è stato a Ballarò", per non parlare di quello fortemente autobiogafrico di Piergiorgio Di Cara "E' bella la città di notte (sembra normale) ..." e quello di Massimo Provenza il quale esprime fortemente il concetto di "odiare" fortemente la notte. In una posizione leggermente diversa e non allineata con gli altri testi si pone il racconto pure visionario e di atmosfera fortemente onirica di Vanessa Ambrosecchio, forse meno fruibile e di lettura alquanto ostica.

I cinque scrittori invitati a dare il loro contributo a questo piccolo progetto letterario, confrontandosi con il compito richiesto dalla casa editrice, si sono cimentati con le proprie memorie personali, con le proprie idiosincrasie e con le loro preferenze e, così facendo, hanno raccontato la Palermo notturna vista da cinque diversi vertici di osservazione.

Ciascun racconto è impreziosito dalle illustrazioni di un singolo artista.

Ne è venuto fuori un piccolo, interessante, "concept book", arricchito alla fine da brevi schede biobibliografiche sugli scrittori rappresentati e da brevi schede biografiche e di curriculum artistico dei disegnatori.

(dal risguardo di copertina) Palermo di notte. Lontana dagli stereotipi sole-luce-scirocco, offerti come benvenuto al visitatore occasionale, mostra un lato oscuro; nelle sue vene nascoste – le arterie della notte – scorre un’energia intermittente, una pulsione di vita e di morte.

Una città popolata da ectoplasmi e lavoratori onesti, da sbandati, reietti visionari e cuori infranti. Per dirla con Antonio Tabucchi, «la notte è calda, la notte è lunga, la notte è magnifica per ascoltare storie».

Vanessa Ambrosecchio, Giacomo Cacciatore, Gian Mauro Costa, Piergiorgio Di Cara e Massimo Provenza, da notturni o da narratori notturni, raccontano le loro visioni del buio a Palermo, una città in cui la notte è anche condizione dell’anima, talmente nera da avvolgere tutto.

Palermo e la notte sono state raccontate a parole da Vanessa Ambrosecchio, Giacomo Cacciatore, Gian Mauro Costa, Piergiorgio Di Cara e Massimo Provenza.

Palermo e la notte sono state raccontate per immagini da Romina Bassu, Simone Geraci, Giacomo Pilato, Riccardo Stasi e Simone Stuto.

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10 gennaio 2017 2 10 /01 /gennaio /2017 20:05

(Maurizio Crispi) Cobra di Deon Meyer (Edizioni E/O, 2016) è un thriller assolutamente godibile, con lucidi sprazzi sulla realtà sudafricana contemporanea, ma anche l'occasione per fare un viaggio a Capetown (Città del Capo), utilizzando la lente del thriller che getta inquietanti sprazzi di luce su di un intrigo internazionale, tra alta finanza, riciclo di denari sporchi e collusioni governative (con una formula del tipo: nessuno si salva, sono tutti collusi, se non fosse per qualche paladino che si erge contro il sistema).

Protagonista - assieme all'intera squadra degli Hawks (il nucleo di pronto intervento per i delitti gravi di Capetown), a partire dalla scomparsa di un cittadino britannico, Paul Morris, e dall'uccisione delle guardie del corpo che gli erano state assegnate, è Bennie Griessel, già protagonista di altre avventure, qui in una nuova fase esistenziale, ora ex-alcoolista.

Un vero peccato che nell'edizione italiana sia stata omessa a cartina che mostra Capetown, pur presente nell'edizione inglese, e i suoi sobborghi e che consente al lettore che non conosce i luoghi di seguire gli spostamenti dei diversi personaggi sulla mappa (e di farsi così un'idea di Città del Capo).

I thriller sono sempre un'ottima occasione per viaggiare con la mente e la fantasia, rimanendo nei confini della propria dimora.

Deon Meyer scrive in Afrikaans che è la lingua di ceppo germanico originariamente parlata dai coloni di Città del Capo e dai Boeri: poiché l'edizione inglese che è quella che è stata usata per la traduzione in Italiano contiene numerose frasi ed esclamazioni in Afrikaans, l'editore italiano ha ritenuto opportuno inserire in appendice un piccolo dizioniario che aiuti al lettore di orientarsi facilmente di fronte alle diverse (e frequenti) espressioni idiomatiche nella lingua dei Boeri.

(dalla quarta di copertina) "Cobra" si apre in una lussuosa residenza nella regione dei vigneti vicino a Città del Capo. Un cittadino britannico, Paul Morris, è sparito e i cadaveri delle due guardie del corpo sono a terra ih un bagno di sangue. Bennie Griessel, l'ispettore protagonista di molte altre storie scritte da Deon Meyer, inizia ad indaga a partire da un unico labile indizio: i bossoli ritrovati portano incisa la testa di un cobra. Intanto, a Città del Capo, Tyrone Kleinboy, un giovane borseggiatore nero che usa il suo "talento" per pagare gli studi alla sorella, viene arrestato subito dopo aver derubato una turista. Mentre i vigilantes del centro commerciale lo interrogano, un killer entra nella stanza dove lo trattengono e li uccide. Il pickpocket approfitta della confusione per fuggire, perdendo nella fuga lo zainetto con il suo cellulare dentro, zainetto che viene agguantato dallo spietato killer. Sulla scena del delitto multiplo vengono ritrovati dalla polizia altri bossoli con il cobra inciso.

Inizia una tripla corsa mortale: quella del Cobra-killer e dei suoi complici per portare a termine la misteriosa missione, quella del ragazzo nero per sfuggire ai killer che inspiegabilmente lo braccano (ma poi si comprenderà che è perchè com il suo ultimo borseggio egli si è trovato in possesso di qualcosa di molto importante che i killer vogliono a tutti i costi), quella di Bennie Griessel e la sua squadra di Falchi (the Hawks, il nucleo di pronto intervento nei casi delittuosi gravi della polizia sudafricana) per arrivare in tempo al ragazzo e per scoprire cosa c'è dietro la sparizione del cittadino britannico, che si rivela sempre più come un grosso complotto internazionale con in ballo segreti finanziari e politici.

Un thriller con un ritmo che toglie il fiato, sullo sfondo il Sudafrica del post-apartheid e al centro dei bellissimi personaggi. Autore di grandissimi successi internazionali con vendite totali di oltre due milioni di copie, tradotto in trenta lingue, il sudafricano Deon Meyer è uno dei massimi scrittori contemporanei di thriller.

Sull'Autore. Deon Meyer è nato a Paarl, in Sudafrica, nel 1958 e vive a Durbanville con la moglie e i quat­tro figli. Le sue più grandi passioni sono la motocicletta, la musica, la lettura, la cucina e il rugby. Nel gennaio del 2008 ha lasciato il suo lavoro di consulente delle strategie del marchio della BMW Motorrad per dedicarsi completamente alla scrittura.

Di Deon Meyer le Edizioni E/O hanno pubblicato Safari di sangue, Tredici ore, Sette giorni, Cobra e Icaro.

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27 dicembre 2016 2 27 /12 /dicembre /2016 05:34
Angels Flight (Il Ragno): uno dei più magistrali romanzi di Michael Connelly

(Maurizio Crispi) Essendo in viaggio e trovandomi a corto di libri, nella casa in cui ero ospite ho adocchiato una copia in lingua originale di un romanzo di Michael Connelly in edizione economica, dal titolo "Angels Flight".
Non orientandomi sul titolo, ho subito cominciato a leggerlo, incantato dal ritmo serrato dei dialoghi sin dalle prime battute, per scoprire poche pagine dopo di conoscerlo già in traduzione italiana (ovviamente, perché di Connelly non me ne sono mai perso uno). Ho appreso dopo, da una ricerca in internet che Angels Flight era stato lanciato in Italia con il titolo alquanto difforme di "Il Ragno" (pubblicatocome tutti gli altri da Piemme).
Malgrado l'improvvisa agnizione, ho tuttavia continuato ad andare avanti nella lettura, calamitato dalla vicenda che si dipana ad un ritmo serrato nell'arco di tempo di poco più di 72 ore.
Angels Flight é un grande romanzo, decisamente uno dei migliori scaturiti dalla fertile penna di Connelly che vede Harry Bosch impegnato in una delicata indagine  sull'omicidio di Howard Elias, avvocato nero che ha costruito la sua fama perseguendo poliziotti corrotti e abusanti nei confronti di cittadini inermi.
L'omicidio crea nella metropoli una marea di malcontento e di proteste che sembrano essere sul punto di sfociare in sommovimenti e rivolte come quelle che, nel 1992, fecero seguito al pestaggio del tassista afro-americano Rodney King da parte di poliziotti del LAPD.
Dietro all'indagine frenetica, in lotta contro il tempo, si muovono i giochi di potere, per cui la verità ufficiale non deve mai essere la verità dei fatti accaduti, per ragioni di opportunità politica e di governo della città.
Come sempre Bosch, che - se uno dovesse figurarselo o disegnarlo - lo rappresenterebbe con una mescolanza di tratti (sia interiori, sia nellafisicità) di Philip Marlowe, il detective creato da Raymond Chandler (ammirato da Connelly) e del Clint Eastwood nei panni dell'Ispettore Harry Callaghan (per quanto quest'ultimo operi nei ranghi della Polizia di San Francisco), lotta alla ricerca della Verità e della giustizia, cercando strenuamente di evitare compromessi in nome del quieto vivere, mentre nello stesso tempo è alle prese con una crisi esistenziale.In questalotta cerca sempre di tenere alto i valori della Giustizia e del Dirittto, anche se in alcuni casi,pur di raggiungere il suo scopo e di attenersi a quello che sente un dovere morale è pronto a prendere vie brevi e scorciatoie, ma sempre ergendosi a paladino nei confronti delle storture del sistema di cui egli stesso fa parte.
Dalla data della sua nascita letteraria, lo abbiamo seguito seguiamo da quasi trent'anni, mentre invecchiamo e lui invecchia con noi, affrontando assieme alle indagini tutti i casi della vita con cui ciascuno di noi deve cimentarsi, facendo lecose giuste e, a volte, sbagliando.
Anche nella velocissima eppure intricata indagineconcernenti le indagini sulla morte di Howard Elias, Bosch andrà avanti testardo, ma coerente con se stesso, regalandoal lettore una seire di indimenticabili colpi di scena, sino ad una conclusione che nella sua crudezza corale è di una potenza tragica quasi shakespeariana.

Michael Connelly (Filadelfia, 21 luglio 1956) è uno scrittore statunitense di thriller: i suoi libri sono stati tradotti in 35 lingue diverse. È stato presidente del Mystery Writers of America dal 2003 al 2004.(Dal risguardo di copertina) Nella cabina della funicolare di Los Angeles un uomo in un elegante abito grigio scuro giace faccia a terra, freddato da un colpo di pistola. E Howard Elias, importante avvocato di colore specializzato in diritti civili. I suoi clienti non si distinguono di certo per onestà e rettitudine, trattandosi perlopiù di farabutti o autentici criminali, ma Elias ha sposato una causa ben precisa: intentare azioni legali contro il Dipartimento di Polizia, facendo leva sul nervo scoperto del razzismo diffuso in città e sui metodi non sempre ortodossi usati dalle forze dell'ordine. Le sue invettive gli hanno procurato grande fama e, inevitabilmente, l'odio feroce di quasi tutti gli agenti. Sullo sfondo di una Los Angeles sconvolta dalla difficile convivenza tra bianchi e neri, le indagini di un caso dì cui nessuno vorrebbe occuparsi sono affidate al detective Harry Bosch, uomo duro e tormentato, solitario per dovere e per necessità. Alle prese con un'umanità cinica ed egoista, è lui che deve scandagliare la vita privata di Elias, addentrarsi nei recessi più sordidi di Internet, alla ricerca di una giustizia "che vede soltanto il colore del sangue".

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14 settembre 2014 7 14 /09 /settembre /2014 08:02

Falsa Memoria di Koontz. Un romanzo che pone quesiti sulla falsa memoria e sulla possibilità di controllare il comportamento altrui attraverso la creazioni di falsi ricordi(Maurizio Crispi) Falsa Memoria di Dean Koontz (Sperling&Kupfer, 2003) é sicuramente un bel romanzo che merita un buon punteggio trele opere koontziane per il suo contenuto, ma che presenta qualche pecca formale.
Il tema del romanzo è la "falsa memoria" o anche la possibilità di "falsificare ", la memoria di un individuo, introducendo nella sua mente falsi ricordi che, con un meccanismo ad orologeria, possono attivare in determinate circostanze dei comportamenti specifici (sintomatici o anche criminosi).
Cos'è l'autofobia? Cos'è la sindrome della falsa memoria? E' possibile attuare delle condizioni di controllo della mente altrui ed ottenere che un individuo venga "attivato" per compiere azioni del tutto aliene a lui e senza alcun freno inibitorio di tipo morale? Questi sono alcuni degli interrogativi a cui l'autore risponde nel corso della sua narrazione, con un'esemplificazione romanzesca e attraverso la costruzione della figura centrale della vicenda, nella persona del dottor Arihman psicoterapeuta "carismatico", ma nel fondo del suo animo profondamente psicopatico e tendenzialmente un serial killer per interposta persona, con la mania del controllo della mente degli altri, con lo scopo di indurli a fare ciò che egli vuole come un demiurgo onnipotente.
La narrazione che procede serrata e con ritmo incalzante in un crescendo, sino ad una conclusione che - come al solito - nei romanzi di Koontz un po' delude, perchè è nel registro secondo cui "tutto è bene quel che fnisce bene", "I buoni si salvano", "La verità finisce con il trionfare".
Koontz, a differenza di Stephen King non "sfuma" mai, di rado lascia delle zone intermedie di grigi perturbanti e delle questioni aperte sulla transitorietà della vittoria del Bene sul Male e sull'Oscurità.
Le conclusioni a lieto fine di Koontz lasciano in qualche modo interdetti anche se, per ovvi motivi, hanno un ptere fortemente consolatorio.
Koontz è uno scrittore cattivo capace di proporre delle situazioni "cattivissime" le cui conseguenze, tuttavia, non spinge mai sino alle più estreme conseguenze: inoltre, dopo aver lungamente costruito i suoi personaggi "malvagi", finisce con il liquidarli bruscamente, come se lui stesso ne avesse paura; quasi che egli stesso da "fattore" delle sue creature finisse con l'esserne così terrorizzato da doverle cancellare prima che possano assumere una vita propria.
Falsa Memoria - come si diceva - solleva alcune interessanti questioni sul "lavaggio del cervello" e sulle tecniche di condizionamento e di controllo della mente (e, di conseguenza, dei comportamenti) con un omaggio non indifferente ad un romanzo precedente (e al film che, in tempi più recenti ne fu tratto) che, ponendosi  come capostipite del genere,  é "Il Candidato della Manciuria" di Richard Condon, basato su di una tendenza espressa al tempo della Guerra Fredda che fu quella di mettere allo studio delle tecniche di condizionamento profondo della personalità di alcuni individui, per ottenere da loro a distanza di tempo - ed eventualmente anche a distanza - dei comportamenti post-ipnotici portati avanti in uno stato di coscienza secondo e finalizzati ad ottenere determinati risultati strategici.
Parrebbe incredibile: ma tutto ciò è stato successivamente confermato da una bizzarra (e coraggiosa) inchiesta giornalistica esitata nel libro di Jon Ronson, L'uomo che fissa le capre (Einaudi, 2009), a sua volta trasposto in film, poiché dopo l'11 settembre quelle tecniche - con dei loro risvolti esoterici ed approfondimenti verso inattese incursioni nel campo del paranormale - ricevettero nuovo impulso.
La lettura di Falsa Memoria di Koontz riconduce con forza proprio a Il Candidato della Manciuria (Editrice Nord 2002) che, a questo punto, dovrebbe essere letto (e ne vale la pena!).
Peccato che in Italia il volume di Condon non sia più facilmente trovabile (ad eccezione, forse, che in qualche catalogo remainder o direttamente presso la Casa Editrice).


(Dal risguardo di copertina) Martie Rhodes è una giovane donna felicemente sposata e molto affermata come designer di video giochi. Ma un problema l'assilla da tempo: la terribile agorafobia dell'amica Susan, che finalmente ha convinto a sottoporsi a terapia psichiatrica. Tale è il terrore di Susan per gli spazi aperti, che Martie deve accompagnarla a ogni seduta, incontrando direttamente lo psichiatra che l'ha in cura. Dopo qualche tempo Martie inizia ad avere improvvisi e inspiegabili attacchi di euforia, per poi cadere in un angosciante stato di autofobia, la repulsione per se stessa... Intanto, il marito Dusty non sa più di chi fidarsi: il fratello, la moglie e una tra le sue più care amiche cominciano a dare inspiegabili segni di squilibrio mentale. Lui stesso, da qualche tempo, soffre di strani vuoti di memoria che gli cancellano preziose schegge di vita.
Quando però il sangue comincia a scorrere si trova costretto ad affrontare le chimere della psiche e una mente malata, anzi, un'entità del male che va fermata al più presto. Ma prima bisogna individuarla.

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11 febbraio 2014 2 11 /02 /febbraio /2014 07:30

La Casa degli Scambi: un Giallo erotico-criminale, intriso di elementi borgesiani(Maurizio Crispi) La casa degli scambi (titolo originale: El senhor do lado ezquerdo) dello scrittore Alberto Mussa, brasiliano di adozione ma di origini libabesi (pubblicato da Edizioni e/o, 2013), possiede caratteristiche inedite che ne rendono difficile la collocazione nella personale biblioteca che un lettore voglia portare nella propria mente, come si trova costretto a fare il Sinologo emerito, protagonista di Auto da fé di Canetti. 

Il titolo, di primo acchitto, lascerebbe pensare che si tratti di una vicenda erotico-libertina, ma sin dall'incipit appare chiaro che la trama si dipanerà, seguendo il filone dell'indagine poliziesca, svolta applicando alcune metodologie moderne: la "clinica" del dottor Mirsolav Zmuda, dove si è consumato un delitto (un alto dignitario ucciso e una donna, apparentemente la sua assassina, scomparsa nel nulla) ne rappresenta certamente l'epicentro.

Tuttavia - man mano che si procede nella lettura - il racconto si fa poliedrico e rutilante, poiché cominciano ad intersecarsi elementi di sessuologia applicata che discendono dalle ricerche del medico polacco Zmuda (in realtà, personaggio fittizio, ma ciò nondimeno costruito con rigore storiografico) - per alcuni versi emulo di Freud, per altri originale pensatore - che ha dato vita alla rinomata e singolare "casa degli scambi" (a metà tra Centro di Sessuologia clinica, bordello e luogo di incontro per coppie licenziose) per poter condurre liberamente le sue osservazioni in merito ai variegati comportamenti sessuali umani e poter così corroborare le sue più originali teorie sui modi e le direzioni in cui si esercitano la ricerca e il conseguimento del piacere erotico; ma è anche trattato di storia di fondazione d'una città (Rio de Janeiro) e minuziosa discussione su alcuni dei suoi toponimi e relativi miti, più o meno fantasiosi; infine, contiene incursioni ardite nel complesso mondo di credenze e pratiche magiche tipiche della cultura meticcia brasiliana, dovuta all'impianto d'un bagaglio di superstizioni di origine africana sull'animismo preesistente nei nativi brasiliani con contaminazioni provenienti dalla successiva cristianizzazione e in ciò si fa trattato antropologico-etnografico e fonte di infinite storie rispondenti a questo specifico registro.

Le incursioni di Mussa provocano nel lettore un senso di vertigine e non tutto si riesce a seguire e a comprendere. Per poterlo fare, occorrerebbe essere in possesso d'una cultura antropologica ed etnografica veramente sterminata oppure sarebbe necessario, man mano che si procede, poter consultare dei testi appropriati: per quanto possa essere un po' d'aiuto il dizionarietto dei termini più inusuali che ricorrono nel testo (di gergo brasileiro, ma profondamente intrisi di riferimenti e richiami antropologici), inserito in calce al volume. 

Pur disorientati (poichè si ha la sensazione di addentrarsi in una sterminata ed infinita Biblioteca di Babele, poichè ogni pagine apre nuovi scenari e fa intravedere inedite prospettive), si va avanti nella lettura, spinti da un senso di borgesiana meraviglia.

Ciò che maggiormente attrae è la pulsione epistemofilica verso la ricerca e la scoperta di orizzonti nuovi.

Sì, alla fine, si giunge ad una soluzione del Poliziesco. 

Il colpevole viene alla fine identificato (anche se non è consegnato alla Giustizia), e la chiave di risoluzione non è certamente quella razionale e logica che qualche lettore si sarebbe potuto aspettare.
Nella stessa soluzione del poliziesco risiede un elemento fantastico e di meraviglia. Anzi, la conclusione propone un'inconcialibile divaricazione tra l'assetto mentale logico e razionale dell'investigatore positivista e scientista e la necessità di dover accettare cose che appartengono ad altri domini della mete.

Non a caso Mussa, autore di difficile catalogazione, è stato paragonato a Jorge Luis Borges, proprio per la singolare architettura che riesce ad imprimere alle sue costruzioni narrative. 

 

 

La Casa degli Scambi: un Giallo erotico-criminale, intriso di elementi borgesianiNota biografica sull'autore. Nato a Rio nel 1961, ma di origini libanesi, Alberto Mussac ha studiato matematica e musica prima di dedicarsi alla letteratura. Filologo e linguista specializzato in lingue africane del Brasile, insegna all’università della sua città natale.
Sin dal suo esordio letterario, nel 1997, ha proseguito lungo il filone della ricerca storica e antropologica. Le sue opere sono state tradotte e pubblicate in numerosi paesi. La casa degli scambi è il suo romanzo più recente e ha vinto il Premio Machado de Assis 2011, prestigioso riconoscimento letterario promosso dall’Academia brasileira de letras, istituita su modello dell’Académie française.

 

(Sinossi, dal risguardo di copertina) Rio de Janeiro, 1913. In una storica dimora della città - la "casa degli scambi" - accade un fatto di cronaca sanguinoso e apparentemente inspiegabile: il segretario alla presidenza della Repubblica viene trovato strangolato, legato a un letto e bendato.

La storica palazzina era stata acquistata da un medico polacco, Miroslav Zmuda, che vi aveva stabilito una sorta di casa di appuntamenti clandestina in cui le prostitute venivano chiamate "infermiere", mentre la clientela era costituita dalle personalità più in vista della città.

Ciò che ne faceva un luogo veramente unico, però, era il fatto di essere frequentata non solo da uomini, ma anche da donne e, a date fisse, da coppie. Insomma, un vero e proprio tempio della trasgressione, in cui tutto era possibile, all'insaputa di tutti, ma sempre sotto lo sguardo vigile del dottor Zmuda, sessuologo ante litteram, che conduceva dettagliate indagini scientifiche sui frequentatori della casa. I sospetti si concentrano su un'"infermiera" di nome Fortunata e scattano immediatamente le ricerche. Pochi giorni dopo viene fermato un vecchio sorpreso ad aggirarsi nel cuore della notte dentro un cimitero: si chiama Rufino, è ultracentenario ed è uno stregone dagli straordinari poteri, rinomato in tutta Rio.

Addosso gli trovano un paio di orecchini d'oro a forma di cavalluccio marino, identici a quelli che indossava Fortunata la sera della scomparsa... Parte un'indagine che ci ci conduce attraverso i misteri di Rio...

 

 


 

Disponibile in traduzione italiana, tra le opere di Alberto Mussa, vi è L'Enigma di Qaf (Fabula, 2006), nel quale si intravede ancor di più l'impronta borgesiana cui si accennava.

(Sinossi de "L'Enigma di Qaf) Storie incastonate in altre storie e tutte ruotano intorno a quella del poeta al-Ghatash che, in un'Arabia preislamica, inseguendo attraverso il deserto il volto di una donna sconosciuta deve risolvere un enigma, l'enigma di Qaf. Compongono il libro, che potrebbe essere definito un giallo letterario, ventotto capitoli, intitolati con i nomi delle 28 lettere dell'alfabeto arabo, più 28 capitoli intermedi, senza numerazione. Due livelli differenti di lettura. Volendo aiutare il lettore a collocare Alberto Mussa in un contesto letterario sudamericano, si potrebbe fare riferimento a Borges, cui l'apparentano oltre all'andamento labirintico della narrazione il gusto di trame costruite su complessi riferimenti libreschi ed eruditi.

Ma lo stile narrativo di Mussa, di una assoluta originalità, ha la forza dell'invenzione romanzesca e la sapienza della filologia. L'enigma di Qaf, racconto di raffinatissima fattura, ha i numeri per diventare anche in Italia un caso letterario. Prefazione di Luciano Marrocu.

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DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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