
Qui, racconto le mie impressioni forti nell'arrivare e nell'entrare in un improbabile Grill lungo una strada di transito per rifocillarci.
Questo autogrill era un luogo davvero strano (che poteva essere catalogato, come appresi subito dopo il mio ritorno, studiando alcuni scritti di Foucault come un "non luogo"), improbabile per alcune sue caratterstiche, senza una storia, deserto per altro - senza la minima traccia di avventori. Per quel che mi riguarda, avrebbe potuto essere benissimo uno scenario da cui Stephen King avrebbe potuto trarre ispirazione per qualcuno dei suoi inquietanti racconti. Adesso, a posteriori, farei un'associazione con il suo romanzo breve "I Langolieri" (contenuto nell'antologia di romanzi brevi "Quattro dopo Mezzanotte") che al tempo di quel viaggio non avevo ancora letto.
nel lucore smorto dell'imbrunire
emerge un'isola di luci smaglianti
LA via si era snodata dritta e monotona sotto la pioggia,
dopo la visita all’antico villaggio
niente più che un coagulo di edifici sbilenchi e irregolari
fatti di pietre squadrate e tetti spioventi di lastre d'ardesia
abitato da fantasmi
Strade silenti
percorse soltanto da pochi viandanti sperduti,
le mura attorno trasudanti ricordi di tempi lontani
e evocanti presenze inquiete
ruine di grandi fortificazioni
assediate da alberi fronzuti
MI chiedo dove sono andati a finire gli uomini
in questo inquieto crepuscolo dell’anima
Inoltrandomi nella landa desolata
segnata da punti di riferimento evanescenti
ricorrenti sempre eguali
così da darmi l'impressione di passare più volte dallo stesso luogo
vincolato ad un'eterna ricorsività
avevo viaggiato per ore nelle brume della sera
avvoltolato nello spessore di un piovasco improvviso
inondato dagli spruzzi di acqua e fango del passaggio violento
[di autotreni dispotici
Ed ecco sorgere inaspettata davanti a me
l'insegna luminosa brillante di colori
di un luogo di sosta
Chronogrill c'è scritto a caratteri cubitali
Sollievo all'idea di entrare in un luogo
che penso caldo e accogliente -un riparo?-
e forse anche lo struggimento
- dopo il silenzio e la solitudine interiori
intrecciata con una colonna sonora
fatta soltanto di stridori meccanici -
di poter vedere di nuovo un volto umano
condividerne la vicinanza
scambiare una frase
per sentire così il suono della voce mia e di altri
Penetro nell'edificio
incerto
a passi esitanti
ma un interno finto mi accoglie
tavoli vuoti
sedie forse mai occupate
e tutto è in perfetto ordine
per ricevere folle di avventori
comitive vocianti
viaggiatori solitari
coppie in cerca di evasione
pendolari in moto perpetuo
reietti migranti verso i miraggi delle città
o fuggitivi dalle metropoli
Scorie di rabbia lievitano leggere
la nostalgia che sale piano
mentre le note tristi
di Chimes of freedom
e la canzone dei Bee Gees
- sempre la stessa, Saturday night's fever -
messe a girare in continuazione
si diffondono dagli altoparlanti
cose del tempo andato sprofondate nell'oblio
ricompaiono all'improvviso
emergendo dalle nebbie evanescenti della memoria
sono sommerso
da un'ondata di rimpianto
dalla penosa consapevolezza dell'esilio
e dal desiderio del ritorno
UN'onda di marea che di colpo mi travolge
senza che io possa accorgermi di quanto accade
prima che la freccia del tempo si ripieghi su sé stessa
ma poi niente veramente accade
E rimango seduto alla tavola
decorosamente coperta da una tovaglia rosa
ben apparecchiata secondo le regole
mentre una ragazza robusta
- pure vestita di rosa fiocco nei capelli incluso-
materializzata dal nulla
mi si fa vicino
taciturna
eppure nell’esibizione imperiosa di matita e taccuino
vogliosa di raccogliere un’ordinazione
l'autogrill è sempre deserto
e dal mio arrivo non altri avventori ne hanno varcato la soglia
forse nessuno lo ha mai fatto
Che questo autogrill
sia soltanto una finzione per quelli come me
che viaggiano senza mai fermarsi
spinti da una voglia febbricitante
ma condannati al silenzio e all'oblio?
La musica va di continuo, soffusa
e non sovrasta il ticchettio regolare che invade la sala
divisa in molteplici loculi da ordinati tramezzi
per separare gli invisibili commensali
e assicurare a ciascuno la propria legittima privacy
Il ticchettio pervasivo e onnipresente
si origina da tanti cronometri appesi alle pareti
molteplici cronometri,
alcuni eguali
altri in esemplari unici e di foggia strana
ma ciascuno regolato sul tempo di un differente luogo della terra
per ricordare agli avventori che il tempo lineare scorre inesorabile
dovunque
e che bisogna andare sempre avanti
e mai fermarsi a meditare sul passato
o a cogliere l'istante
Andare veloci e vincere il tempo
alle pareti le foto di campioni
con indosso tute da space-rider
che sfrecciano eroici su cocchi e cavalcature meccaniche
dipinti a vivaci colori
sfidando il tempo
Alla ragazza vestita di rosa
che mi osserva con aria interrogativa
taccuino e penna in mano
lancio un'ordinazione a caso
senza parlare
soltanto indicando con il dito
sulla lista che mi ha offerto poco prima
Rimango in attesa
quieto e silente
imprigionato in un'ansa temporale
comprendo adesso che questo luogo
l' autogrill-chronogrill
è chiuso in un tempo ricorsivo
i cronometri che battono il tempo lineare
sono soltanto illusione
Non ci sono eventi da misurare
non mi può accadere più nulla che abbia una durata
non c'è più differenza apprezzabile tra l'andare e lo stare
il principio è la fine di tutto
e la strada mi attende
vuota
ma soltanto per condurmi
ad un altro chronogrill
ad altri luoghi sempre eguali
in serie infinita
i cancelli cronometrici
sono ora chiusi
davanti e dietro di me
senza rimedio
legato a questo certezza
stancamente mi alzo ed mi trascino fuori dal chronogrill
le chiavi dell'auto pronte in mano
Sulla soglia
prima di essere ingoiato ancora una volta
dalla strada che va avanti all’infinito
gli ultimi lampi del giorno che muore
mi balzano addosso
attraverso gli ampi squarci della coltre di nubi
lontano all'orizzonte
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