Fine del viaggio e Ultimo atto
Come un cuneo
si insinua freddo nel cuore
il vento teso che soffia da terra
raffiche violente
increspano la superficie grigia del mare
sin dentro il porto
Navi attraccate alle banchine oscillano sotto le raffiche
e sforzano l'aggancio delle gomene alle bitte
navi nel dondolio incessante
e nel gioco di distanziamento dalla pietra del molo
vogliose di prendere il vento
e volgersi verso il mare aperto
andando gloriose all'avventura
con i loro ventri capaci pieni di mercanzie e di genti
protese verso orizzonti lontani
la superficie del mare è grigia e dura
percorsa da tese onde nervose
Sretan put!
Buon viaggio!
Una donna solitaria ripiegata su una bitta
come avvinta da un grande dolore
osserva la nave ormeggiata
lontano all'estremità del molo
il suo sguardo si gira poi lento verso l'orizzonte
e si perde in un sogno indecifrabile
di nostalgia e rimpianti
Il ponte della nave è ora deserto
quasi immerso nel buio d'un interminabile vuoto
I gabbiani
resi inquieti dal vento che annuncia tempesta
volteggiano alti emettendo grida strazianti
Mi sposto lungo la tolda levigata
verso il punto della nave
più vicino al mare aperto
guardo anch'io verso l'orizzonte lontano
deformato dalla sua lieve incurvatura
su cui sembrano convergere corridoi di vento
tatuati sulla superficie marina
da strie d'acqua
di continuo mutevoli
in corsa, sospinte dalle raffiche
Sembra che la nave sia vuota
una nave fantasma con il suo carico di anime perse
ma forse i passeggeri in attesa di partire
intimoriti dal vento e dalle intemperie
se ne stanno rintanati al coperto
nei ponti confortevoli
e vagabondano
tra negozi di bordo bar self service & restaurant
Vago solitario
alla ricerca di una sfuggita di emergenza
prigioniero del tempo
e derubato del mio orologio interiore
mi dibatto,
impigliato in maglie temporali
a volte
troppo dilatate in intervalli infiniti
che impongono l'esperienza del vuoto,
a volte
troppo strette e compresse
così da impedire il respiro
Questa notte
in silenzio salirò sul ponte
ancora una volta
lasciando la sacca
con i miei scarni averi di viaggiatore solitario
giù in cabina
e dall'alto della nave
sospinta in avanti dai motori possenti
spiccherò un balzo
verso il freddo abbraccio del mare
voglio sfuggire alla morsa del tempo
alla malinconia della lontananza e del rifiuto
a quel cuneo freddo confitto nel cuore
e all'amaro sapore della sconfitta
impastato in bocca.
(Il ricordo di un viaggio a Sarajevo alla fine della guerra civile - Primavera 1998)
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