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6 agosto 2012 1 06 /08 /agosto /2012 11:54

maritozzo.jpgQualche tempo fa, in un bar di Palermo, mentre aspettavo il turno alla cassa per pagare la mia consumazione, il tizio prima di me ha detto che aveva preso per un caffé ed un "maritozzo", termine assolutamente insolito per Palermo.
La formulazione mi ha stranizzato anche perché il tizio in questione non aveva alcuna traccia di accento romanesco, ma era palermitanissimo, tanto quanto e, forse, piu' di me...

E sentire questo palermitanissimo tizio parlare di maritozzo mi ha fatto - per così dire - "futtiri di ririri"... Sembrerebbe trattarsi dell'importazione nell'idioma corrente corrente locale di espressioni romanesche magari mutuate dalla fruizione di serial televisivi di ambientazione romani.
Un esempio, probabilmente, di globalizzazione mediatica e di perdita dei riferimenti linguistici ed idiomatici, legati alle culture locali.

Ma cos'è il maritozzo? La sintesi definitoria che si ricava da una ricerca su internet è la seguente: Il maritozzo è un dolce tipico del Lazio, in particolar modo della città di Roma. Il dolce è costituito da pane morbido preparato con pinoli, uva e scorzetta d'arancia candita e eventualmente tagliato in due, per lungo, lo si completa con panna montata. Il suo nome deriva dalla tradizione di offrire questo dolce in occasione dei maritaggi, cioè dei matrimoni: i futuri sposi lo portavano alle loro fidanzate, che amorevolmente li chiamavano maritozzi, cioè quasi mariti. E' un classico dolce da caffetteria, semplice o ripieno di crema o panna montata: è ottimo mangiato tal quale, tuttavia il maritozzo con panna è il complemento ideale del cappuccino mattutino delle tipiche colazioni romane.
Palermo, graffito su via della Libertà. Foto di Maurizio Crispi

 

 

Il contributo di due mie amici su Facebook
(Alberto Grasso)
"Questi dolci maritozzi sono detti anche quaresimali, poiché erano l'unica golosità concessa ad adulti e ragazzi in periodo di quaresima e venivano confezionati in ogni casa e panetteria romana. Il termine maritozzo, formatosi da marito con l'aggiunta del suffisso "ozzo", alternativo in senso scherzoso ed ironico, è dovuto, secondo alcune interpretazioni, al fatto che, quando questi dolci erano preparati e permessi solo nel periodo quaresimale, mariti ed amanti ne solevano fare dono alle loro donne nei venerdì di marzo, in pegno di rinnovato amore. Non manca chi (Belli e Seriani) vi ravvisa chiare simbologie sessuali, non infrequenti nelle forme di dolci e di pane sin dall’antichità, come, apprendiamo anche da Marziale che rimprovera a Lucus di scegliere per la sua amante i panetti più prelibati e confezionati in forme assai poco castigate. Sempre Marziale cita poi delle paste dolci, molto simili agli odierni maritozzi, le "adipata" preparate dal "pistor dulciarius" e servite alle "secundae mensae" (all'incirca il nostro dessert), assieme a frutta secca".

(Elina Grasso) "... a casa mia quando ero piccola chiamavano così la classica treccina con lo zucchero... Infatti, facendo una piccola ricerca su Google trovate questa variante"!

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Come sono arrivato qui

DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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