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Siamo di nuovo in tempi di campagna elettorale. L'altro ieri, qui a Palermo, per le primarie per la scelta del candidato alla carica di Sindaco per la Sinistra.
Oggi per le amministrative. Tra non molto, arriveranno le politiche.
Passano gli anni, ma non cambia mai nulla.
Si ripetono le stesse sceneggiate e gli identici allestimenti: una circolarità che ci riporta sempre allo stesso punto, senza alcun effettivo progresso.
Nulla ci viene risparmiato.
Pensiamo di essere divenuti più saggi e ci aspetteremmo che chi vuole governare possa mostrarci di essere saggio e di possedere delle "vere" qualità che per essere vere non hanno bisogno di essere sbandierate.
E, invece, puntualmente questo o quel candidato (in realtà tutti, anche i più insospettabili) finiscono con il cedere alle sollecitazioni e alle facili omologazioni: ciascuno, anziché tentare di presentarsi comel'individuo potenzialmente diverso e originale, si propone come uno che da individuo "standardizzato" si sforza - pietosamente - di trasmettere un messaggio-manifesto originale, non altro non che una formula pubblicitaria poco credibile nei suoi contenuti e nei suoi propositi.
Le fotografie dei diversi candidati leccate, ritoccate, fotoshoppate, sino a renderli simili a personaggi da soap opera o da fotoromanzo assolvono alla stessa funzione: quella di presentare un prodotto ben confezionato, senza alcuna idea - nemmeno una ideuzza - alle spalle a far da supporto.
E siccome il pensiero politico "forte" è tramontato e, con esso, la capacità di esprimersi con un linguaggio articolato e complesso, che veicoli le idee e non soltanto le "apparenze", tutti cercano di ritagliarsi un posto al sole, inventandosi degli slogan che altro non sono che vuote parole, roboanti, scintillanti, ma essenzialmente vacanti.
Qualcuno mi spieghi che necessità c'è di ammorbare la città con mega-manifesti, con affiche pubblcitarie, con mini-adesivi che vengono incollati nei posti più strategici (e non necessariamente consoni: come un bidone della monnezza, oppure uno sportello dell'Enel o addirittura per terra), con i famigerati "santini"... E ancora siamo a niente: se per il momento c'è un certo rispetto delle forme (questo è indubbiamente un progresso rispetto al passato), ancora non siamo arrivati ai giochi di fuoco degli ultimi giorni, quando di nuovo si scatenerà ogni forma possibile di attacchinaggio selvaggio.
Penso che tutto ciò è assolutamente inutile e non cambia in modo significativo l'esito elettorale. Chi dovrà prendere i voti, li prenderà a prescindere da quanti soldi avrà buttato nella produzione di tutto questo pattume patinato. Non sarebbe meglio ed infinitamente più popolare devolvere questi soldi in opere di bene?
Forse sarebbe più importante anzichè mandare la propria effige sostanzialmente mediocre nel mondo in tutti i modi possibili, spendere meno soldi e solo per incontrare la gente, andando in giro nelle piazze e nei luoghi di lavori, visitando i centri di aggregazione, parlando con i singoli cittadini e presentandosi senza la mediazione dell'immagine e senza la barriera fisica rappresentata dal palco del comizio.
Come dicevo, indubbiamente c'è oggi una maggiore morigeratezza di quanto non accadesse nell'avvicinamento alle precedenti tornate elettorali, ma quello che viene fatto è spostato in modo molto preoccupante sulla mera rappresentazione pubblicitaria di se stessi.
Rimane attuale la citatissima rappresentazione di Totò, nei panni Antonio La Trippa, portiere di uno stabile romano che si presenta alle elezioni e che fa - in proprio - una campagna elettorale di stampo "condominiale".