Quando ero piccolo
volevo sempre costruire
grandi castelli di sabbia
Possenti torrioni,
contrafforti inespuganbili,
difese di controscarpa
fossati e passaggi
Mi sembravano sempre meravigliosi,
anche quando non erano granché
Immaginavo guerre ed assedi
e la più bella del reame, all'interno della roccaforte,
sempre in pericolo
Poi, per quanto mi affannassi,
nell'arco di una sola giornata
decadevano,
si sfaldavano
o venivano calpestati da passanti distratti
o le onde se ne mangiavano pezzi interi
Ed io mi disperavo
Invano cercavo di mantenerli
ma per una cosa che aggiustavo
i crolli si susseguivano ad un ritmo esponenziale
Era una lotta impari
E, allora, per non dovere subire lo strazio
di vedere le armate del disordine e dell'indistinto
riprendere il loro dominio
ci pensavo io stesso
a distruggere tutto,
in un parossismo di mesto furore,
sino a che non rimanesse nessun segno
di ciò che avevo fatto
con tanta fatica,
se non la nuda sabbia
tutta calpestata e smossa
Voglio essere uno il cui nome
fu scritto sulla sabbia
Traccia effimera del mio passaggio
che presto il vento e le onde
cancelleranno quelle esili tracce
e nessun segno potrà rivelare
che io sono passato di lì
Sabbia che ritorna alla sabbia