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16 febbraio 2013 6 16 /02 /febbraio /2013 23:59

Una volta dormii ad Hyde Park. Ecco la storiaUna volta dormii ad Hyde Park. Ed ecco la storia, una storia di altri tempi e di tempi sicuramente molto felici.
Venivo da una località campagnola dell'Inghilterra rurale, dov'era ubicato un Campo di lavoro per studenti e non solo (anche giovani lavoratori con pochi soldi per le vacanze): e si trattava di un ex campo di prigionia risalente alla 2^ guerra mondiale. Ma c'era di tutto: campo di calcio, pub, disco, e persino la piscina dove si poteva stare a razzolare nelle giornate più torride. Comodità un po' rustiche, ma sufficienti per divertirsi.

Vi si respirava una bella atmosfera: tantissimi Inglesi e poi stranieri di diverse provenienze, tra i quali il nostro gruppo di Palermitani, piuttosto corposo e schiamazzante.
Chi voleva andava a lavorare nelle fattorie vicine a raccogliere ortaggi oppure nelle fabbriche agro-alimentari dei paraggi a fare dei lavori connessi con l'inscatolamento e con la preparazione dei prodotti della terra da distribuire ai commercianti.

Io non andai a lavorare una sola volta, anche se mi sarebbe anche piaciuto sperimentare questa dimensione. Eropiuttosto indaffarato...
Grazie al fatto che con l'Inglese me la cavavo abbastanza bene, sin dalla prima sera mi "fidanzai" con una ragazza inglese che era lì in vacanza assieme ad altri amici: e, quindi, avevo per la testa ben altri pensieri e ogni notte si facevano le ore piccole.

Ero arrivato lì munito di automobile (la mia mitica Cinquecento FIAT) per un tour che si sarebbe rivelato lungo quasi due mesi (siamo nell'estate del 1971).

Quindi la mia macchinetta, per quanto piccola, fungeva da accogliente alcova e qui io la mia  Inglesina (con cui rimanemmo fidanzati per diversi anni) passavamo quasi tutta la notte. Ma di dormire manco a parlarne. La mattina presto rientravo negli alloggi-dormitorio (grandi camerate), dove trovavo i miei amici in procinto di andare al lavoro nei campi. Io invece mi mettevo a letto per ritemprarmi co, impegnati come eravamo in conversazioni e in dolce ginnastica. n un po' di sonno, ma non per molto perchè mi prendeva la smania di fare altre cose, come correre, leggere, fare ginnastica o andare in piscina per incontrarmi con miei amici inglesi (e con la mia nuova fidanzata).

Finita questa felice parentesi venne il tempo di ripartire.
La prossima meta era la Spagna dove, in una piccola cittadina a Nord di Madrid (Palencia) ero atteso per uno "scambio culturale" tra studenti di medicina: allora non esistevano le moderne forme di scambi tra studenti di diverse nazionalità, tipo l'Erasmus, e si facevano soltanto degli stage piuttosto brevi, in genere durante le vacanze estive.

Il viaggio di trasferimento lo avrei fatto con la mia auto,  attraverso la Francia, ma in compagnia di un mio ex-compagno di scuola ed ora collega di corso a Medicina (Claudio).

Partimmo dal campo di lavoro e ci fermammo a Londra. Trascorremmo un po' di tempo in giro turistico per la città, con l'idea di proseguire il giorno dopo.
Dove dormire? Decidemmo di fare una "spertata" (ma, d'altra parte, anche i soldi erano pochini e quindi eravamo anche mossi nelle nostre decisioni non solo da giovanile sconsideratezza , ma anche dal progetto di risparmiare il più possibile) e cioè di dormire all'aperto.
Dove? Grande interrogativo!
Una volta dormii ad Hyde Park. Ecco la storiaMa, ovvio, ad Hyde Park naturalmente, proprio nel cuore di Londra! Decidemmo ciò in un autentico lampo di genio, per nulla intimoriti dalle truculente storie londinesi su Jack lo Squartatore.
All'imbrunire, sgranocchiammo qualcuna delle nostro provviste e ci mettemmo a riposare pe un po' in auto (che saggiamente eravamo riusciti a parcheggiare proprio lungo il perimetro di Hyde Park) in attesa che facesse buio, per poter perpetrare il nostro misfatto con il favore delle tenebre.
Al momento opportuno, sgusciammo fuori dall'auto e, scalvacata la recinzione di ferro battutto, ci addentrammo nel parco silenzioso e deserto, calpestando quasi con riverenza il soffice manto prativo di erba perfettamente tagliata a raso.

Camminando con una certa circospezione e totalmente immersi nell'oscurità, arrivammo sino ad una area che, a nostro avviso, era sufficientemente appartata e dove erano ammucchiate ordinatamente delle sedie a sdraio di tela,anche loro in riposo notturno: ne prendemmo due e le poggiammo a terra, a mo' di brandina, per evitare il contatto diretto con il terreno intriso di umidità. Sopra la sdraio il sacco a pelo e dentro il sacco a pelo noi.

Chiacchierammo un po', immersi in quel silenzio profondo e del tutto lontani dalle luci della città, tanto che quasi potevamo vedere le stelle occhieggiare sulle nostre teste, e poi, alla fine, ci addormmentammo.
Io dormii saporitamente.

Fui risvegliato bruscamente alle prime luci dell'alba, mentere il sole appena cominciava a sorgere, da una voce aspra, molto british e alquanto severa.

Una volta dormii ad Hyde Park. Ecco la storiaAprii gli occhi ancora inciprigniti e, mettendo a fuoco faticosamente (ma non del tutto perchè ero senza occhiali), vidi proprio all'altezza della mia faccia due pesanti scarpe nere, rinforzate in punta e perfettamente lucidate.
Alzai gli occhi e, torreggiante sopra di me, alto quanto un gigante chi c'era?
Ma ovviamente un burbero "London Bobby", il quale, incurante del fatto che io e il mi amico capissimo o meno ci redarguiva sul fato che lì non si poteva dormire e che ce ne dovevamo andare subito, ma proprio subito.

Cosa che facemmo rapidamente, senza stare a contestare, raccogliendo armi e bagagli in un batter d'occhio, ma rimpiangendo quel placido sonno così violentemente interrotto.

Arrivammo trafelati alla macchina e lì ci mettemo a dormire ancora per un po'.
Poi, ci dirigemmo verso il British Museum per una visita piuttosto rapida perchè la strada che ci aspettava era tanta, e prima di iniziare la nostra visita (ma anche perchè in attesa che del museo aprissero i cancelli) ci concedemmo un nutriente e super calorico English Breakfast in un locale nei pressi, scelto con ponderazione, dopo aver verificato che era frequentato esclusivamente da Londinesi e non da turisti.

Dopo qualche ora, appagati della nostra visita a volo d'uccello del celebre museo, risalimmo in auto e ci dirigemmo alla volta di Dover per traghettare verso la Francia e proseguire così il nostro viaggio.

Ma questa è un'altra storia...

   
 

 

 


Due parole per dire da dove viene questo reminiscenza. L'altro giorno passavo davanti alla Villa Falcone e Morvillo (sul viale della Libertà, di fronte al Giardino Inglese) e mi sono ricordato che, qualche tempo fa, di mattina molto presto, quando ancora il cancello della villa era chiuso avevo visto una tenda montata da globetrotter di passaggio.
Ero rimasto abbastanza meravigliato di ciò e mi ero chiesto sino a quando avrebero potuto dormire indisturbati, prima che arrivassero gli addetti alla manuntezione a dire loro di sloggiare.
Ricordandomi di questo "immagine", per associazione mi è venuto davanti agli occhi il film di quell'avventuroso pernottamento ad Hyde Park che, a sua volta, mi ha riportato a rivivere in un flash buona parte di quel viaggio dell'estate 1971.
I ricordi sono proprio come delle scatole cinesi!

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Come sono arrivato qui

DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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