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11 febbraio 2014 2 11 /02 /febbraio /2014 07:30

La Casa degli Scambi: un Giallo erotico-criminale, intriso di elementi borgesiani(Maurizio Crispi) La casa degli scambi (titolo originale: El senhor do lado ezquerdo) dello scrittore Alberto Mussa, brasiliano di adozione ma di origini libabesi (pubblicato da Edizioni e/o, 2013), possiede caratteristiche inedite che ne rendono difficile la collocazione nella personale biblioteca che un lettore voglia portare nella propria mente, come si trova costretto a fare il Sinologo emerito, protagonista di Auto da fé di Canetti. 

Il titolo, di primo acchitto, lascerebbe pensare che si tratti di una vicenda erotico-libertina, ma sin dall'incipit appare chiaro che la trama si dipanerà, seguendo il filone dell'indagine poliziesca, svolta applicando alcune metodologie moderne: la "clinica" del dottor Mirsolav Zmuda, dove si è consumato un delitto (un alto dignitario ucciso e una donna, apparentemente la sua assassina, scomparsa nel nulla) ne rappresenta certamente l'epicentro.

Tuttavia - man mano che si procede nella lettura - il racconto si fa poliedrico e rutilante, poiché cominciano ad intersecarsi elementi di sessuologia applicata che discendono dalle ricerche del medico polacco Zmuda (in realtà, personaggio fittizio, ma ciò nondimeno costruito con rigore storiografico) - per alcuni versi emulo di Freud, per altri originale pensatore - che ha dato vita alla rinomata e singolare "casa degli scambi" (a metà tra Centro di Sessuologia clinica, bordello e luogo di incontro per coppie licenziose) per poter condurre liberamente le sue osservazioni in merito ai variegati comportamenti sessuali umani e poter così corroborare le sue più originali teorie sui modi e le direzioni in cui si esercitano la ricerca e il conseguimento del piacere erotico; ma è anche trattato di storia di fondazione d'una città (Rio de Janeiro) e minuziosa discussione su alcuni dei suoi toponimi e relativi miti, più o meno fantasiosi; infine, contiene incursioni ardite nel complesso mondo di credenze e pratiche magiche tipiche della cultura meticcia brasiliana, dovuta all'impianto d'un bagaglio di superstizioni di origine africana sull'animismo preesistente nei nativi brasiliani con contaminazioni provenienti dalla successiva cristianizzazione e in ciò si fa trattato antropologico-etnografico e fonte di infinite storie rispondenti a questo specifico registro.

Le incursioni di Mussa provocano nel lettore un senso di vertigine e non tutto si riesce a seguire e a comprendere. Per poterlo fare, occorrerebbe essere in possesso d'una cultura antropologica ed etnografica veramente sterminata oppure sarebbe necessario, man mano che si procede, poter consultare dei testi appropriati: per quanto possa essere un po' d'aiuto il dizionarietto dei termini più inusuali che ricorrono nel testo (di gergo brasileiro, ma profondamente intrisi di riferimenti e richiami antropologici), inserito in calce al volume. 

Pur disorientati (poichè si ha la sensazione di addentrarsi in una sterminata ed infinita Biblioteca di Babele, poichè ogni pagine apre nuovi scenari e fa intravedere inedite prospettive), si va avanti nella lettura, spinti da un senso di borgesiana meraviglia.

Ciò che maggiormente attrae è la pulsione epistemofilica verso la ricerca e la scoperta di orizzonti nuovi.

Sì, alla fine, si giunge ad una soluzione del Poliziesco. 

Il colpevole viene alla fine identificato (anche se non è consegnato alla Giustizia), e la chiave di risoluzione non è certamente quella razionale e logica che qualche lettore si sarebbe potuto aspettare.
Nella stessa soluzione del poliziesco risiede un elemento fantastico e di meraviglia. Anzi, la conclusione propone un'inconcialibile divaricazione tra l'assetto mentale logico e razionale dell'investigatore positivista e scientista e la necessità di dover accettare cose che appartengono ad altri domini della mete.

Non a caso Mussa, autore di difficile catalogazione, è stato paragonato a Jorge Luis Borges, proprio per la singolare architettura che riesce ad imprimere alle sue costruzioni narrative. 

 

 

La Casa degli Scambi: un Giallo erotico-criminale, intriso di elementi borgesianiNota biografica sull'autore. Nato a Rio nel 1961, ma di origini libanesi, Alberto Mussac ha studiato matematica e musica prima di dedicarsi alla letteratura. Filologo e linguista specializzato in lingue africane del Brasile, insegna all’università della sua città natale.
Sin dal suo esordio letterario, nel 1997, ha proseguito lungo il filone della ricerca storica e antropologica. Le sue opere sono state tradotte e pubblicate in numerosi paesi. La casa degli scambi è il suo romanzo più recente e ha vinto il Premio Machado de Assis 2011, prestigioso riconoscimento letterario promosso dall’Academia brasileira de letras, istituita su modello dell’Académie française.

 

(Sinossi, dal risguardo di copertina) Rio de Janeiro, 1913. In una storica dimora della città - la "casa degli scambi" - accade un fatto di cronaca sanguinoso e apparentemente inspiegabile: il segretario alla presidenza della Repubblica viene trovato strangolato, legato a un letto e bendato.

La storica palazzina era stata acquistata da un medico polacco, Miroslav Zmuda, che vi aveva stabilito una sorta di casa di appuntamenti clandestina in cui le prostitute venivano chiamate "infermiere", mentre la clientela era costituita dalle personalità più in vista della città.

Ciò che ne faceva un luogo veramente unico, però, era il fatto di essere frequentata non solo da uomini, ma anche da donne e, a date fisse, da coppie. Insomma, un vero e proprio tempio della trasgressione, in cui tutto era possibile, all'insaputa di tutti, ma sempre sotto lo sguardo vigile del dottor Zmuda, sessuologo ante litteram, che conduceva dettagliate indagini scientifiche sui frequentatori della casa. I sospetti si concentrano su un'"infermiera" di nome Fortunata e scattano immediatamente le ricerche. Pochi giorni dopo viene fermato un vecchio sorpreso ad aggirarsi nel cuore della notte dentro un cimitero: si chiama Rufino, è ultracentenario ed è uno stregone dagli straordinari poteri, rinomato in tutta Rio.

Addosso gli trovano un paio di orecchini d'oro a forma di cavalluccio marino, identici a quelli che indossava Fortunata la sera della scomparsa... Parte un'indagine che ci ci conduce attraverso i misteri di Rio...

 

 


 

Disponibile in traduzione italiana, tra le opere di Alberto Mussa, vi è L'Enigma di Qaf (Fabula, 2006), nel quale si intravede ancor di più l'impronta borgesiana cui si accennava.

(Sinossi de "L'Enigma di Qaf) Storie incastonate in altre storie e tutte ruotano intorno a quella del poeta al-Ghatash che, in un'Arabia preislamica, inseguendo attraverso il deserto il volto di una donna sconosciuta deve risolvere un enigma, l'enigma di Qaf. Compongono il libro, che potrebbe essere definito un giallo letterario, ventotto capitoli, intitolati con i nomi delle 28 lettere dell'alfabeto arabo, più 28 capitoli intermedi, senza numerazione. Due livelli differenti di lettura. Volendo aiutare il lettore a collocare Alberto Mussa in un contesto letterario sudamericano, si potrebbe fare riferimento a Borges, cui l'apparentano oltre all'andamento labirintico della narrazione il gusto di trame costruite su complessi riferimenti libreschi ed eruditi.

Ma lo stile narrativo di Mussa, di una assoluta originalità, ha la forza dell'invenzione romanzesca e la sapienza della filologia. L'enigma di Qaf, racconto di raffinatissima fattura, ha i numeri per diventare anche in Italia un caso letterario. Prefazione di Luciano Marrocu.

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Come sono arrivato qui

DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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