Ancora oggi a Palermo esistono dei posti dove si può mangiare la fetta d'anguria "agghiacciata" oppure (ad un costo inferiore) a temperatura ambiente.
Un tempo questi venditori d'anguria "da strada" erano molto più diffusi: inconfondibili da lontano con i loro mucchi di angurie: quelle tonde con la buccia liscia color verde bottiglia; quelle oblunghe con le striature verdi bicolori e infine quelle verdi oblunghe, color verde chiaro.
Erano venditori d'angurie da "asporto" che - con un piccolo sovrappezzo - ti aprivano una finestrella nell'anguria in modo che l'acquirente ne potesse saggiare direttamente il grado di dolcezza.
Ma il più delle volte, erano capaci di individuare l'anguria giusta con un piccole battito delle nocche della mano.
Non si capiva bene cosa sentissero, eseguendo questa fine manovra semeiotica: tuttavia, la imbroccavano quasi sempre.
Qualcuno diceva anche che con questa manovra si poteva comprendere se l'anguria era "cristallina": ma non sapevano poi spiegarti cosa significava per loro quella parola, se non che qualora l'anguria "cristallina" fosse caduta per terra si sarebbe spaccata di netto in tanti piccoli pezzi.
I prezzi venivano segnati con cartelli scritti a mano: cartelli di cartocino bianco, infissi su di una canna appuntita, piantata per terra o su di un anguria.
Spesso le cifre in rosso erano dipinte in modo da trarre in inganno l'acquirente che, magari, da lontano leggeva £90 al kilo: per poi avere la sorpresa, avvicinandosi, di constatare che lo zero aveva una minuscolissima gambetta che lo faceva diventare un bel nove secco. Sicché il prezzo che era sembrato così vantaggioso non lo era poi così tanto.
Quei venditori di un tempo, monotematici e stagionali, con i loro banchetti di legno dipinti a mano a colori vivaci, sono quasi del tutto scomparso: rimangono solo quelli che fanno una vita itineranti, da ambulanti, con il lro camioncino.
Oppure, altri - più furbescamente e mettendosi al passo con i tempi - si sono riciclati, su generi più vari che sono buoni per tutte le stagioni e propongono ai loro avventori piatti di frutta mista stagionale (con un conseguente rialzo dei prezzi).
Ma, un tempo, era una vera goduria fermarsi da uno di queti rivenditori e comprare la fetta d'anguria (magari quella "agghiacciata") che si mangiava in piedi e a morsi: ed era impossibile non farla sgocciolare, sbrodolandosi le mani e le braccia. D'altra parte, nel caso di fette d'anguria particolarmente imponenti, biognava lettermente affondare il volto nella polpa dell'anguria e quindi anche tutta la faccia si bagnavo del succo zuccherino.
Da ciò è nato il detto (che mia madre soleva ripetermi, quando mi vedeva alle prese con una fetta d'anguria): "Con 100 lire, mangi, bevi e ti lavi la faccia",
Altri tempi, quando 100 lire valevano ancora qualcosa.
Il gusto dell'anguria fredda (che, per inciso, dalle nostre parti si chiama "melone") ha un sapore e una tradizione tutta orientale.
Nei paesi balcanici che sono stati sotto la dominazione turca non era infrequente vedere gruppetti di quattro o cinque che, avendo comprato un'anguria al vicino mercato, andavano a sedersi all'ombra di un grosso albero e se la spartivano, nel metre chiacchierando: un vero e proprio rito sociale.