Oggi, rientrando a casa, mi ha salutato un uomo anziano.
Incedeva un po' zoppicando, con andatura incerta.
L'ho salutato di rimando.
Solo a fatica l'ho riconosciuto: lo incontravo sovente nelle mie passeggiate mattutine molti anni fa. Lui aveva un setter e lo portava a passeggio.
Io mi sentivo giovane, lui era un uomo adulto e vigoroso.
Oggi, incontrandolo, mi è sembrato vechuio e stanco.
Io, invece, mi sentivo vigoroso e venivo dall'avere appena finio di vogare.
Eppure, il suo sorriso era lo stesso e lo sguardo era ben vivo, solo il guscio era invecchiato.
Ho pensato che rivederlo adesso è stato per me come vedermi riflesso in uno specchio del tempo.
Ho visto me stesso tra - mettiamo - altri dieci e quindici anni.
Prima vivevo avendo la certezza incrollabile che c'era molto tempo, nel senso che il tempo - ogni singolo istante - era dilatato e sembrava quasi eterno.
Adesso il tempo fugge, i secondi, i minuti e le ore guizzano via veloci, senza che si possa assaporarli o consentirsi il lusso di sprecarli.
E, mentre siamo trascinati via dall'implacabile meccanismo ad orologeria della macchina del tempo, il piatto della bilancia pende sempre più da un lato...