(Maurizio Crispi) La notte si é illuminata delle solite luci, quando si sono spente le ultime braci d'un sole sempre più pigro.
Il vento soffia freddo, annunciando l'inverno.
Soffia. E sotto le sue sferzate le foglie del platano s'arricciano e sbiadiscono, preparandosi all'ultima danza.
Alcune delle luci sono lontane, irragiungibili, come se appartenessero ad un altro pianeta in rotta di collisione o come fossero delle stelle succedanee che brillano pulsanti e ammiccanti.
Quelle vere sono invisibili all'occhio anche se non al cuore..
Vorrei poter osservare Orione e il Grande Carro nel loro viaggio attraverso il drappo nero della notte.
Nel corso del tempo, posso solo vedere la luna che passa e ripassa, seguendo il suo ciclo immutabile.
Altre luci, invece, sono vicine e familiari.
E sono quelle che incorniciano le facciate dei condomini e illuminano la strada.
Qualcuno esce, quando tutto e buio, per una tardiva passeggiata.
Altri rientrano a passo stanco o frettoloso, a seconda dei casi, lasciando l'eco sonoro di uno scalpiccio.
Un'auto passa veloce: con il pulsare dei whoofer che lasciano una scia di vibrazioni profonde.
Frammenti di una musica etnica risuonano e si perdono subito, come frammenti inintellegibili di una trasmissione radio disturbata.
Strano! Non ci avevo mai fatto caso: mancano del tutto cani e gatti randagi che si aggirano furtivi come ombre alla ricerca di cibo.
E, del pari, non ci sono le gattare che portano loro leccornie. ... Timeo Danaos et dona ferentes...
E nemmeno c'è un cane trovatello da sfamare.
Le finestre delle case sono tutte al buio, come orbite nere che si aprono alle propaggini del buio solido e pervasivo: ciò significa che, per lo più, sono circondato da un popolo di dormienti.
Io sono vivo e tutti gli altri sono morti, forse.
Io, un sopravissuto.
Brilla come un'isola nel buio il solito Dockside Hotel che vedo dalla finestra, con le sue tende colorate di rosso e le lucine colorate, come se fossimo sempre a Natale.
I treni del DLR vanno su e giù incessantemente, nella notte come di giorno: per lo più vuoti a quest'ora, quando la città dorme.
Il bus che porta a Victoria Park passa e si ferma: uno soltanto sale, uno solo scende, davanti al Sonali Garden.
La sua popolazione di viaggiatori si mantiene in equilibrio: ma l'autobus di questa linea di notte - come del resto di giorno - al passaggio da Tarling Street è semivuoto.
Oppure trasporta fantasmi e angeli che si spostano così da un luogo all'altro.
Ed è per questo che funziona sempre con la regolarità di un orologio.
Tutto cambia di continuo.
Eppure è sempre lo stesso.
Nulla di nuovo sotto il sole. Ma tutto cambia di continuo. Non solo è mutevole, ma anche si evolve.
La malinconia per non fare le cose giuste.
La nostalgia di ciò che non è e di ciò che non sarà.
La speranza per ciò che c'è.
Gioia e struggimento condiscono sempre ogni pietanza della vita e sono parte di ogni boccone che ci è dato di assaporare.
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