Viaggiando in treno o in nave, o nelle sale d'attesa dei grandi aeroporti si incrociano tantissimi volti.
Volti di persone che, come te, viaggiano.
Passeggeri, esattamente come te.
Come un tempo, anche adesso indugio ad osservarli.
In effetti, si tratta di persone con cui il destino ti ha portato a condividere un pezzo della tua strada.
E si tratta di un imperscrutabile disegno.
Quel mistero che tenta di comprendere il frate chiamato ad indagare sulla morte dei cinque viandanti che si trovarono a passare sul Ponte di San Luis Rey in Perù, un ponte fatto di corde e di assi che aveva resistito per centinaia di anni e che, un giorno, improvvisamento crollò, lasciando qeui precipitare proprio quei cinque viaggiatori nell'abisso sottostante, quelli e non altri (questa storia, con il titolo "The Bridge of San Luis Rey" fu raccontata dallo scrittore e drammaturgo statunitense Thornton Wilder, nel suo secondo romanzo pubblicato nel 1927).
A differenza di un tempo, quando capitava di incrociare lo sguardo di chi ti ti stava davanti o accanto (e da quell'incrocio di sguardi poteva partire una conversazione che ti regalava qualcosa che poi portavi con te nel resto del viaggio), oggi ciò non si verifica più.
Ognuno sta nella sua solitudine, gli occhi incollati su quel piccolo parallelepipedeo 12 x 6 cm, risucchiati dal piccolo display del loro smartphone.
Le loro dita si agitano freneticamente sul tastierino e digitano messaggi.
Sono connessi. Sono dentro l'universo sintetico e ciò e per loro fonte di vita.
Non si sentono soli nell'Universo, perchè sono collegati nella rete.
Ma nonsi guardano attorno un solo momento.
Non gettano mai uno sguardo fuori dal finestrino che hanno accanto.
Non guardano il loro vicino.
Non hanno la curiosità di scoprire chi hanno accanto.
Non sono interessati ad esplorare con curiosità e con spirito arguto il mondo delle persone vive, in carrne ed ossa.
Non fa nessuna differenza per loro essere in viaggio o essere a casa.
Se qualche volta ripongono quello smartphone, subito dopo presi da un irrefrenabile impuslo lo riaccendono per controllare se non ci sia qualche nuova notifica nel social network.
In ogni caso lo tengono sempre in mano quasi fosse un talsmano, un ancoraggio, una scialuppa di salvamento.
Sono incapaci di apprezzare il senso della solitudine.
Per loro perde di significato il viaggio e la possibilità che nella storia dell'Uomo ha sempre donato di scoprire cose e volti nuove, di tornare a casa arricchito e con un pizzico di nostalgia per le meraviglie che si sono viste e che si possono raccontare o ricordare.
Non potranno mai raccontare ai propri figli: "Una volta, tanto tempo fa, mi è capitato che mentre viaggiavo su di un treno alla volta di Bologna, ho cominciato a parlare con la persona che mi sedeva accanto e ho scoperto che...", etc. etc.
Io, personalmente, rimango con la nostalgia di tante interessanti chiacchiere scambiate con i miei occasionali compagni di viaggi.
Il più delle volte persone che sono rimaste senza un nome, storie che sono nate e che si sono concluse in quell'arco di tempo per poi lasciarsi ognuno diretto alla sua meta.
Eppure quelle conversazioni hanno avuto un senso.
Sono state conversazioni con i propri simili, travasi di emozioni e di esperienze vere.
Sono stati incontri che non hanno avuto un seguito, ma che si sono sedimentati nella memoria delle mie esperienze.
Ogni tanto mi ricordo di questo o quel volto.
Di una specifica singolarità.
Di una storia che mi è stata narrata.
Io sono contento come sono. Un po' all'antica, forse.
Ho lo smartphone, ma non ho voluto per nulla avere il contratto per la connessione internet.
E tutti mi chiedono scandalizzati: "Ma come? Hai l'I-phone e non lo usi per connetterti?"
E il cellulare, mentre sono in viaggio lo uso davvero poco.
Talvolta mi dimentico persino di averlo.
Non sempre rispondo alle chiamate.
Gusto il distillato della mia solitudine di viaggiatore.
Penso che l'esperienza del viaggio sia unica ed impareggaibile e che tu da viaggiatore verace devi potere assorbire con tutti i tuoi sensi tutto ciò che la Via ti offre.
BIsogna a tutti i costi recuperare la capacità di essere passeggeri e viandanti, viaggiatori e pellegrini, nel senso più lato del termine.