(Maurizio Crispi) Sono un vero maniaco dei romanzi di Stephen King, altrimenti catalogabile con il termine coniato dal Re in persona come suo "fedele lettore".
E' da prassi andare in libreria a prendere ogni suo volume, nello stesso giorno in cui fa la sua comparsa su scaffali, espositori, vetrine.
Per me, é del pari di prammatica, acquistarne sempre una copia in più che faccio impacchettare in confezione regalo dopo aver scritto una dedica ad hoc, per recapitarla quindi nella portineria dello stabile dove vive la mia cara amica Anita.
E' stata lei che - già fedele lettrice - mi ha trasmesso il virus della passione per Stephen King facendomi diventare a mia volta un suo "Fedele Lettore".
Quindi, in segno di gratitudine amicale, voglio che anche lei riceva subito ogni nuovo volume del nostro autore preferito.
La "sorpresa" è sempre molto gradita, perchè - a quanto pare - cade sempre a fagiolo e arriva inattesa in momenti in cui la lettura di un romanzo di Stephen Kong può essere un'autentica panacea.
Ma questa è tutta un'altra storia che forse, un giorno, io e Anita racconteremo a quattro mani.
E' stato esattamente così che sono andate le cose con il nuovo volume di Stephen King, La leggenda del vento [un episodio della serie "La Torre Nera"] Sperling&Kupfer 2012.
Un romanzo di personaggi che narrano storie, di "storie nelle storie", come è tipico di Stephen King grande affabulatore...
Un episodio collaterale che si incastona all'interno della saga della Torre Nera, come tiene a precisare lo stesso scrittore che, nel suo breve scritto di presentazione indirizzato al suo "fedele lettore", ci dice esattamente dove collocarlo... a beneficio di quei lettori maniaci della cronologia...
"Per coloro che hanno letto la saga aggiungerò che questo volume andrebbe collocato tra La Sfera del Buio e I Lupi del Calla... per cui pensò che verrebbe classificato come il volume 4.5 della serie (dalla Premessa, ib. p. VIII),
Il volume (che forse nemmeno si potrebbe definire romanzo) è una piccola sorpresa, in fondo una raccolta di tre racconti incastonati uno nell'altro, come in un gioco di scatole cinesi.
Nel raccontare esiste una sorta di necessità e le storie sono per tute le età, anche se si è divenuti degli intrepidi guerrirri rotti a tutte le avventure.
Ecco cosa dice Roland al suo ka-tet prima di intraprendere la sua narrazione: "Non si è maitroppo grandi per ascoltare delle storie, Bill. Uomo e bambino, bambina e donna, mai troppo grandi. Viviamo per le storie" (ib., p. 187)
Leggere questo volume fa enorme piacere al lettore affezionato che vi ritrova i suoi personaggi, quelli che compongono il ka-tet dell'Ultimo Cavaliere, Roland Deschain dell'antica stirpe dei Pistoleri di Gilead, ultimo a proteggere il mondo dallo strapotere della Torre Nera e dell'Oscuro Re Rosso che vive in essa, da quando il "il Mondo è andato avanti" e del Medio-Mondo rimangono soltanto macerie oppure rovine fatiscenti... Ma il lettore avrà anche il piacere di scoprire nuovi personaggi, quelli delle storie che Roland trasmette ai Suoi, così come sua madre Gabrielle le aveva narrate o lette a lui, quando era bambinoe ancora apprendista pistolero.
Ma, nello stesso tempo, questo volume è un'ottima introduzione - "leggera" quanto basta - ai personaggi della saga e alle sue tematiche, per quelli che ancora non si sono accostati alle storie della Torre Nera o che non hanno ancora letto un solo romanzo di Stephen King.
Esattamente per questo motivo, facendo leva sul fatto che a lui già piacciono le storie phantasy, in occasione del recente Natale l'ho voluto regalare a mio figlio...
Il pretesto narrativo è dato dal fatto che il ka-tet guidato da Roland Deschain deve rifugiarsi in un'antica stazione di posta diruta per ripararsi dallo starkblast, una temibile pertubazione atmosferica che porta con sè un gelo siberiano, rapidamente mortale e distruttivo di ogni forma di vita (alberi, animali e uomini).
Al riparo e al caldo, la compagnia passa il tempo ascoltando il racconti dell'ultimo cavaliere, risalenti ad un tempo antico e leggendario, ancora più antico di quello del Medio-Mondo
Si fa leggere tutto d'un fiato
(Dal risguardo di copertina) Lo starkblast è una tempesta di violenza inimmaginabile, un vento gelido che trasforma in statua di ghiaccio tutto ciò che trova sulla sua strada. Quando lo starkblast infuria, solo tre cose possono salvarti: solide pareti, un focolare, una buona storia per scaldare il cuore nella notte paurosa. E se il narratore è Roland il pistolero, uno dei più grandi personaggi creati da Stephen King, il racconto è pura magia. Sorpresi dalla tormenta durante il cammino, Roland e i suoi compagni trovano rifugio in uno spettrale villaggio abbandonato. Qui, barricati nell'unico edificio sicuro, aspettano l'alba ascoltando affascinati ben due storie, l'una racchiusa nell'altra come scatole cinesi. La prima è un drammatico episodio della giovinezza di Roland: un tempo, il padre lo mandò ai confini del territorio ad affrontare uno skin-man, un mutante capace di trasformarsi in un orribile essere che già ha lasciato una lunga scia di sangue. La seconda è la vicenda fantastica che, in quell'occasione, in una notte altrettanto infernale, Roland - ancora un ragazzo lui stesso - raccontò al piccolo Bill, l'unico testimone di una di quelle stragi. Mentre l'assassino si aggirava nell'ombra e raffiche polverose frustavano ululando le mura di pietra, Roland, per fare coraggio al bambino, ritrovò ricordi sepolti nella memoria: una fiaba che l'aveva cullato tanto tempo prima la sera, tratta dai "Racconti magici dell'Eld", e usata da sua madre per farlo addormentare. Una vera leggenda.