(Maurizio Crispi) Cosa posso dire di "La mia Londra", nuovo libro - fuori dalle usuali opere di nrrativa - pubblicato per i tipi di Giunti editore (2014, Collana "Italiana") da Simonetta Agnello Hornby , siciiana che si è impiantata a Londra a partire dagli anni Sessanta?
Sicuramente che mi è capitato tra le mani, mentre nella mia libreria preferita scartabellavo tra le novità esposte sul bancone e che sin da subito - prima ancora di sfogliarlo - ho deciso che l'avrei letto, benchè l'incontro con l'opera prima della stessa autrice ("La Mennulara") non avesse dato esito alcuno, nel senso che non fui capace di leggere il libro allora (forse dovrei riprovarci adesso).
Mi son detto, "Perfetto! Sarà il mio prossimo libro di lettura londinese: visto che sto a Londra, cosa potrà esserci di meglio che confrontarmi con un'altra persona - siciliana come me - che é vissuta e continua a vivere qui a Londra"?
E, in effetti, l'ho letto sin da subito con tanto entusiasmo, perchè offre in brevi sintetici capitoli non solo dei possibili percorsi di scoperta della capitale britannica, ma anche perchè fornisce degli elementi di conoscenza biografici su una siciliana che ha cominciato a vivere a Londra, dove poi ha anche lavorato da Avvocato,
Il volume, quindi si muove costantemente sul doppio binario della rievocazione biografica e dell'amarcord - soprattutto nella prima parte - e su quello della costruzione di una geografia di Londra in una serie di possibili e straordinari percorsi, sempre visti attraverso la soggettivivià della narratrice: per non parlare poi di tutte le circostanze in cui vengono offerte al lettore interessanti pillole sulla "britannicità".
Insomma, non si tratta di un semplice baedeker, ma di un diario che illustra intimi percorsi di conoscenza londinesi, molto personalizzati dallespecifiche preferenze dell'autrice e dai suoi ricordi.
Per uno che come me sta a Londra da pochi mesi soltanto è interessante mettersi a confronto, anche se - per semplice ubicazione geografica - io sono un "Eastender" e l'East End - per quanto interessantissimo sotto il profilo storico e delle cose interessanti da vedere e da sperimentare non fa troppo parte degli intinerari preferiti della Hornby.
Mi piace il confronto delle esperienze: e La mia Londra sin dall'inizio ho cominciato a leggerlo avidamente, anche perchè ho pensato che dalla sua lettura avrei potuto imparare qualcosa di nuovo e avere nuovi stimoli, così come il saggio di Peter Ackroyd, I Sotterranei di Londra (Neri Pozza, 2014) era stato per me una preziosa fonte di informazioni e di curiosità sulla Londra sotterranea e, inevitabilmente, sul Tamigi e sui suoi affluenti tutti - al giorno d'oggi - non più visibili.
All'inizio sono stato davvero entusiasta, tant'è che ho cercato di mettermi in contatto con l'autrice per esprimere la mia ammirazione e il mio interesse. Cosa che, peraltro, spesso ho fatto con altri autori, ottenendo il più delle volte delle risposte, da quelle articolatissime ed entusiaste a quelle semplicemente garbate e cortesi.
Ecco cosa le ho scritto.
(Conversation started July 15, 7/15, 11:13am) Sto leggendo con grande piacere il suo "La mia Londra"... di cui apprezzo particolarmente l'intersezione tra il piano dei riferimenti personali (misurati) e quello delle notazioni londinesi incluse nella grande griglia di riferimento del pensiero di Samuel Johnson...
Vivo per il momento qui a Londra con mia moglie e con il mio secondo figlio che ha da poco fatto il suo primo compleanno.
Abitiamo nell'East End a pochi passi dal Watney Street Market.
Mi ritrovo in tante delle cose che Lei scrive su Londra anche se molte zone non le conosco granché: proprio perché Londra è davvero troppo grande per poterla conoscere tutte e noi siamo in fondo dei North Londoner...
Ma nella zona in cui vivo mi muovo a piedi con un raggio di azione di 2-3 chilometri e il fatto sorprendente é che ogni giorno scopro delle cose nuove, a volte grandi cose, per esempio i grandi docks e il modo in cui sono stati trasformati, e i canali spesso meta di lunghe passeggiate, ma più spesso piccoli dettagli, apparentemente insignificanti.
In queste piccole, quotidiane, scoperte (mi ritrovo spesso a passeggiare, perché mia moglie lavora, mentre io che sono in pensione mi occupo di Gabriel) sono aiutato dal mio occhio fotografico: amo molto fotografare e, a volte, scrivere dei commenti alle mie foto.
Molte delle mie impressioni londinesi le pubblico sul mio blog che si chiama "Frammenti e Pensieri Sparsi" (di cui accludo il link).
Sono di Palermo, dove ho vissuto e lavorato da psichiatra e psicoterapeuta per la maggior parte della mia vita, con l'eccezione di questo cambiamento, sopravvenuto di recente, come una nuova vita.
Confesso che non ho letto ancora i suoi romanzi pur avendo acquistato a suo tempo il primo (La Mennulara). A volte si arriva a leggere un autore, non perché il mercato dice di leggerlo, ma per altre vie, andando successivamente a ritroso nel tempo alla ricerca delle sue prime opere.
Nella mia ultima visita a Palermo, non appena ho visto il suo volume sui banchi della mia libreria di fiducia, l'ho preso immediatamente senza nemmeno sfogliarlo con l'idea di riportarlo a Londra con me, dove ho cominciato a leggerlo immediatamente, intersecandolo con altre letture in corso.
Come si potrebbe dire? Un amore a prima vista, come capita in modo speciale nei confronti di certi libri in cui ci capita di imbatterci.
Mentre scrivo queste parole, mio figlio dorme tranquillo. Al termine della mia lettura, avrò il piacere di scrivere una recensione al suo volume e di pubblicarlo sul mio blog, ovviamente che funge da contenitore delle mie modeste attività giornalistiche (mentre mi avviavo all'età della pensione come medico, ho acquisito i titoli necessari per entrare a far parte dell'Ordine dei Giornalisti, realizzando un ponte di collegamento - molto desiderato negli anni precedenti - con mio padre).
Spero di non averle sottratto troppo tempo, e la ringrazio comunque dell'attenzione.
Cordiali saluti
Devo dire -purtroppo - che la mia lettera, a tutt'oggi, è rimasta senza risposta, nemmeno la più semplice e garbata: questa assenza di risposta, mi ha portato a leggere ciò che mi restava del libro con un sottile velo di antipatia, poichè mi ha indotto a pensare che nelle sue scelte e nelle sue preferenze e nel modo di argomentare vi fosse - serpeggiante un modo di guardare alle cose con il naso un po' puntato all'insù, tipica di un modo di relazionarsi al mondo permeato di una certa aristocratica supponenza (malo dico in maniera assolutamente benevola) con una serie di piccole idiosincrasie ed inevitabili preferenze.
Ma ciò detto, credo che il libro sia da leggere perchè conduce per mano in un affascinante viaggio in luoghi di Londra insoliti ed affascinanti e di questa molteplice città - ma anche dell'autentico spirito britannico -è un ottimo strumento di conoscenza.
Per la Hornby l'avere scritto questo volume è stato indubbiamente un grosso tributo d'amore alla Londra in cui ha vissuto per gran parte della sua vita e alla città che l'ha adottata, ma ha voluto e essere anche un tributo al pensiero e allo sguardo acuto di Samuel Johnnson che, arrivato a Londra da "straniero" e senza soldi, divenne nel corso del tempo il suo più acuto intellettuale e una delle menti più coltivate del suo tempo e forse anche nell'intero panorama della cultura britannica.
E' come se la Hornby, arrivata a Londra a 27 anni - esattamente alla stessa età di Johnson quando giunse nella capitale - desideri sottolineare che ogni percorso sia messo in forma dal pensiero stesso di Samuel Johnson, stabilendo di volta in volta una connessione tra il suo personale vertice di osservazione e quello di Johnson, letterato e pensatore: ogni capitolo infatti si apre con un suo aforisma appropriato.
Ma è soprattutto per dire che di Londra, benchè si pensi di conoscerla a fondo, non ci può mai stancare, perchè c'è sempre da scoprire qualcosa di nuovo e ci si può sempre imbattere in qualcosa che è capace suscitare meraviglia, interesse, curiosità.
"Per godersi Londra non c'è infatti alcun bisogno di essere un intellettuale, basta avere una mente aperta e curiosa. L'idea di Johnson é che qualsiasi cosa può suscitare interesse e stimolare l'intelletto, e dunque impedire il ristagnare, o l'evaporare, della riserva di curiosità naturale di un individuo. Osservare Londra e i suoi abitanti porta alla scoperta di piccole gemme segrete, che si offrono soltanto a chi sa cercarle e che mi hanno permesso di godere al massimo della mia città di adozione e di aumentare il godimento della vita in generale" (ib., p. 6).
(Dal risguardo di copertina) Simonetta Agnello arriva sola a Londra nel settembre 1963 - a tre ore da Palermo, è in un altro mondo. La città le appare subito come un luogo di riti e di magie: la coda nella fila degli aliens al controllo passaporti; l'autostrada sopraelevata diventa un tappeto volante. La paura di non capire e di non essere accettata forza impietosa il passaggio dall'adolescenza alla maturità. Diventa Mrs. Hornby. Ha due figli. Tutta una vita come inglese e come siciliana. Ora Simonetta Agnello Hornby può riannodare i fili della memoria e accompagnare il lettore nei piccoli musei poco noti, a passeggio nei parchi, nella amatissima casa di Dulwich, nel fascinoso appartamento di Westminster, nella City e a Brixton, dove lei ha esercitato la professione di avvocato; al contempo, cattura l'anima della sua Londra, profondamente tollerante e democratica, che offre a gente di tutte le etnie la possibilità di lavorare. Racconto di racconti e personalissima guida alla città, questo libro è un inno a una Londra che continua a crescere e cambiare: ogni marea del Tamigi porta qualcosa o qualcuno di nuovo per farci pensare e ripensare. Gioca in tal senso un ruolo formidabile la scoperta di Samuel Johnson, un intellettuale che vi arrivò a piedi, ventisettenne, alla ricerca di lavoro; compilò il primo dizionario inglese ed è considerato il padre dell'illuminismo inglese.
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(La recensione di IBS) Di Simonetta Agnello Hornby conosciamo quasi tutto. Della sua storia familiare sappiamo attraverso i suoi romanzi più riusciti, ambientati tra Agrigento e Palermo, all’interno della sua famiglia di nobili origini. La sua passione per la cucina, invece, ha riempito le pagine dei suoi saggi e anche la sua attività di avvocato e giudice minorile è stata oggetto di attenzione da parte degli editori italiani. Il motivo è certamente la grande abilità di scrittura dell’autrice, capace di appassionarsi e appassionare di conseguenza il lettore anche sulle questioni apparentemente marginali della sua vita.
Mancava sullo scaffale un elemento, forse il più affascinante in tutta la sua vicenda biografica, che è la ragione per cui il suo italianissimo cognome, Agnello, viene seguito da quel misterioso “Hornby”. Sposata con un uomo inglese e residente a Londra da più di quarant’anni, Simonetta Agnello Hornby dedica queste pagine alla sua città di adozione e scrive un diario appassionato della sua permanenza a Londra che diventa alla fine quasi la biografia di una città e dei suoi abitanti.
Dal suo primo viaggio, nel 1963, subito dopo il liceo, per apprendere la lingua, fino al trasferimento nel 1972, quando decide di mettere su famiglia nella capitale britannica. L’unica città metropolitana d’Europa e la più civile e all’avanguardia di tutte le altre, è una città capace di ammaliare con il suo continuo e eterno trasformarsi. I giovani che approdano a Londra negli anni Sessanta e Settanta vestono e agiscono come una tribù metropolitana che non si stanca mai di stupirsi per tutto quello che li circonda. La Londra Vittoriana, quella Tudor e quella contemporanea si avvicendano senza soluzione di continuità, in un caleidoscopio di immagini che non possono lasciare indifferenti, soprattutto se si è una giovane diciassettenne appena arrivata dalla periferia del mondo.
Una fascinazione che l’autrice descrive in maniera magistrale, anche attraverso le parole del noto intellettuale illuminista inglese Samuel Johnson, che è uno dei suoi numi tutelari e che apre con una sua massima estremamente british tutti i capitoli di questo libro. Sono le sue parole a descrivere meglio l’esperienza londinese dell’autrice e di tanti altri giovani che ogni anno vi approdano, da sempre, come fosse la terra della libertà. “Quando un uomo è stanco di Londra, è stanco anche di vivere; perché Londra offre tutto ciò che la vita può offrire”.
In fondo basta solo superare quell’ostilità iniziale che ogni metropoli oppone al viaggiatore distratto. Simonetta Agnello Hornby scopre l’anima più nascosta della città e la descrive con grande partecipazione e intensità. Mano a mano che la narrazione prosegue però ci accorgiamo che la città cambia forma, da metropoli per studenti diventa la terra natale dei suoi figli, diventa una città elegante e accogliente, che offre tutte le comodità e le migliori occasioni per godersi la vita anche alle famiglie e ai professionisti affermati. I quartieri, le piazze, i musei sconosciuti ma anche le chiese e persino le strade nascoste tra i palazzi, vengono descritte sin nei minimi dettagli. Un libro che ci farà venire voglia di partire subito.
Nota biografica sull'autrice. Simonetta Agnello Hornby è nata a Palermo e vive dal 1972 a Londra, dove svolge la professione di avvocato dei minori ed è stata per otto anni presidente part time dello Special Educational Needs and Disability Tribunal. La Mennulara, il suo primo romanzo, pubblicato da Feltrinelli nel 2002 e tradotto in tutto il mondo, ha vinto i premi Alassio 100 libri, Forte Village, Stresa e Novela Europea Casino de Santiago. Con Feltrinelli ha pubblicato anche La zia marchesa (2004; “Audiolibri - Emons Feltrinelli”, 2011), Boccamurata (2007), Vento scomposto (2009), La monaca (2010), La cucina del buon gusto (con Maria Rosario Lazzati; 2012), Il veleno dell’oleandro (2013), Il male che si deve raccontare (con Marina Calloni; 2013) e Via XX Settembre (2013). Ha inoltre pubblicato: Camera oscura (Skira, 2010), Un filo d’olio (Sellerio, 2011), La pecora di Pasqua (Slow Food, 2012) e La mia Londra (Giunti, 2014).