Girando per Dublino è d'obbligo passare davanti alla statua - realizzata in tempi recenti - di Molly Malone. Nelle guide di Dublino c'è scritto che la statua (e la donna che raffigura) è un po' il simbolo di Dublino.
La guida non dice granché d'altro. Ci si reca dunque a vedere la statua, immaginando che si tratti di una sorta di eroina popolare. E anche se non ci si va appositamente, nel corso delle peregrinazioni dublinesi sarà inevitabile passare proprio da quel punto, non una sola volta nel corso di una stessa giornata, dal momento che si trova ubicata proprio all'inizio di Grafton Street, la grande strada pedonale dei negozi più rinomati (anche se agli Irlandesi le griffe non sembrano interessare più di tanto) e sul marciapiedi opposto a quello dove corre il recinto del famoso Trinity College e dove torreggia la facciata neoclassica del grande edificio che ne annuncia la presenza.
Letteralmente, ci si inciampa di sopra...
Frotte di turisti si accalcano ciarlieri attorno a Molly Malone che altro non è che una pescivendola che spinge innanzi a sè un carrettello sul cui pianale sono caricate delle ceste semivuote, contenenti cozze, vongole e altri molluschi in conchiglia, più degli sparuti pescetti di tipo non identificabile.
Ciò che colpisce veramente è la procacità della donna: spalle atletiche e petto prorompente, a stento dissimulato dallo stretto corpetto che le stringe la vita e sembra dover fare schizzare fuori quei seni generosi che - fossero di una donna in carne ed ossa di oggi - diremmo senza ombra di dubbio essere siliconati.
Tutti si accalcano per farsi fotografare in compagnia di Molly Malone e i bambini vengono issati sul piedistallo della statua per essere immortalati in belle pose ricordo.
Secondo me, la scultrice (Jean Rynhart che la realizzò nel 1978), abbinando all'umiltà del lavoro svolto, la prorompenza del seno e la poca modestia della donna (se ci si riferisce ai costumi vigenti nell'Ottocento) ha voluto rappresentare la doppia natura della "figurina" Molly Malone - detta con spirito grossolano e irriverenta dagli stessi Dublinesi - "The tart with the cart", cioè "la sgualdrina con il corretto", poichè si dice che una (o molte) Molly Malone - se una donna rispondente a questo nome è veramente vissuta come personaggio storico (e questo è diffcilmente dimostrabile) - avesse una sorta di doppia di vita: prostituta di notte e pescivendola di giorno.
La canzone Molly Malone (o Cockles and Mussels, Vongole e molluschi) è l'inno ufficioso della città irlandese di Dublino. Affianca l'inno nazionale Ireland's Call che saluta le gare della squadra nazionale di rugby della Repubblica d'Irlanda (l'Irish International Rugby Team) ed è l'inno ufficiale dei supporter delle società sportive di Dublino aderenti alla GAA, la Gaelic Athletic Association.
Il brano appartiene alla cultura musicale popolare gaelica ed è dedicato ad una figura che non si sa se sia realmente esistita, ma che viene convenzionalmente identificata con una giovane venditrice di pesce del villaggio di Howth, a nord di Dublino, morta in giovane età a causa di una non meglio specificata febbre.
Una statua realizzata da Jean Rynhart e dedicata alla fanciulla è stata posta nel 1987 in Grafton Street, a commemorazione dei mille anni di vita della città; la statua è conosciuta familiarmente con il nome di "The Tart with the Cart" e ritrae la giovane Molly in abiti del XVII secolo.
Una leggenda metropolitana vuole che Molly fosse una prosperosa giovane dal seno generoso che alternava il mestiere di pescivendola di giorno a quello di prostituta alla notte. Di certo è possibile che molte Mary o Molly Malone abbiano vissuto a Dublino durante i secoli, ma non è stato finora possibile — nonostante gli sforzi di molti ricercatori — mettere in relazione una in particolare di esse con la protagonista del brano musicale, scandito da un ritmo e con un testo di ballata dal vago sapore tragi-comico.
Ignota è la data di composizione della canzone, che dovrebbe comunque essere stata scritta in Scozia nella seconda metà dell'Ottocento. Molly Malone, tuttavia, era già nel Settecento la protagonista di una canzone (una stampa settecentesca col riferimento a Molly Malone è in mostra al Dublin Writers Museum). Ugualmente sconosciuto è l'autore (o gli autori) del testo e della musica. Il brano non venne mai edito ufficialmente prima degli anni ottanta del XIX secolo e la sua pubblicazione avvenne contestualmente a quella di uno scritto che trattava dello stesso argomento da parte dello scrittore di Edimburgo James Yorkston.
Molti ritengono comunque che il brano dedicato a Molly Malone sia pressappoco coevo al celebre motivo musicale folk My Darling Clementine, scritto da Percy Montross intorno al 1880.
Riguardo alla statua. L'appellativo di "the tart with a cart" (traducibile come "la sgualdrina con la carriola"), affibbiato dai Dublinesi alla statua di Molly Malone non è l'unico esempio della critica esercitata sui decori urbani di Dublino dai suoi abitanti.
Stando ad un articolo pubblicato dalla sezione viaggi del noto settimanale "The Economist", la statua raffigurante il fiume Liffey è stata soprannominata, nello stesso spirito, "the floozy in the Jacuzzi" ("la sgualdrina nell'idromassaggio"). Inoltre la statua di James Joyce in Earl Street viene chiamata "the Prick with the Stick" ("l'idiota col bastone").
Versione in lingua inglese
«In Dublin's fair city, where the girls are so pretty, |
Versione italiana
« Nella bella città di Dublino, |
Foto di Maurizio Crispi