(Maurizio Crispi) Letteralmente, ci si deve fare in qualche modo matita per potere apprezzare tutto ciò che si potrà vdere entrando nel Museo delle Matite (The Pencil Museum, Home of the World's First Pencil), a Keswik nel Lake District (Cumbria).
Nella foto che fa da "cappello" a questo mio breve resoconto, siamo appunto all'ingresso del Pencil Museum che si trova a Keswick, all'interno della vecchia fabbrica di matite (che oggi si è trasferita in una sede più moderna): una fabbrica dalla quale partivano carichi di matite di tutti i generi, diretti in tutti i luoghi del Regno Unito e del mondo.
La fabbrica nacque proprio qui, a poca distanza dal luogo in cui alcuni pastori fecero la casuale scoperta della grafite, alla fine del XVI secolo.
Attratti da un albero che era stato abbattuto da un fulmine, videro tra le radici contorte che emergevano dal terreno un blocco di materiale nerastro.
In un primo tempo pensarono che si trattasse di carbone, ma dovettero presto recedere da tale convinzione poiché non prendeva fuoco.
Ma, essendosi accorti che le loro mani si macchiavano, pensarono bene di utilizzarla in piccole schegge per marchiare di nero il vello delle proprie pecore.
E questo fu il primo utilizzo riconosciuto della grafite come rudimentale "matita".
In verità, all'inizio, la grafite non venne utilizzata per fare delle matite, ma ebbe degli usi "militari": infatti, si vide che il suo utilizzo era fondamentale per rivestire l'interno delle forme in cui si colava il metallo fuso per la fabbricazione delle palle di cannone.
Se ne estraeva poca ed era considerata molto preziosa: si calcola che un chilo di grafite equivalesse ai tempi della Regina Elisabetta al valore di £1500 odierne.
Veniva portata a Londra direttamente dai luogi d'estrazione alla Torre di Londra, sotto scorta armata.
Ma ciò nonostante erano frequenti i furti messi a punto da bande armate di ladri che infestavano le strade del tempo, con consistenti danni per la Corona: si calcola che, in quegli anni, vi fosse stata una perdita - a causa di quest incursioni - di oltre £150.000.
A causa di ciò, venne promulgata una specifica legge dal Parlamento inglese che comminava ai ladri di grafite l'immediata deportazione in Australia.
Con le trasformazioni delle tecnologie di guerra, in GB la grafite non fu più necessaria e il suo uso venne divulgato e liberalizzato, sottratto al monopolio dello stato.
Si cominciarono quindi a fabbricare le matite, da quelle semplici a quelle colorate con lo sviluppo di una tecnica di miscelatura della grafite con i pigmenti colorati, con sistemi di costruzione sempre più raffinati.
La matita oggi la diamo per scontata: ma, in realtà, è un oggetto complesso la cui realizzazione richiede una tecnologia complessa.
Il Museo contiene molte storie interessante ed avvincenti, come quella della matita "di guerra".
Una matita "finta" che al suo interno cavo conteneva una sottilissima mappa geografica dettagliata ed un mini-bussola.
Ingentivi quantitativi di queste matite camuffate vennero inviate ai POW (Prisoners of War) britannici in Germania per fornire loro un minimo armamentario di strumenti da poter utilizzare in caso di fuga.
Solo nel 1999, avvicinandosi il giro del millennio, la fabbrica di matite di Keswick potè desecrare i dettagli costruttivi di questa matita da guerra e realizzarne un numero di copie limitato per i collezionisti, assolutamente identiche a quelle realizzate in tempo di guerra.
E poi si possono ammirare (ma con una lente d'ingrandimento) le sculture in grafite realizzate dall'anima delle matite da un artista giapponese specializzato in miniature; oppure la preziosa matita "del Giubileo", realizzata nel 2012 e offerta in omaggio alla Regina Elisabetta (solo due copie ne vennero fatte e l'altra è in esposizione nel Museo) oppure la "matita più grande del mondo" che si meritò l'iscrizione nel Guinness dei Primati.
Insomma, un oggetto piccolo e semplice come è la matita (a cui non siamo soliti accordare molta importanza) racconta qui in questo piccolo - ma meraviglioso - museo tantissime storie.
Ed è anche incredibile come a partire da un singolo oggetto che appartiene alla nostra quotidianità si possa raccontare la "Storia", utilizzando uno specifico - originale ed insolito - vertice d'osservazione.
In più il Museo, come tanti altri visitabili in UK è interattivo: offre ai suoi visitatori la possibilità di "fare", mettendo a disposizione nella caffetteria, matite colorate, pastelli e cartoncini su cui disegnare e colorare. Chi vuole può lasciare in esposizione le sue opere in una parete fittamente decorata con tutte le minuscole opere dei visitatori; ma oltre a questo, il Museo organizza anche dei corsi sulle tecniche basilari del disegno e della colorazione (Tuition Workshop) ed incontri con disegnatori professionisti, attività che si sviluppano in tutto l'arco dell'anno e che, purtroppo, non possono essere frequentate dai visitoatori occasionali, ma soltanto dalla gente del luogo e di altre cittadine vicine, per cui il Pencil Museum è anche un centro di attrazione e un'occasione per passare il tempo in un'atmofesfera decisamente "friendly".
Il tutto corredato, ovviamente, da una intensa ed articolata di merchandising tematica.