Volevo essere Moana è il titolo di un libro di memorie di Michelle Ferrari che dopo un transito "per passione" dal mondo del porno, è passata ad occuparsi d'altro e gestisce adesso un rinomato agriturismo in Liguria.
Il titolo la dice lunga su quanto Moana Pozzi con la sua breve e fulgida di esistenza da pornostar colta ed intelliggente (per finire quasi santificata dopo la morte prematura) abbia suggestionato ed influenzato le giovani menti e sospinto altre a desiderare con forza di intraprendere la stessa carriera o quantomeno a vivere la sessualità disinvoltamente.
Ho letto il libro di Michelle Ferrari, con attenzione ed curiosità. Tra i molti miei interessi di lettura, ci sono anche per vecchia tradizione (originata sin dall'asolescenza) cultore delle opere letterarie (ma anche di saggistica) in cui sia di mezzo l’Eros, in tutte le sue diverse gradazioni: dall’erotico “spirituale” alla dimensione più squisitamente porno.
Il racconto diaristico della Ferrari mi è sembrato interessante come documento di iniziazione alle diverse pratiche dell’Eros che sono sempre più diffuse al giorno d’oggi, in cui il sesso nudo e crudo (e frequentemente "trasgressivo") diventa piacere ed intrattenimento più che modalità relazionale tra individui vincolati da un legame sentimentale.
In questo senso il memoir di Michelle Ferrari è un documento del nostro tempo, perché mostra anche i modi in cui una “pornostar” (e Moana Pozzi è un’icona del porno-hard e dell’Eros rappresentato e vissuto) possa costituire per le “piccole donne” che crescono di oggi un potente modello, pieno di appeal e da imitare.
E’ documento anche attuale perché mostra come alcune giovani donne (dotate dalla natura ed avvenenti) decidano di seguire dei percorsi in cui sfruttano come risorsa e strumento del successo le proprie doti fisiche per “emergere”, seguendo nello stesso tempo una via che dia loro piacere e in cui il sesso possa essere praticato senza problemi, come divertimento, “botta di vita” (per usare l’espressione cara a Tinto Brass) e non esclusivamente vincolato alla relazione monogamica (che c’è sempre come leit motiv, anche se non esclude l’apertura ad altro, cioè a trasgressioni erotiche, eventualmente condivise con il proprio partner oppure a iincursioni in pratiche sessuali allo stato puro che non implicano il “tradimento” dei sentimenti).
Alcune decidono di diventare star del porno (e oggi non si tratta quasi più di scelte “subite”, ma piuttosto seguite quasi gioiosamente), mentre altre decidono di intraprendere la via delle tanto chiacchierate “escort”.
Ma, in fondo, si tratta sempre della stesso desinare (pur declinato in modi diversi), in cui il concetto stesso di “prostituzione” come lo intendevano i nostri padri, si stempera, diluendosi in una categoria molto più ampia, più operativa - forse - ma sicuramente molto più ego-sintonica con le tendenze e i gusti personali e con la specifica ricerca del piacere che ciascuno porta avanti.
Le porno-attrici trovano una via gratificante al successo, mentre fanno ciò che piace loro (spesso, come ha mostrato lo psichiatra e psicoanalista americano Robert Stoller nel suo illuminante saggio-intervista, Il Porno, vi è una forte componente esibizionistica che trova il suo correlato interiore in un altrettanto intenso piacere voyeuristico nei confronti di tutto ciò che concerne la sessualità, in ruoli non più drasticamente divisi, come era al tempo di Freud, ma dinamicamente mobili ed interscambiabili).
Del libro di Michelle Ferrari (che ora - come si diceva - ha smesso di fare la pornoattrice ed è amministratrice oculata d'un avviato agriturismo in Liguria) quella più interessante è la parte diaristica, mentre le pagine dedicate al "Dizionario dell’Eros" hanno meno mordente e sicuramente vanno lette con il contagocce (magari, limitandosi a dare di tanto in tanto, un’occhiata ad un singolo lemma) e rappresentano una sintesi della “filosofia” dell’eros, praticata da Michelle Ferrari, in quanto emula della grande Moana (che pure scrisse un suo "dizionario dell'Eros).
Alcuni potrebbero pensare, leggendo il libro di Michelle Ferrari, che l’autrice nell’esporre così disinvoltamente le sue memorie erotiche mostri di essere né meno che una sgualdrinella e che, offesi nel proprio perbenismo, lo dichiarino pubblicamente, ma questo sarebbe sicuramente un giudizio avventato.
Penso che ogni individuo debba ricevere rispetto in tutte le scelte che compie (purchè - ovviamente - non siano scelte che lo indirizzino su di una via di criminalità) e che, di conseguenza, non ci sia alcuna necessità di essere offensivi nei confronti di chi si avvia su di una strada insolita e non del tutto condivisibile. Risulta sempre più evidente oggi, ancora più che nel modello del porno degli esordi della cinematografia che la maggior parte dei figuranti uomini e donne traggono piacere da ciò che fanno - come del resto già sottolineava Stoller nel saggio citato, traendo forza dalle testimonianze rese dagli stessi protagonisti del porno.
E’ chiaro che anche una donna che ha fatto le scelte di Michelle Ferrari non può e non potrà mai essere disponibile per tutti e che, del pari, non è nemmeno una prostituta che si vende al primo venuto.
Rimane sempre una donna che sceglie e che decide con quale uomo accompagnarsi, con chi avere una relazione e con chi fare sesso.
Insomma, e' una che si propone come una donna libera e non certamente come una sgualdrina che si sottopone indiscriminatamente alle voglie del primo venuto. Mentre, da ogni rigo del suo memoir risulta in modo lampante che il suo essere porno-attrice è stato preceduto da una lunga iniziazione al sesso trasgressivo, intrapresa per il proprio ed intimo piacere
Forse, è proprio questo a poter dare fastidio ai “benpensanti”.
Sintesi del volume. Volevo essere Moana della porno attrice Michelle Ferrari è un libro autobiografico e, soprattutto, strano. Non solo perché introduce in un mondo per lo meno curioso, quello della pornografia, ma anche perché lo fa apparire perfino normale, mostrando in parte le motivazione che animano i suoi personaggi e facendo vedere ciò sta dietro le quinte e ciò che ne rappresenta l’antefatto “formativo”.
In definitiva, il porno è un lavoro; ci sono i colleghi, il regista, la routine. Ma è anche un lavoro in cui si esprimono in maniera perfetta tendenze e vocazione: la passione sfrenata di sesso trasgressivo, il desiderio di esibire la propria sessualità senza pudori Michelle Ferrari è una bella ragazza, ma soprattutto è una ragazza normale che ha voglia di fare sesso e di esibirsi mentre lo fa, avvalorando in ciò le tesi sviluppate da Robert Stoller.
Su di un altro aspetto illumina il libro di Michelle Ferrari, cioè su come certe scelte e certi orientamenti possano essere "transgenerazionali", condivisi e sostenuti in ambito familiare o come possano divenire oggetto di emulazione concorrenziale quasi. Si sarà sorpesi di scoprire che anche la madre di Michelle ferrari ha dato alle stampe un suo libro: per cui si può dire in qualche misura che vi è stato "porno di madre in figlia". Come emerge anche dalla lettura delle “memorie” di Michelle, vi è stata in maniera diffusa un’iniziazione alla sessualità in una dimensione familiare in cui il sesso era vissuto senza inibizioni e soprattutto senza repressioni nella fase adolescenziale, grazie anche alla disinvoltura della madre e al tipo di frequentazione che quest'ultima aveva..
Alba Latella, la madre di Michelle Ferrari, non si è sentita per nulla offesa o scandalizzata dal fatto che la figlia abbia messo in piazza il suo percorso di iniziazione alla sessualità, la sua predilezione per il sesso libero (e a volte anche promiscuo) e infine la sua carriera di pornoattrice, anzi al contrario: ha pienamente accettato la cosa. Tant’è che anche lei – quasi in concorrenza con la figlia - ha scritto un libro, a sfondo erotico e autobiografico, dal titolo “Ho trovato il punto G nel cuore”.
La madre di Michelle, interrogata dal rotocalco "Grazia" a proposito del mestiere della figlia ha dichiarato: “Non trovo giusto che un genitore interferisca nelle scelte di un figlio maggiorenne. La vita va vissuta liberamente. Ci sono troppi paletti, regole, convenzioni sociali. Noi, francamente, ce ne freghiamo. Michelle non fa niente di illegale, non vende il suo corpo. La pornostar non è una prostituta”.
Una visione da condividere sulla base delle argomentazioni riportate sopra.
Sintesi del romanzo di Alba Latella. Questa è la storia di una donna: una moglie, una madre, ma soprattutto una donna sensuale, determinata nella sua giocosa, spregiudicata, libera ricerca del piacere. È la storia di Arianna che, abbandonata dal marito con due figlie a carico, scopre che la vita non finisce nemmeno con il più devastante dei dolori, neanche in mezzo alle più angosciose difficoltà. Si rimbocca le maniche e prende in mano la propria esistenza, decisa a non farsi sopraffare dalla delusione d'amore o dalle traversie quotidiane. Scopre che al di là dei "doveri coniugali" c'è un modo più soddisfacente di fare l'amore... e nella ricerca del piacere trova nuovi stimoli per dare un senso alla vita.
Alba Latella e Michelle Ferrari hanno un profilo comune su Facebook.
E' questa è la loro presentazione.
Alba e Michelle, due generazioni diverse, due donne disinibite, trasgressive che si confrontano sui temi della sessualità femminile, dei diritti civili e dell'anticlericalismo. E' gradita una comunicazione libera e libertina.
Alba Latella, scrittrice e imprenditrice e Michelle Ferrari, attrice hard e scrittrice. Insieme hanno un agriturismo a La Spezia... All'isola che non c'è..