La storia è ultranota e ormai fa parte a pieno titolo dei misteri irrisolti di Palermo: nella notte tra il 17 e il 18 ottobre 1969 veniva sottratto dalla sua sede originale un grande dipinto del Caravaggio, raffigurante una Natività, uno dei pochi da lui realizzati nel corso della sua breve permanenza in Sicilia, mentre viaggiava (o meglio fuggiva) da Malta alla volta di Roma, sperando di ottenere infine il perdono del Papa.
Il quadro era ospitato all'interno dell'Oratorio di San Lorenzo in via dell'Immacolatella, circondato da stucchi del Serpotta, in una composizione unica realizzata secondo la tradizione del "Quadratismo" siciliano di quel periodo.
Il dipinto del Caravaggio non venne più ritrovato.Le ultime notizie di avvistamenti della tela sottratta (ma prive di fondamento) risalgono a circa vent'anni addietro.
Poi, il silenzio più completo.
Varie ipotesi vennero fatte e diverse furono le piste seguite.
Di tanto in tanto emersero delle dichiarazioni di pentiti di mafia che corroborarono la pista mafiosa. Ma ebbero rilevanza anche le ipotesi del furto su commissione da parte di qualche danaroso collezionista. Non ultima l'ipotesi che la grande tela del caravaggio sia andata distrutta.
Si tratta di un mistero che s'interseca con i tanti misteri di Palermo, ma che crea anche un'appendice quasi romanzesca all'avventurosa e sanguigna vita del Caravaggio.
Luca Scarlini, nel suo "Il Caravaggio rubato. Mito e cronaca di un furto" (edito da Sellerio, 2012) racconta magistralmente tutto questo e ancora di più.
Il suo libro che, formalmente, nasce come un piccolo saggio tematico, in realtà è ricco di sfaccettature e di articolazioni: per questo, si legge con passione, quasi fosse un romanzo che spazia su tanti argomenti diversi e con vertiginose incursioni nel tempo e nello spazio.
Con un montaggio intrigante, quasi cinematografico (non bisogna dimenticare che Scarlini si occupa anche di drammaturgia) vi si parla dell'Oratorio di San Lorenzo di via dell'Immacolatella e della sua storia, della vita del Caravaggio, ma anche en passant della famiglia dei Serpotta, di Palermo e dei suoi misteri, delle trame mafiose di quel periodo, dei furti delle opere d'arte, sino ad un ultimo capitolo in cui vengono messe al vaglio le diverse ipotesi accreditate sulla scomparsa della Natività caravaggesca e ad un originalissimo capitoletto in cui è lo stesso dipinto che si racconta dalla sua collocazione a dimora al momento del furto sino al buio successivo.
Dal risguardo di copertina. Cronaca di un furto clamoroso, che si colloca, dentro una panoramica d’ambiente e diventa inchiesta che insegue le ipotesi diverse intorno alla sorte di un dipinto; ma in modo più originale esplorazione dei meandri delle raffinatissime strategie comunicative della mafia, e della vita esuberante di un pittore in fuga.
Nella notte tra il 17 e il 18 di ottobre del 1969 svaniva per sempre, rubata con inaudita semplicità, la Natività di Caravaggio, opera magnifica e tra le più importanti dell’ultimo periodo del Maestro, e l’unica dipinta durante l’incerto soggiorno del pittore a Palermo. Il quadro di grandi dimensioni copriva una parete del mistico e festoso Oratorio di San Lorenzo ed era incastonato nei «teatrini», che ornavano tutto il complesso, dell’altro sommo Giacomo Serpotta. Opera d’arte immensa, dunque, non solo il dipinto, ma nel complesso il luogo in cui si inseriva. Il danno del furto fu inestimabile. E riassunse agli occhi dell’opinione pubblica più civile un’immagine di violenza, di incuria ambientale, di negligenza delle autorità. Un’immagine simbolo dell’inerte decadenza in cui era stata irretita una città una volta orgogliosa.
Di questa sorta di stupro alla città, Scarlini ricostruisce la cronaca per moltissimi aspetti controversa: non si è mai conosciuto l’esecutore e il mandante, mai si è chiarita la fine del quadro; tanto meno s’è individuato il movente dell’atto: se causato semplicemente da sete di guadagno o di possesso, oppure parte di una strategia più difficile da decifrare, di destabilizzazione se non di umiliazione inferta allo stato o volta a suggellare iconograficamente un dominio indicibile. Questo completo vuoto di certezze non restava nel silenzio, al contrario diventava un intrigo rimbombante di un ininterrotto brusio di voci e di squillanti ipotesi emanate a ogni livello e da ogni tipo di fonte. Causa di questi rumori prima di tutto il fatto che la scomparsa della Natività avveniva in terra di mafia; causa seconda: il mistero furtivo si inscriveva, dentro il mistero biografico, da sempre seducente per studiosi e lettori, della vicenda di Caravaggio, in particolare nei suoi rapporti con la Sicilia.
Cronaca di un furto clamoroso, che si colloca, dentro una panoramica d’ambiente e diventa inchiesta che insegue le ipotesi diverse intorno alla sorte di un dipinto; ma in modo più originale esplorazione dei meandri delle raffinatissime strategie comunicative della mafia, e della vita esuberante di un pittore in fuga.
Notizie sull'Autore. Luca Scarlini, saggista, drammaturgo, storyteller in scena. Tra i suoi libri: Lustrini per il regno dei cieli (Torino, 2008), Sacre sfilate (Milano, 2010), Un paese in ginocchio (Milano, 2012), La sindrome di Michael Jackson (Milano, 2012).
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