Con un lungo cammino, ero arrivato sino ad una casa sulla riva del mare in tempesta.
Il vento mugghiava e le onde si alzavano sempre più alte, infrangendosi con alti spruzzi e con spuma bianca contro un muro di recinzione, che per quanto alto sembrava essere una difesa ben povera.
Mi sentivo subito a disagio ed entravo nella casa vuota ed abbandanota con una senazione di profondo timore che rapidamente si trasformava in disagio panico.
Ma lì ero arrivato e non potevo andarmene: c'era qualcosa di strano (e forse di invisibile) che mi tratteneva là.
Non c'era nulla di familiare in quella casa: tutto mi era straniero.
Mi sdraiavo su di un giaciglio di fortuna, unico arredo esistente in un grande stanzone vuoto e del tutto spoglio: e, mentre la mia mente vagava, sentivo il mare mugghiare contro la recinzione di pietra con orribile forza.
Ad un certo punto - dovevo essermi addormentato - mi risvegliavo di colpo, sentendo le fondamenta della casa tremare sotto l'assalto di frangenti sempre più possenti.
Cercavo di muovermi, ma ero come paralizzato.
I miei arti non rispondevano ai comandi del cervello e alla mia volontà.
Locked in, bloccato in un corpo non più rispondente.
Cresceva la sensazione di pericolo incombente ed io, con gli occhi sbarrati, ma con il corpo del tutto immobilizzato come un tronco morto, mi sentivo sempre più in preda al panico
Gli occhi ancora vigili, tuttavia, guizzavano da un lato all'altro della stanza.
Cercavo di gridare e chiamare aiuto, ma bocca e lingua erano impastati in un solo blocco, come cancellati persino dalla mia percezione.
Mi accorgevo di un grande ragno nero che dall'alto di un filo argenteo si andava calando verso di me...
Con un guizzo improvviso, frutto di uno spasimo della volontà, allungavo la mano e lo afferavo tra pollice ed indice e cominciavo ad esercitare una pressione progressiva.
Sentivo che l'esoscheletro si schiacciava crocchiando sotto le dita e che un fluido grasso e viscido, sgradevolmente freddo, cominciava a colarmi tra le dita.
Mi sono svegliato di colpo e mi sono accorto che stringevo smpasmodicamente tra le mani il libro che stavo leggendo.
Le dita mi si erano intorpidite talmente grande era stata la pressione che avevo esercitato sul libro.
Mi sono reso conto che si era trattato solo di un sogno.
Wow! Ho tiratoun sospiro di sollievo e ancora una volta mi sono sentito come Little Nemo al risveglio da uno dei suoi coloratissimi incubi.