Grande appuntamento a Palermo giovedì 17 luglio 2014 alle ore 21 a Palazzo Steri (Cortile Abatelli), organizzato dagli Amici della Musica di Palermo e Univercittà.
Il pianista iraniano Ramin Bahrami presenterà il suo ultimo libro "Il suono dell’Occidente. Le opere musicali che hanno fatto la nostra civiltà" (Mondadori, 2014), nell'ambito della rassegna Univercittà in Festival.
L'ingresso libero è libero..
Il suono dell’Occidente costituisce il tentativo - da parte di un artista la cui biografia si dispiega fra mondi, culture e religioni diverse - di abbracciare l’intera storia della musica europea dalle sue radici fino al primo Novecento, delineandone il percorso attraverso quattordici capolavori emblematici.
Il volume è già stato presentato al Salone del Libro di Torino e include anche una postfazione di Dario Oliveri (dal titolo Bach fra le stelle) e una discografia della opere musicali citate nel testo.
In occasione dell’incontro a Palazzo Steri, Ramin Bahrami sarà affiancato da Gioacchino Lavanco e Dario Oliveri.
Al temine dell’incontro, Ramin Bahrami eseguirà alcuni brani - a sorpresa - del suo vastissimo repertorio pianistico e si fermerà a dialogare con i suoi fan e firmare le copie del libro.
La presentazione del volume nel sito web di Mondadori. Si può raccontare la musica senza note, usando solo le parole? Ramin Bahrami crede di sì. D'altra parte, con la musica e con i grandi compositori del passato ha un rapporto strettissimo, intimo: la musica è per Bahrami un fil rouge, ciò che tiene insieme la sua infanzia perfetta in una Teheran baciata dalla cultura con l'esilio seguito all'incarcerazione e alla morte del padre; la sua identità persiana con quella di uomo immerso nell'Occidente; la storia dei suoi avi, provenienti dalla Persia, dall'Europa, dalla Russia, con la sua. Nella musica, e specialmente in Bach, Bahrami ha trovato l'alfa e l'omega: la musica è il suo modo per sopravvivere, per amare, per ricordare. «Nella musica c'è la mia dignità, c'è la mia identità: c'è mio padre con il suo violino, mia madre e le sue litanie, ci sono i miei fratelli e le loro passioni, c'è il mio paese e la sua cultura, ci sono lo zoroastrismo e il cattolicesimo, che è la mia religione oggi.» Il suo sguardo - o, per meglio dire, il suo orecchio - abbraccia il suono occidentale dalle radici fino al Novecento e ne ripercorre la storia attraverso quattordici capolavori: opere fondanti e definitive che hanno creato una discontinuità, cambiando il corso del futuro. I grandi compositori ci sono tutti: da Monteverdi e Vivaldi a Stravinskij e SchÖnberg, passando per le tre B (Bach, Beethoven e Brahms), i malinconici Mahler e Rachmaninov e i rivoluzionari Strauss e Wagner. Di ciascuno si scoprono i tratti fondamentali della vita e dello stile, e si approfondisce l'opera più significativa. Il suono dell'Occidente è un affresco e uno svelamento. Dalla sua prospettiva unica, Ramin Bahrami vede con chiarezza una profonda lezione nascosta nella musica occidentale: l'arte del dialogo. «C'è spazio per tutte le voci e tutte le culture, tutte le razze e tutte le religioni. Le voci possono cantare insieme, le culture mescolarsi e dare origine a capolavori universali, che toccano le corde del musulmano e del cattolico, del buddista e del luterano. Penso che se menti umane sono state capaci di creare opere simili, innalzandosi al di sopra delle divisioni e dei particolarismi, allora esistono speranza e consolazione. Allora esiste un senso, anche nello struggimento e nel dolore».
L'autore. Ramin Bahrami(Teheran 1976) si è trasferito in Italia a tredici anni e ha studiato al conservatorio Giuseppe Verdi di Milano e all'Accademia di Imola. Dal 2001 vive in Germania. È presidente e ideatore del World Bach-Fest e tiene concerti in tutto il mondo. Incide per la Decca e la sua discografia si incentra sulle opere di Johann Sebastian Bach, di cui è considerato uno dei massimi interpreti.
In occasione dell'evento bookshop a cura di Modusvivendi
Come Bach mi ha salvato la vita. Intervista a Ramin Bahrani