Significativamente, iI romanzo - nella forma di un memoir ottocentesco, è arricchito da una bella prefazione di Luca Crovi, dal titolo "Cerchiamo di dare un volto a Jack".
Il personaggio di Jack lo Squartatore, il prototipo dei serial killer "reali", come Mr Hyde lo è di quelli letterari e Hannibal Lecter (nell'interpretazione di Anthony Hopkins) di quelli cinematografici, non cesserà mai di tormentare le fantasie.
Soprattutto perchè l'dentità del serial killer che con le sue gesta tormentò la socità vittoriana, operando soprattutto nei confini dell'allora malfamato East End londinese e nella zona di vicoli e stradine oscuri e maleodoranti che si estendeva tra i dock e Whitechapel, non fu mai scoperta, né egli fu mai catturato, benchè la polizia londinese, e Scotland Yard in testa (con l'Ispettore Abberline), avessero messo in campo un grande dispiegamento di forze e iniziato ad adoperare, proprio in quel frangente, moderni sistemi scientifici di indagine.
Fatto sta che dopo aver terrorizzato la buona società di benpensanti con le sue torbide e crudelissime imprese Jack lo Squartatore scomparve nel nulla, lasciando dietro di sé molti interrogativi irrisolti.
Sicché, furono molti quelli che si spinsero a congetturare, sia in forma letteraria, sia nella forma del saggio letterario (vedi ad esempio il saggio di Patricia Cornwell al riguardo).
Tutte ipotesi che non hanno più potuto trovare conferma: ma del resto anche nella vita reale alcuni serial killer scompaiono nel nulla (a volte perchè semplicemente muiono, a volte perchè vengono arrestati per altri reati, a volte semplicemente si "ritirano".
Nell'attribuire a Jack lo Squartatore l'identità di un eminente medico e psichiatra vittoriano, Clanash Farjeon (pseudonimo in realtà di Alan John Scarfe, che ha una sua parallela carriera come autore e attore di teatro), alimenta appunto questa terza ipotesi: l'assassino seriale londinese si defila, perchè l'uccidere selvaggio cessa di aver significato per lui.
Si tratta del rispettato Lyttleton Stewart Forbes Winslow, personaggio realmente vissulto nella Londra vittoriana: medico e alienista, a sua volta figlio di un medico alienista, di cui Clanash Farjeon, alias Scarfe riporta i diari (che sono una sintesi delle sue "Recollections of Forty Fears", pubblicate tardivamente, nel 1910.
Winslow è il tipico rappresentate di un'epoca e di una società che non concedevano spazio alcuno all'espressione della sessualità e, in più, era cresciuto in forte conflittualità con la figura paterna: i suoi delitti - secondo l'interpretazione di Scarfe - cominciano così in una sorta di delirio di onnipotenza alla ricerca della condizione dello juggernaut, poi di una condizione superominica di stampo nitschiano e, infine, alla ricerca di un'illuminazione trascendente che, pur con l'incremento della violenza sanguinaria, non giungerà mai.
Il Cielo, per lui, rimarrà muto e vuoto e non da risposte.
Il percorso interiore (devastante e cinico, al tempo stesso) di Winslow viene illustrato nei dettagli e con competenza (anche linguistica e di stile). Sono densi i riferimenti letterari e alla società del tempo e alle piccole e grandi manie dei personaggi appartenenti a quel livello sociale (e proprio per rendere comprensibili tali riferimenti, ogni capitolo è corredato da un ricco apparato di note).
Il libro è godibile è consente di compiere un viaggio nella mente dello Squartatore, credibile ed intrigante, comprese anche le numerose incursioni nel piano delle investigazioni come esperto di medicina forense e di persona informata sui fatti, le full immersion nei quartieri malfamati alla ricerche di vittime da predare, le diquisizioni di un tipico rappresentante dell'epoca vittoria che si lascia trascinare dal vortice delle trasgressioni in una società che rendeva avvincente tutto ciò che andava oltre le convenzioni e il perbenismo finto e moraleggiante.
In definitiva, lo Squartatore di Clanash Farjeon viene presentato come un personaggio conflittuale (nei riguardi del padre e della società del tempo) che tenta di trovare una sua via attraverso le uccisioni ripetute (che asumono un carattere quasi magico-rituale), alla ricerca della condizione dello Juggernaut (che Winslow attinge dalla lettura dello stevensionano Lo Strano caso del dottor Jekyll e Mr Hyde) o e del superominismo nitschiano e che tenta di giustificare come ricerca di una visione o di uno stato della mente diverso.
E che, alla fine, decide di tornare alla normalità, dentro i canoni borghesi del tempo, dopo aver tanto osato, ma senza aver trovato nulla alla fine.
"Girai la chiave nella serratura e impugnai il coltello che avevo confiscato all'alcolista. Lo avevo conservato, come ebbi già modo di dire, a titolo di semplice curiosità. Ma ora... stringerlo tra le mani mi procurava una momentanea sensazione di gioia. Mi avvicinai alla finestra rischiarata dalla luce lunare e lo esaminai accuratamente, come se fossi in uno stato ipnotico. Quando guardai fuori nella notte, il pensiero di ciò che mi accingevo a fare mi investì con una certezza che mi fece formicolare il sangue...".
Come poté "un padre di famiglia appartenente alla migliore borghesia, uomo di considerevole successo nella sua professione" diventare il mostro di Whitechapel?
Perché ebbe inizio quella carneficina? Perché si arrestò? Ecco a voi il racconto di quei fatti come mai vi è stato narrato