(Elena Cifali) Alcuni mesi fa, in occasione della maratona di Siracusa, il mio caro amico Giuseppe Puglisi con infinito orgoglio mi regalò il libro scritto dalla figlia Natasha. Lo ricevetti come un regalo prezioso.
Lo ripresi in mano non appena ebbi finito di leggere i libri arretrati che custodivo in libreria.
Ebbene, fin dalle prime righe ho avuto il piacere di assaporare emozioni, sentimenti e stati d’animo che credevo di avere dimenticato. Natasha, grazie alla sua giovanissima età (aveva solo sedici anni quando scrisse il libro) è riuscita a farmi rivivere la freschezza degli anni dell’adolescenza.
Il libro racconta la vita e le avventure scolastiche di quattro giovani ragazzi alle prese con l’ultimo anno di scuola prima della tanto agognata maturità.
Un libro che si legge con piacere, perché è lieve trascina il lettore in un salto di alcuni anni addietro.
L’anno della maturità è sempre quello più ricordato da tutti quelli che l’hanno conseguita. Natasha con estrema abilità fa parlare Fiore e Lele delle loro vite. Vite di ragazzi comuni, vite di ragazzi che si apprestano a diventare grandi, che fanno scelte, che sbagliano, che cadono e si rialzano. Fiore, protagonista indiscussa rappresenta quella generazione che vorrebbe cambiare se stessa, riuscendo a stravolgere la propria vita e quella di coloro che le vivono accanto.
Il libro tocca argomenti spinosi come la crescita, il divorzio e spesso anche l’assenza di rapporto tra genitori e figli.
Più di una volta, scorrendo le pagine con avidità di lettura, mi sono rivista in scene, in argomentazioni e fin anche in scelte.
Brava Natasha! A soli sedici anni sei riuscita a scrivere bene un libro che tratta argomenti non sempre facilmente trattabili.
La prefazione é stata scritta da Pietro Guarnotta e il volume è stato curato da Isidoro Raciti.