"Si dice che 'il sangue non sia acqua', ma questa rigorosa decostruzione di uno dei miti fondativi della cultura umana dimostra come la parentela sia ben più che sangue."
Marshall David Sahlins, nel saggio "La parentela: cos'è e cosa non è (pubblicato da Eleuthera, 2014), affronta il tema antropologico per eccellenza, ovvero la natura della parentela. E lo fa elaborando un'originale prospettiva basata sull'idea di «reciprocità»: i parenti sono tali non tanto perché sono consanguinei, ma perché condividono affettivamente e simbolicamente gli uni le vite (e le morti) degli altri. Lungi dal rimandare alla semplice procreazione, l'idea di parentela è una relazione transpersonale basata su una comune esperienza esistenziale. Per quanto rilevanti siano il sangue, il latte, il seme, la carne, o qualsiasi altra cosa intervenga nella procreazione, questi non sono soltanto fenomeni fisiologici, ma eredità sociali, dotate di significato, che collocano il bambino all'interno di un terreno relazionale molto più esteso e strutturato. Siamo cioè di fronte a una costruzione simbolica del concetto di appartenenza ben più complessa della semplice consanguineità.
Marshall David Sahlins, professor emeritus presso l'Università di Chicago, è uno dei "grandi vecchi" dell'antropologia contemporanea. Internazionalmente noto per la sua ricerca sulle economie "primitive" (presentate nel suo testo più importante, L'economia dell'età della pietra, uscito negli anni Ottanta), si dedica poi alla critica del riduzionismo occidentale in economia e alla sociobiologia. Più recentemente ha rivolto la sua attenzione all'intricato rapporto tra storia, antropologia e colonialismo.