Di fronte a casa nostra in una palazzina ad un piano, con l'ingresso che si affaccia direttamente su Sutton Street abita una famiglia di ciccioni.
Frequentemente li osservo dalla mia finestra, nei loro andirivieni, sentendomi in ciò molto hitchkokchiano (ricordate "La Finestra sul Cortile"?).
Padre, madre e figli: tutti ciccioni.
Sorelle e fratelli: ciccioni.
Visitatori: ciccioni.
Non c'è nessuno che sia solo lontanamente smilzo.
Nessuna variazione sul tema: l'unica variazione è data soltanto dal "quanto" sono ciccioni.
Il simile chiama il simile, evidentemente.
Ma c'è anche una linea di trasmissione trans-generazionale (genetica, ma soprattutto culturale): del resto, il gigante Gargantua generò un altro gigante: Pantagruel. Ed erano entrambi possessori di un corpo immenso e mangioni come non mai.
Oppure, si creano abitudini condivise: mangiare tanto e, soprattutto mangiare junk food.
Posso soltanto immaginare che, dietro quella porta che si affaccia sulla strada, siano costantemente in corso pantagruelici e rabelaisiani banchetti.
La padrona di casa è un donnone gigantesco, come la gigantessa di Rabelais o come un personaggio di Botero: a voi la scelta. Io la potrei mettere - nella mia galleria di immagini - accanto alla "Signora Massa" (sulla quale spero di trovare presto un mio scritto "Storie di Massa", perso nei meandri del computer)1.
Ho scoperto che, quando è in casa, il donnone se ne sta tutto il giorno avovlta in una grande e grossolana vestagliona rossa di pyle, dall'aspetto molto matronale.
L'altro giorno un tipo faceva il porta a porta per lasciare attraverso la buca della lettere qualche mateiale pubblicitario.
Non appena ha sentito armeggiare dietro la sua porta, quel donnone spaventoso (che potrei tollerare vicino a me soltanto nei peggiore dei miei sogni) ha aperto la porta ed è uscita a razzo sul piano della strada, sempre paludata in quel suo vestaglione rosso, blaterando ed inveendo contro quel poveretto che, ignaro, si era nel frattempo allontanato, ignaro del pericolo che aveva corso: trovarsi a tu per tu con una gigantessa adirata.
Poi, dopo aver compiuto questa sua buona azione quotidiana, il donnone è rientrato in casa, sbattendo la porta con veemenza (almeno così ho immaginato io).
Il donone esce, ogni tanto, in compagnia di parenti ed amiche: tutte obese: in questi casi abbandona il vestaglione di pyle e ed abbigliata "in mise": se non fosse così cicciona, si potrebbe dire che riesce ad ottenere quasi un effetto vezzoso.
Quando salgono in macchina, l'auto sotto il loro peso sprofonda con un sussulto e la carrozzeria sembra dover toccare le ruote.
Quindi, faticosamente - e questa la mia impressione - l'auto si avvia e si allontana ansimando e scoppiettando: se fosse un personaggio di Disney, come nel film "Cars", sarebbe con la lingua di fuori e tutta sbilenca per via del peso.
Note
1. La signora Massa... quella è tutta un'altra storia... Era una che lavorava in ospedale come ausiliaria ... Ed era enorme... Ogni tanto si ritirava in un piccolo sgabuzzino che, non si sa come, aveva ottenuto per il suo personale e lì indugiava a lungo a fare dei bei spuntini. Si lamentava sempre del fatto che mangiava troppo, ma nello stesso sosteneva spesso di essere a dieta, ma le sue visite allo sgabuzzino dedicato agli spuntini erano molto frequenti...
Con una mia amica solevo scambiare dei messagini sulla signora Massa e la scommessa era di farli finire tutti in rima con "massa", cosa non del tutto facile perchè il repertorio di possibilità lessicali era - è - alquanto limitato.
In quel fitto scambi di messaggi ci siamo divertiti un mondo. Ero sempre che cominciavo, scrivendo: "E' passata la signora Massa..." e di seguito la rima: per esempio, "...suonando una grancassa"...
Tutto questo finì con il diventare un'interminabile storia a puntate, quasi una saga... di cui, in qualche modo, la diretta interessata venne a sapere, sicché un bel giorno mi interpellò: "Mi hanno detto che Lei ha scritto una storia su di me: ma di cosa si tratta?", ma io le inventai una penosa bugia a cui lei credette (Le dissi che le avevano detto una bugia per farle uno scherzetto...).
La storia la intitolava "Storie di Massa"... Purtroppo, il file è al momento irreperibile...
Ma, in realtà, la storia di cui la signora Massa mi chiedeva era un'altra...
Si trattava di una riscrittura di una notizia di cronaca sulla recrudescenza delle azioni di neo-pirati nei Mari dell'Estremo Oriente.
Io riscrissi la storia, immaginando che la signora Massa era a capo di una ciurma di pirateschi ribaldi che assalivano le navi che trasportavano melassa e ci ricamai sopra.
Siccome, il tutto era molto divertente - per non dire esilarante - con la signora Massa che voluttuosamente, alla fine, si tuffava nella melassa - come zio Paperone nei dollari - alcuni si fecero scappare qualche indiscrezione...
E poi c'era un altro divertente scritto - in parte immaginario - in cui si raccontava della magnifica prestazione canora della Signora Massa al Festival annuale dei cantanti obesi (che si tiene annualmente, ma questo è vero)...
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