(Maurizio Crispi) Per anni ho tenuto regolarmente un'agenda. Era una sorta di "libro mastro" per le cose pratiche da fare e già fatte, ma anche un "caro diario", dove annotare gli eventi salienti di ogni giornata.
E anche laddove non vi fosse nulla di significativo da segnalare, c'era sempre qualche annotazione apparentemente banale da scrivere, come il titolo del film appena visto (e un telegrafico parere su di esso).
In ogni caso, l'annotazione delle cose prosaiche, gli appuntamenti con i pazienti (quando ne vedevo), oppure le spese fatte (anche quelle più minute) erano come dei punti di repere che mi consentivano di ricordare con facilità la struttura di un'intera giornata, quando sfogliavo le agende dell'anno in corso andando a ritroso da una pagina all'altra.
Da alcuni mesi, ho abbandonato quest'abitudine.
Un po' perchè sono stato distolto da molte cose accadute nella realtà e non ho avuto più tempo per indulgere alla pratica ossessiva (e un po' ritualistica) delle annotazioni.
Un po' perchè la parte diaristica si è naturalmente spostata verso la scrittura con l'ausilio del PC e nell'aggiornamento dei blog e del profilo FB.
Sostanzialmente, il mantenimento di un agenda cartacea ha perso per me il suo richiamo e si è svuotato di senso.
Eppure, guardando l'agenda del 2013, rimasta improvvisamente priva di aggiornamenti, dopo un periodo in cui li aggiungevo "cumulativamente", mi sento un po' in colpa oppure come se fossi stato derubato (io stesso il ladro di me stesso) di qualche cosa.
Guardando gli spazi dei giorni vuoti, avverto un lancinante vuoto di memoria: come se quelli di cui non ho fatto annotazioni fossero dei giorni definitamente perduti, avvolti nelle nebbie del tempo.
So bene che non è così, eppure è questa la sensazione.
Forse, aggiornare regolarmente un diario (che non sia pubblico come un blog) ha a che vedere di più con una nostra dimensione di vita segreta ed occulta, con la nostra attività fantastica e condita di desideri inconfessabili e non condivisibili, perchè quelle agende diaristiche non sono fatte per essere condivise, specie se uno ci annota proprio tutti gli accadimenti, reali e non.
Ecco, forse è quest'aspetto che negli ultimi tempi è svanito, rendendo l'utilizzo di un agenda meno attuale per me: il volermi tenere avvinto con tutte le forze - come se ciò fosse fonte di preziosa energia da riversare nella vita esterna - ad una dimensione segreta ed arcana della mia vita interiore.
La vita segreta, quella che scaturisce dalle nostre fantasie, ci serve per rinvigorire il nostro vivere quotidiano: se io - per il momento - l'ho abolita, senza sentirne alcuna nostalgia, ciò è indubbiamente un buon segno: perchè esprime che ci che ho al momento lo vivo con pienezza e che non desidero altro posto dove andare.
Come Odisseo, al termine delle sue inquiete peregrinazioni, ho piantato il mio remo nella terra fertile di Itaca e il remo ha germogliato trasformandosi in un solido ulivo.