Le albe si susseguono.
I giorni passano
E gli anni
Le albe a volte si tingono di rosso sangue
Altre volte sono pallide e smunte
Oppure i loro cieli sono screziati di strie chimiche
I grattacieli lontani, intangibil,
scintillano di notte
di mille luci lasciate accese
e, di giorno, assumono colori cangianti
spesso riflettono i colori del cielo
e si fanno iridescenti
A volte, sembrano d'oro,
altre volte, si accendono dei colori di un fuoco che arde
inestinguibile,
di bagliori crudi e violenti
Sono come dei fantasmi
espressione di tutto ciò che lontano,
irrangiungibile,
indifferente
li guardo ogni giorno,
più volte,
mi interrogo sull'enigma che rappresentano,
sulla loro natura
Vederli là ergersi come montagne,
parte consuetudinaria del paesaggio,
e del mio orizzonte,
eppure nello stesso tempo simbolo di ciò che è altro
A volte sono dominati da nuvole rosate
a volte è la luna piena ad ergersi dietro uno di loro
ad incoronarli
con un fulgido diadema
Potrei partire un giorno
alla loro scoperta
I gabbiani strillano e si rincorrono nel cielo,
senza tregua
Un viaggio alla scoperta
ma incerto ed insicuro.
Mi affaccio fuori, al balcone,
l'aria è ancora fresca e frizzante,
mi sporgo e guardo in alto
alla ricerca di presagi,
ma vedo soltanto
poderosi uccelli di ferro
che solcano il cielo da Est ad Ovest
e da Ovest ad Est,
come fa il Cuculo
Uccelli senz'anima
E finisco per rientrare,
al caldo e al sicuro
Il viaggio, lo rimando ad un altro giorno
Ma i grattacieli rimangono là fuor,
a ricordarmi,
ad interrogarmi e a farsi interrogare
Foto di Maurizio Crispi