Cammino tra i crateri antichi
del vulcano che mai si addormenta
Tutto è silenzio nel primo mattino
L'aria fresca e pulita
come nel primo mattino del mondo
in ere geologiche lontane
La sabbia lavica
scricchiola sotto i piedi
I passi risuonano,
cone se sotto la terra fosse vuota
Scenari di betulle,
corteccia bianca su sfondo nero,
occhi di nodi che ti fissano.
Sono gli entalberi dell'Etna,
i suoi primi abitatori
e solo dopo vennero Efesto
e i Ciclopi miti pastori
Odore resinoso dei pini
Tronchi caduti e calcinati
se ne stanno riversi a terra
come animali irrigiditi nella morte,
con le zampe protese in alto
in un anelito verso il cielo
Le fronde stormiscono
e una lucertola guizza dentro la sua tana di radici
C'è qui un vento che soffia eterno
ai piedi della fucina magmatica
di Efesto e dei suoi aiutanti
Tutto è antico,
stratificazioni e stratificazioni geologico,
persino il silenzio e l'aria sembrano antichi
E poi irrompe la modernità
con il rombo d'un aereo ad elica in alto,
ma a fronte di tanta vetustà
non è che il ronzio fastidioso d'un moscone
noi che camminiamo su di un letto di ceneri e di lapilli
presto saremo solo ombre, cenere e polvere.
Forse anche qualche frammento d'osso calcinato
e il vulcano continuerà ad essitere imperturbabile
Il vento sale verso l'alto
trascinando al cielo le nostre parole vuote
(Crateri Sartorius, il 4 agosto 2013)
Nelle foto di Maurizio Crispi: Etna all'alba. Ancora lui: l'Etna, Sua Maestà, di fronte alla cui potenza ed eleganza, noi tutti ci inchiniamo!