Qualche giorno addietro, in una bella giornata di sole (un dono dopo le pioggie e i venti freddi del fine settimana precedente) correvo con il cane...
Improvvisamente, è venuta fuori dal giardinetto di un Asilo nido privato una tipa, vestita di colori vivaci intonati con la giornata (giubbino marrone chiaro, pantaloni di velluto a coste aderenti in arancione pastello, ma intonato con l'altro capo, stivaletti), sportivamente senza borsa.
Biondissima, naturale.
Per pochi istanti mi sono sentito fortemente attratto da questa combinazione di colori così solare e da questa avvenenza (almeno quella che io percepivo) e mi sarebbe piaciuto soffermarmi un attimo a parlare con lei.
Ci siamo ritrovati assieme, quasi spalla a spalla, ad aspettare che il rosso del semaforo virasse al verde.
Attaversata la strada io ho svoltato a destra, mentre lei ha proseguito dritto.
Ho riflettuto anche questa volta al fatto che ci sono tantissime circostanze della vita in cui due destini entrano in rotta di collisione e che, poi, prima di collidere divergono.
Così come in altre circostanze vi sono occasionali e fugaci contatti e, analogamente, ciascuno prosegue per la sua strada, lasciandosi alle spalle quell'incontro mancato.
Autentiche sliding doors... dissincronie che attivano distopie e sogni ucronici...
Chissà quante storie come questa ciascuno di noi potrebbe raccontare!
Ogni tanto, quando ci si sofferma a pensare a tutti gli incontri mancati della nostra vita e a quante volte il corso degli eventi avrebbe potuto subire un cambio di rotta, magari soltanto a partire da una semplice parola scambiata, ci si chiede: "E se, a questo punto, le cose fossero andate così, cosa sarebbe accaduto dopo? Quale piega avrebbe preso la mia vita?".
Gli incontri mancati, i frutti che non abbiamo mai raccolto, le pietanze che non abbiamo mai mangiato fanno parte della nostra vita, tanto quanto gli incontri avvenuti.
E sono una miriade di più di ciò che è accaduto veramente...
Ciò nondimeno entrano a far parte di quello sterminato bagaglio di cose della nostra vita rimaste soltanto come mera potenzialità che ci portiamo sulle spallle e che entrano a far parte del sentimento della nostalgia.
Per questo, gli incontri manati meriterebbero sempre di essere trascritti e ricordati: in fondo siamo ciò che siamo anche a causa di ciò che non abbiamo vissuto.
Io non sono di qui. Non appartengo a questa terra dove sono nato; e nella vita si impara, impara chi vuole imparare, che nessuno appartiene alla terra dov’è nato, dove l’hanno messo al mondo. Che nessuno è di nessun posto. Alcuni cercano di mantenere l’illusione e si costruiscono nostalgie, sensi di possesso, inni e bandiere. Tutti apparteniamo ai luoghi dove non siamo stati prima. Se esiste nostalgia, è per le cose che non abbiamo mai visto, per le donne con cui non abbiamo mai dormito e per gli amici che ancora non abbiamo mai avuto, per i libri non letti, per i cibi nella pentola non ancora assaggiati. Questa è la vera e unica nostalgia.
PIT II [1]
[1] Paco Ignacio Taibo II, Ombre nell’ombra, EST Marco Tropea Editore, 1996.