Ieri ho trovato una tigre bengalese a casa
Non so come sia arrivata o chi l'abbia portata.
So solo che, un bel giorno, me la sono ritrovata tra i piedi, appena alzato dal letto per prepararmi la colazione.
Mi è venuta incontro dal soggiorno con passi felpati e ha cominciato a girarmi attorno, strusciandosi contro le mie gambe ed emmettendo una profonda vibrazione, l'equivalente del far le fusa del gatto.
E' un giovane esemplare, ma è già lunga e possente. E con il garrese mi arriva al ginocchio.
Le ho dato da bere del latte con i biscotti.
Non c'era altro da mangiare in casa.
Lei, lappando con la sua lingua straordinariamente rosata, si è sbafata tutto in un attimo.
E poi l'ho portata a fare una passeggiata.
La tenevo per la collottola, usando un grosso collare borchiato che, per fortuna, avevo trovato a casa, proprio adatto alla bisogna.
Mentre camminavamo, sentivo nella gamba il calore del suo corpo e la morbidezza del pelo fulvo sotto la mano.
E fremiti di energia che le guizzavano sotto pelle.
Non sono un esperto di felini, ma - ad occhio e croce - mi sembra che sia una femmina.
Fortunatamente, non c'è nessuno per strada.
La via dove camminiamo é deserta e selvaggia per l'incuria.
Grandi cespugli di disi rinsecchiti si assiepano da un lato e dall'altro della strrada.
Il sole batte con tutta la forza dell'ora meridiana.
Potremmo essere in una savana.
La tigre - a cui lì per lì non ho ancora dato un nome e che ho deciso di chiamare semplicemente "Tigre", cammina guardinga al mio fianco.
Lontano si intravede la segnalatica di una fermata dell'autobus, con una pensilina di metallo, sedile nero di plastica tutto scrostato e struttura metallica dipinta in un arancione sbiadito, a terra un tappeto di lattine di coca cola schiacciate.
C'è un giovane tarchiato in attesa, in piedi, con addosso una tuta scompagnata ed un borsone sportivo, piuttosto consumato, appeso di sbieco alla spalla.
Forse sta andando ad una partita di calcio.
Appena mi vede spuntare dall'erba, mi guarda strano, ma senza muovere un muscolo.
Non mi sembra impaurito.
Io, però, sì, mi spavento! Il cuore mi balza in gola.
E Tigre, sentendo la mia paura, emette un sordo brontolio.
Come posso avere avuto l'ardire di andamene in giro con una Tigre del Bengala, come se fosse un docile cane da compagnia?
Rapidamente, allora, faccio dietrofront e ritorno sui miei passi.
Esco, quindi, e lascio Tigre sola a casa, senza avere l'accortezza di chiuderla prima in una stanza.
Mi chiedo, come farò a rientrare al mio ritorno?
Mi riconoscerà Tigre oppure mi balzerà addosso considerandomi la sua preda succosa, il uo primitivo e atavico istinto di caccia risvegliato dal mio odore?
Poi mi dico: "Bah!! Non ti preoccupare. Risolverai tutto man mano che si presentano i problemi. Tira a campare".
Penso che - per stare più tranquillo - la prossima volta, la potrei mettere nell'armadio, ma la soluzione poi non mi piace troppo: mi sembra troppo conformista e poi dovrei smetterla di chiamarla Tigre e la dovrei ribattere Kenzo.
No, no! Decisamente, più ci penso e meno la soluzione dell'armadio non mi piace.
Vedremo cosa si può fare.
Intanto, farò una bella scorta di latte fresco e di cibo per gatti in quantità industriali.