Quando ancora stavamo in Viale Regina Margherita, cioè sino ai miei 12 anni, d'estate non sempre era possibile andare al mare.
A Giugno - e per tutto il mese - la mamma era ancora impegnata con la scuola e papà lavorava.
Quindi, si stava a casa (io stavo a casa, perchè Salvatore durante la settimana, sino al venerdì sera, stava all'Ospizio Marino).
Ma la casa - con le sue due esposizioni - era ben ventilata, fresca e piacevole (e da piccolo mi piaceva molto stare a casa, con i miei giochi e con tutto il resto).
Per tutto il mattino i letti della nostra stanza stavano disfatti per far prendere aria ai materassi.
Spesso e volentieri, mi mettevo seduto sulla rete metallica (che si usava a quel tempo) con la schiena appoggiata al materasso (era di lana) ripiegato a quadrato (come doveva essere tenuto secondo il regolamento, "a cubo", nelle caserme, durante le ore del giorno).
Passavo ore a leggere le storie di Topolino (aspettavo sempre con ansia che uscisse il nuovo numero settimanale) e i romanzi di Salgari e di Verne (letti e riletti, alcuni sino a sette-otto volte).
Di quelle mattinate trascorse nell'ombrosa frescura di casa, ricordo i rumori alacri provenienti dalla cucina dove la nonna Maria e la fedelissima Marietta, la nostra governante a tutto servizio, si affacendavano per allestire il pranzo.
E ricordo ben vivido il profumo di frittura dei dischetti di zucchine o delle melanzane tagliate a tocchetti, per il condimento della pasta o di quelle a fette per la Parmigiana, oppure, ancora, quello di uno dei miei piatti preferiti che era uno stufato misto (ma preparato in padella) di peperoni e patate. E badate bene che, a quel tempo, gli ortaggi e i frutti erano tutti rigorosamente di stagione: oggi, con il mercato globale il concetto di "prodotto di stagione" si è perso definitamente. Ma in certi periodi dell'anno di alcuni tipi di frutta o di ortaggi non si sentive la mancanza: il fatto che quei prodotti sparissero dalla nostra tavola e poi vi ritornassero, ci dava l'impressione di vivere in un tempo che era governato da una ciclicità, all'interno di macrocicli più lunghi ed ampi.
Qualche volta, tra una lettura e l'altra, facevo un rapido blitz in cucina per rubare qualche piccolo assaggio e la nonna tollerava queste incursioni senza sgridarmi.
Qualche volta, quando mi stancavo di leggere, architettavo qualcuna delle mie monellerie (che poi i racconti di mia madre ai parenti resero mirabolanti e "celebri", degne di Gianburrasca): d'estate uno dei miei "scherzi" preferiti era quello di infilare pezzi di ghiaccio nel collare del grembiule della signora che lavorava da noi di mattina. Ed ero deliziato nel sentire le sue grida di disappunto, quando sentiva il freddo a contatto della pelle...
Proprio a partire da giugno, sul davanzale della finestra del corridoio, c'era sovente un cesto pieno di pesche montagnole che sprigionavano il loro profumo. Prima ancora a maggio, occhieggiava su quel davanzale, un bel cesto di ciliegie. Sullo stesso davanzale, c'era - coperta da un panno, per mantenerla fresca e proteggerla dalla polvere - una caraffa piena d'acqua fresca per chi volesse dissetarsi.
Affacciata alla finestra che affacciava sul cortile interno, posta specularmente di fronte alla nostra, la prozia Irene si affacendava con il suo "frigorifero" estivo che era una cassettina di legno appesa al davanzale e dove, grazie all'ombra perenne, la temperatura si manteneva fresca anche nei giorni più assolati. Qui, lei teneva gran parte della frutta estiva (mentre - d'inverno - la stessa cassettina di legno funzionava come ghiacciaia pensile per il burro ed altri alimenti deperibili).
Ma noi già da qualche tempo - seguendo l'onda della modernità - avevamo acquisito il nostro primo frigorifero (uno con lo sportello tutto bombato, senza il freezer come lo intendiamo noi oggi, ma soltanto con un piccolo scomparto dove si potevano ottenere con le apposite formelle i ghiaccioli). Si trattava del mitico Frigorifero Fiat, prodotto dalla Fiat negli anni Cinquanta su licenza dell'americana Westinghouse, di cui ben pochi (a parte quelli della mia età) hanno ancora un ricordo.
E pertanto con l'arrivo del frigo (che con una certa affettazione esterofila veniva anche chiamato "frigidaire", alla francese) avevamo rinunciato alla tradizionale ghiacciaia, funzionante d'estate grazie alla barra di ghiaccio che ci veniva consegnata a domicilio ogni due o tre giorni.
Insomma, cose d'altri tempi...