(Grazia Pitruzzella) "Ma non era finita la caccia?!?!" Queste sono le parole di Grazia Muscianisi quando ha osservato le pessime condizioni della beccaccia che le depongo fra le mani.
Ieri mattina ero all'opera nel vigneto di un amico a S. Giorgio di Catania, e stavo proprio pensando a quanto fossi fortunata nel poter godere all'aria aperta di un'altra strepitosa giornata siciliana con vista Etna, quando ricevo la visita del padrone di casa accompagnato da uno dei suoi cani.
Mentre chiacchieriamo sull'avanzamento dei lavori, sentiamo un tramestio alle nostre spalle e constatiamo che il cane possa aver trovato qualcosa di interessante. Guardando da lontano, credo si tratti di un piccolo rapace, ma avvicinandomi scorgo un lungo ed affilato becco che non mi lascia alcun dubbio: è proprio una beccaccia, ben nota ai nostri amici cacciatori.
È la seconda volta che ho la possibilità di osservare questo grazioso uccello dal piumaggio bruno variegato e dal caratteristico becco.
Il primo incontro avvenne ad Acireale sotto i portici di Piazza Europa. La stanchezza derivata da un lungo volo doveva essere tale, da farla urtare contro uno dei palazzi ed io la trovai per terra con il capino riverso. Mi ci vollero ore per farle riacquistare vitalità!
Questa volta, almeno, siamo in aperta campagna, ma le circostanze sono ugualmente particolari.
Il mio amico riesce con facilità ad appropriarsi della preda e, depositandola sul sedile posteriore della mia auto, mi comunica un semplice "Pensaci tu!", mentre si allontana.
Osservando che l'uccello presenta un'ala ritorta e che perde sangue da una brutta ferita, concludo che non mi resta che chiedere soccorso ad uno specialista.
Parte subito la catena di telefonate che mi porta a dialogare con Grazia Muscianisi del Fondo Siciliano per la Natura. Le descrivo le condizioni della malaugurata beccaccia e rimaniamo d'accordo per incontrarci dopo le 15.00, al termine della mia giornata lavorativa.
Seguo diligentemente le istruzioni impartitemi da Grazia, mentre lavo la ferita e cerco di far bere qualche goccia d'acqua all'animaletto; l'avvolgo, infine, con un pareo e l'adagio sul sedile della macchina. Le accarezzo il capo, cercando di rassicurarla e dicendole che le daranno al più presto tutte le cure di cui ha bisogno. Sono certa dal modo in cui mi guarda che comprende la mia compassione.
Torno alla vigna, ma cuore e mente sono interamente occupati dalla mia nuova amica: "Come starà? Potrà resistere per qualche ora? La ferita sarà così grave da compromettere la sua vita?". Sono così preoccupata che dopo solo un quarto d'ora di lavoro, torno di corsa da lei e la trovo ancor più fiacca.
Decido che non voglio più attendere e chiedo al mio amico il permesso di raggiungere il Centro Recupero Animali selvatici (CRAS) più vicino, a Valcorrente.
Avevo già incontrato Grazia Muscianisi qualche anno prima in occasione della liberazione di alcuni rapaci sull'Etna.
Ritrovo la stessa sicurezza nel suo rapportarsi con gli animali ed affetto ed apertura nei confronti di chi si mostra solidale con il suo mondo.
Dall'esame risulta che si tratta di una ferita importante e che l'ala è seriamente compromessa; si renderà forse necessario amputarla e non è certo che l'animale possa sopravvivere dopo l'intervento; è stata certamente colpita da un cacciatore ed è precipitata al suolo, dove il cane l'ha raggiunta.
Lasciandola, sento una grande pesantezza al cuore, ma sono stata, nel contempo, sollevata per averla affidata ad una persona che saprà di sicuro prendersene cura con abilità e passione.
Quando questa sera ho telefonato per avere notizie della bestiola, Grazia mi ha comunicato che le sue condizioni sono stabili e che è probabile che l'ala venga asportata solo parzialmente.
Ciò che desidero trasmettere con il mio racconto non è tanto il sentimento di rabbia provata nei confronti dei cacciatori, ma il senso di solidarietà e fratellanza che ho riscontrato nel corso di questa piccola avventura.
Desidero ringraziare Antonio Grimaldi, Dario Teri, Carmelo Nicoloso e Grazia Muscianisi per aver camminato mano nella mano con me in questa giornata particolare.
Grazia Pitruzzella è palermitana di nascita, ma la sua famiglia durante la sua infanzia si stabilisce a Milano, dove trascorre trent'anni, tra studio e prime esperienze lavorative.
Nel 2004 entra a far parte del Collegio Guide Alpine della Lombardia come Accompagnatore di Media Montagna e fa anche esperienza di conduzione di gruppi all'estero, grazie alla conoscenza di inglese, francese e spagnolo.
Non ama la vita cittadina sentendosi estranea ad essa, nonostante le preziose opportunità offerte, così quando nel 2006 si creano le condizioni favorevoli per attuare dei cambiamenti, torna in Sicilia.
Si stabilisce nel comune di Acireale e comincia presto a lavorare in montagna, dapprima solo sull'Etna - la montagna delle montagne - e poi, man mano, include nella sua attività le Isole Eolie, la Costiera Amalfitana ed il Vesuvio, i rilievi del palermitano e trapanese, le riserve naturali della provincia di Siracusa.
Oltre ad essere innamorata di natura e montagna, ama leggere ed è appassionata di corsa.
È solo da un anno che a ripreso a correre, ma si è cimentata con amore ed energia in diverse corse su strada ed in montagna, non ultima la ZeroTremila, la Supermaratona dell'Etna che parte dal livello del mare per raggiungere i 3.000 metri del vulcano con uno sviluppo di 43 km.