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12 giugno 2011 7 12 /06 /giugno /2011 09:17

baldo.jpgI cani, come sa chiunque li abbia frequentati, ci guardano, sempre intenti e seri e, a volte, adoranti.

Ci guardano di continuo. E soprattutto ci guardano se siamo i loro "padroni", non tanto nel senso del loro possesso, quanto piuttosto nella relazione di donazione di sé e di dipendenza d'elezione che ciascun cane domestico realizza nei confronti di un'unica persona che riconosce come una sorta di "dio-padrone".

Quello sguardo ci segue di continuo e non si stacca mai da noi: in nessuna relazione umana accade qualcosa di paragonabile, perchè ci sono sempre dei momenti di solitudine e di distanziamento dai nostri simili.

Se abbiamo un cane, invece, lui o lei non ci perdono mai d'occhio (o di naso) e anche quando sembra che stiano dormendo, sono sempre orientati verso ciò che facciamo: se ci alziamo per andare in un'altra stanza ci seguono, se carpiamo un momento di loro disattenzione e ci nascondiamo alla loro vista vengono subito a cercarci, utilizzando l'olfatto per mettersi sulle nostre tracce e, quando ci hanno ritrovato, scondizolano e ci leccano felici la mano.

Questo sguardo porta coloro che hanno la consuetudine domestica della vita condivisa con uno o più cani sono portati a ritenere che, dietro quello sguardo, ci siano degli affetti profondi e duraturi (Jeffrey Moussayef Masson, ex-psiconalista e convertito alla causa animalista lo ritiene e di ciò fanno fede numerosi libri da lui scritti sull'affettivativa di cani ed altri animali, tra i quali possimo citare "I cani non mentono sull'amore" per i tipi di Baldini e Castoldi) e forse anche dei pensieri, non come i nostri, ma dei pensieri sì, probabilmente, forse anche memoria: nessuno potrà mai saperlo, però, proprio perchè i cani non parlano.

Su questo assunto si basa il bel racconto di Franco Marcoaldi, Baldo. I cani ci guardano (Einaudi, 2011).

Qui, è il cane Baldo (un bel setter irlandese) ormai giunto alla rispettabile età di 11 anni a raccontare di sé e del rapporto con Uomo e Donna che, quando era in tenera età, lo hanno adottato portandolo con sé. Uomo diventerà rapidamente Dio-Padrone, mentre Donna rimarrà sempre Donna: Baldo come ogni cane riconosce un unico Dio-padrone.

Baldo, ormai malinconicamente al declino della sua vita, ripercorre tutte le tappe essenziali della sua vita, dall'adozione alle prime fasi della convivenza con gli Umani, alle disavventure giovanili scaturenti da un eccesso di intraprendenza, alla maturità, all'introduzione della compagna Nina e dell'arrivo di un figlio, Pozzo, ma anche del gatto Campa (Campanello).

Baldo ci dà la misura di una vita che si consuma tra autonomia e dipendenza, in una relazione che è sempre forgaita dal desiderio della condivisione di ogni cosa con il proprio Dio-Padrone, ma è inevitabile che egli faccia delle riflessioni del senso della sua vita e di quella degli umani che lo circando, manifestando in ciò una profonda saggezza, soprattutto mentre rievocando il suo passato si fa acuta la consapevolezza che non ne avrà ancora per molto.

Marco Marcoaldi, poeta e scrittore (già autore di un bel libro di poesie ispirate agli animali, Animali in versi per Einaudi), spinto dalla sua passione pe gli animali, ripercorre nello scrivere questo libricino, la strada già calcata da altri scrittori che hanno già raccontato o in forma narrativa o in forma diaristica del proprio cane e della propria passione per i cani in generale: come ad esempio Alberto Asor Rosa (Storie di animali ed altri viventi), Paul Auster (con il suo struggente Timbuctù) o Emanuele Trevi (con il suo I cani del nulla). In questo senso rende omaggio a chi l'ha preceduto, arricchendo la sua opera con una piccola preziosa bibliografia.



Sintesi del volume (dal risguardo di copertina)

Baldo è un cane tra gli altri, che attende il suo padrone. Ed ecco che in una frizzante mattina di settembre arrivano Uomo e Donna. E lo scelgono. E una scelta affidata al caso, frettolosa e superficiale, eppure in ballo c'è un'intera vita da trascorrere insieme. Così Baldo inizia a fare esperienza del mondo umano, pieno di ossessioni e di meccanismi astrusi e lambiccati. Poco alla volta comprende che gli uomini sono prigionieri di catene invisibili che li riportano sempre al punto di partenza. La dimensione da cui ci osserva, con occhio ironico e compassionevole, è quella di un presente assoluto, dei piccoli gesti che si ripetono, delle meravigliose scoperte legate alla semplicità dei sensi. Ma nella naturale accettazione del mondo per come è si nascondono considerazioni venate di profonda e involontaria saggezza che Baldo suggerisce al padrone, Uomo, invitandolo a disfarsi degli inutili fantasmi che accompagnano le sue giornate. Col passare degli anni, la speciale sintonia che li unisce produce un desiderio di sconfinamento l'uno nell'altro, un rapporto privilegiato, fatto di silenzi e dialoghi che si affidano all'ambiguo "gioco degli occhi", e che si realizza in uno spazio nuovo, a mezza via: quello della "felice confusione tra specie diverse".

 

 

 

 

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Come sono arrivato qui

DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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