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27 agosto 2013 2 27 /08 /agosto /2013 18:17

Leviatano, ovvero La Balena. Una magnifica incursione nel mondo delle Balene(Maurizio Crispi) Leviatano, ovvero La balena di Philip Hoare (Einaudi, Collana Frontiere, 2013)  è un libro che si fa leggere tutto di un fiato ed é un grandissimo tributo alla "balena", sotto il profilo animalistico, storico, letterario e quant'altro, scritto da uno che è appassionato del mare (come l'Autore ci spiega nella prefazione è nato a Southampton e, sin da piccolo, ha avuto con la distesa del mare una profonda dimestichezza e ne ha subito il fascino) e che, nello stesso tempo, ha una profonda passione per le balene che, del mare, rappresentano uno dei misteri più insondabili e che, forse, sono tra gli i mammiferi più longevi viventi sul nostro Pianeta.
Philip Hoare ci conduce in un lungo ed interessante viaggio seguendo le vie delle balene e della Balenerìa, un viaggio che si svolge nel tempo e nello spazio.
Già, perché - anche se ciò sembra paradossale - tutto quello che nel corso di circa tre secoli si è accumulato in un corpus di conoscenze sulle balene (e con questa parola del linguaggio di ogni giorno indichiamo tutti i diversi tipi di balena, dai Capodogli - i giganti del mare - ai Tursiopi) deriva dallo studio spesso puramente empirico dei cadaveri delle balene spiaggiate e di quelle selvaggiamente uccise nel corso di oltre tre secoli di spietata caccia, alla ricerca di tutto ciò che la balena poteva dare, olio, grasso, carne, fanoni, denti di un avorio meno pregiato di quello degli elefanti, ma sempre avorio.

Paradossalmente, la macchina di morte delle balene, messa a punto dagli uomini, è diventata anche uno strumento (anzi, l'unico) di conoscenza delle balene e della loro straordinaria fisiologia.
Le balene, come ci mostra Hoare nel corso dell'appassionante viaggio attraverso cui ci conduce per mano - facendoci appassionare e palpitare -, sono autentici esseri delle meraviglie: il suo libro, scritto nella forma di saggio "soggettivo", rappresenta forse l'equivalente nei nostri tempi del capolavoro letterario di Hermann Melville, Moby Dick, o La Balena che, pur essendo un romanzo - metafisico - quanto vogliamo -, può essere letto come un immenso e vasto trattato sulla balena.
Hoare, nel corso della sua lettera, ci spinge a conoscere le balene intimamente e, alla fine ad amarle e ci conduce in un percorso che passa anche attraverso i luoghi che hanno alimentato la caccia spietata alle balene, partendo dai più antichi situati nel Nord America a quelli dove la caccia si è ancora svolta - malgrado le convenzioni internazionali varate per porre rimedio alla minaccia di estinzione di molte specie di cetacei - sino a recente (le isole Azzorre).
E gli ultimi capitoli - come è giusto che sia - sono dedicati ad un auspicabile futuro in cui le Balene, forse portatrici di una saggezza antica che solo in parte possiamo comprendere, saranno soltanto oggetto  di osservazione e di meraviglia.

 

Leviatano, ovvero La Balena. Una magnifica incursione nel mondo delle BaleneL'autore. Philip Hoare (nato a Southampton nel 1958) è un prolifico saggista (sei i saggi al suo attivo) ed é un collaboratore della BBC con la quale ha realizzato numerosi documentari, alcuni dei quali sono stati poi tradotti in libro.
Possiede una profonda vena saggistica, supportata da una vasta cultura, ma anche da una forte passione di tutto ciò di cui si occupa e, per questo motivo, i suoi scritti hanno sovente come filo conduttore una forte dimensione diaristica, che si manifesta nella narrazione di personali esperienze e nell'introduzione del suo punto di vista personale sugli argomenti che tratta, cosa che li rende più vivi e palpitanti.
Leviatano, ovvero La Balena è il suo primo libro tradotto in Italiano.
C'è da sperare che Einaudi ci proponga presto alcuni degli altri suoi saggi.
 

 

 

(Dal risguardo di copertina) Una balenottera, ha il cervello più grosso del mondo, un cuore che batte dieci volte in un minuto e una fisiologia meravigliosamente adattata alla vita marina, tanto che non ha bisogno di bere acqua dolce. Le balene sono state miniere di materie prime, in grado di soddisfare quasi tutti i nostri bisogni: le loro interiora si sono trasformate in corde di racchette, corsetti per signore, tasti di pianoforte; l'olio di balena si trovava nella margarina, nel linoleum e nel sapone, e prima dell'avvento dell'elettricità, ha illuminato per anni le notti dell'uomo. I cetacei erano simboli di ricchezza e potere: la corona britannica era consacrata con l'olio di balena, e un dente di balena istoriato con il sigillo presidenziale accompagnò Kennedy nel suo ultimo viaggio. La moglie l'aveva acquistato come regalo, ma il presidente non fece in tempo a vederlo e la sera prima del funerale Jacqueline lo mise nella bara del marito. Un gesto d'affetto e dal forte valore simbolico, che rimandava ai re medievali sepolti con i simboli del potere, come talismani che riflettevano il valore di chi li aveva posseduti. Partendo di volta in volta da un aneddoto, una storia, un ricordo personale, una pagina di libro epico o sacro, un esperimento scientifico o una esplorazione geografica, Hoare ricostruisce con maestria mondi interi, scoperte meravigliose nello spazio e nel tempo (e soprattutto in mare).

 

 

 

Quello che segue è un saggio in Inglese sul volume recensito.


A writer follows in Herman Melville's wake, hunting for meaning in the unknowable whale

Philip Hoare is obsessed with whales. Not only that, he's obsessed with a fictional character, Captain Ahab, obsessed with a fictional whale, Moby-Dick; plus he's obsessed with the writer, Herman Melville, who created that landmark of American literature.
This scintillating, scattershot, blunderbuss of a book sees him examining all of these obsessions, following in the real-life footsteps of Melville, the literary footsteps of Ahab and the watery fluke-splash of numerous whales, as he details man's complex and often contradictory relationship with these leviathans over the ages.
Leviathan or, The Whale is an impossible book to categorise. It starts with memoir, Hoare describing his formative encounters with a killer whale at Windsor Safari Park, and a sad-eyed beluga whale in a Coney Island tank. From there we get large swathes of biology, history, social commentary, travelogue, literary criticism, biography and personal observational stuff which verges on the spiritual at times.
It shouldn't all work together but it does. Throughout the book, Hoare's unbridled enthusiasm for his subject is infectious. But this is no gushing soliloquy on the wonders of the world's largest animal. Hoare has clearly done a huge amount of research into his topic, and it acts as an anchor which stops the writing, in his more fanciful moments of exploring the myth and mystery of whales, from swimming off into the briny deep.
One of the most remarkable things to emerge from this book is the fact that we still know so little about whales. It was only in the 1970s, after man had walked on the moon, that a whale was even photographed underwater in its natural habitat. Even now, there are vast gaps in our knowledge of whales' methods of communication, social structures, migration patterns, hunting techniques and mating habits.
And yet this book is filled with fascinating nuggets of information on virtually every page. For example, recent research on elusive bowhead whales has found specimens which are well over 200 years old, and the current scientific thinking is that we have vastly underestimated the life span of whales in the past. Imagine, the same whale that inspired Melville to write Moby-Dick in 1851 could still be cruising the oceans today.
Or, did you know that if a narwhal loses its tusk, another narwhal will break off the end of its own tusk in the wound to reduce its compatriot's pain? Or that a sperm whale eats one hundred million tons of fish a year, including whole sharks and giant squids? Or that the heart of a blue whale is the size of a car?
The biological facts of whales are overwhelming, as is the extent of man's whaling industry over several hundred years. Hoare travels extensively around former hotbeds of the industry, mostly on America's eastern seaboard, from Nantucket to New Bedford, Cape Cod to Provincetown. These sections manage to mix astute and perceptive travel writing with history, as the author details the huge scale of the enterprise: hundreds of ships harpooning thousands of whales a year for more than 200 years. Hoare is unflinching but non-judgemental in his accounts of the trade. Shockingly, the number of whales being killed each year reached a peak as late as the 1950s, and it was only in the 1960s that the tide of public opinion began to move in favour of the conservation of these magnificent beasts.
Partly, that was down to the ubiquitous nature of whale products. Used for everything from lighting to lubrication to clothing, whale products remained much in demand until very recently. Indeed, the main perfume manufacturers still use ambergris, a strangely unctuous substance created in whales' stomachs to assist the passing of giant squid beaks, in creating their latest scents.
In visiting these whaling ports, Hoare is also seeking to get closer to Melville, who sailed on whaling ships as research. Hoare spends a long time discussing Melville and his famous book, but it's never laborious or tedious literary criticism; more an enthusiastic critique of the idea of whale as metaphor, as myth, as eternal mystery. These sections are also full of interesting asides and small revelations, such as the fact that Turner's enigmatic whaling paintings were a big influence on the direction which Melville's book eventually took.
Like anyone discussing his or her obsessions, Hoare tends to go over the top at times, most obviously in the sections in which he concentrates on his own relationship with whales. His tendency towards anthropomorphism, hyperbole and mysticism is excusable at first but ultimately a little jarring.
His quest to get closer to whales is physically successful but mentally less so, as he concludes that these vast and emblematic creatures of the deep are essentially unknowable to humans. Nevertheless, as a byproduct of that obsessive quest, this thoroughly engaging, rigorously researched and often revelatory book is a joy to read and one which Melville, surely, would have appreciated.

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Come sono arrivato qui

DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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