Nei giorni scorsi é uscito nelle librerie il nuovo romanzo - primo ad essere tradotto in lingua italiana di Teddy Waine, La Ballata di Johnny Valentine, per i tipi di Minimum Fax.
Una parabola sul mondo dello spettacolo e sul successo a tutti i costi, ottenuto bruciando le tappe, costi quel che costi.
Il protagonista di questo romanzo si chiama Jonny Valentine ha undici anni ed è già una popstar: scoperto da una major discografica grazie ai filmati postati da sua madre su YouTube, ha già all’attivo un disco e un tour di strabiliante successo, e con le sue canzoni d’amore ha conquistato milioni di pre-adolescenti americane.
Ma ora è nel bel mezzo di una nuova tournée, e i problemi non mancano: il nuovo album sta vendendo meno del previsto, la mamma-manager è sempre più tesa per lo stress, i piani del suo ufficio stampa diventano sempre più spietati e suo padre, che aveva fatto perdere le tracce da anni, sta cercando di rimettersi in contatto con lui.
Narrato in prima persona dal protagonista con una voce che mescola l’ingenuità dell’infanzia al più brutale gergo del marketing, questo romanzo si propone come una satira graffiante del mondo dello spettacolo e della celebrity culture, e nella figura tenera e carismatica di Jonny ci regala un personaggio letterario indimenticabile.
Di questo romanzo hanno detto:
Non è solo una caustica parodia della celebrity culture americana; è anche il ritratto struggente della formazione di un giovane artista (Michiko Kakutani, New York Times)
Un romanzo che diverte e commuove, struggente e pungente al tempo stesso [...] Tirar fuori da una voce di ragazzino privilegiato un personaggio dotato di autentica sensibilità e profondità, e poi farne un’arma così devastante di critica culturale è una dimostrazione di virtuosismo incredibile, come suonare Jimi Hendrix con l’ukulele (Jess Walter, New York Times Book Review)
Toccante e inaspettatamente pieno di suspense [...] onesto e appassionante (Wall Street Journal)
Avvincente e straordinariamente divertente (Washington Post)
Da applausi a scena aperta.
Boston Globe