(Maurizio Crispi) A volte, camminando, ci si imbatte in un messaggio lanciato nella bottiglia o a qualcosa che, senza essere contenuto in una bottiglia o in un barattolo di vetro, possiede la stessa valenza.
Un testo scritto su di un qualche supporto e lasciato lì, perchè qualcuno - magari il vero destinatario - la possa trovare, leggendo le parole che vi sono state vergate.
E si tratta spesso di messaggi che contengono disperazione e nostalgia o esprimenti, a volte, il desiderio che le cose tornino ad essere come prima e che un armonia spezzata possa ricostituirsi.
E' stato il caso del metaforico "messaggio in una bottiglia" in cui mi sono imbattuto, camminando lungo il Thames Path da Shadwell Basin in direzione di Cary Wharf: un mazzo di fiori tristemente appassiti, abbandonato su di una panchina di legno stinta dall'umido, da cui si possono ammirare le acque limacciose del Tamigi che scorrono verso il mare, nell'alternanza incessante di bassa ed alta marea.
In quel mazzo di fiori e nel cartello rigido, vergato di minuti caratteri scritti a mano, c'è tutta una storia, oppure molte storie.
Perchè se si ha la curiosità di leggerlo si aprono molti possibili scenari e diverse alternative.
Certo è che tanti al passaggio, avranno notato quei fiori che intristivano e avrà letto quel messaggio, come anche tanti altri saranno passati lì accanto indifferenti.
Ma quel che certo è che, forse, su quella panchina si è consumato un ultimo incontro che non ha posto fine ad una frattura insanabile e che lì delle lacrime sono versate.
Ma il destinatario del messaggio, non ha raccolto il mazzo di fiori e lo ha lasciato lì.
E quella storia che stava alle spalle del messaggio si è consumata nel dolore del non ritorno, nell'assenza e nell'indifferenza: nessuno si è presentato ad una porta per salvare i naufraghi.
E tutto ciò, con alta valenza simbolica, davanti ad fiume che scorre di continuo verso il mare e le cui acque non sono mai le stesse: Pánta rhêi hōs potamós (in greco πάντα ῥεῖ ὡς ποταμός).