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23 maggio 2012 3 23 /05 /maggio /2012 13:29

Malizia Sexy BarDa tanto tempo, nei pressi di casa mia, c’è una grande insegna ammiccante che pubblicizza un locale “sexy”. Di giorno la si nota per le sue dimensioni, di notte è, invece, pulsante di luci colorate, rosse, bianche e blu.
Tra l’altro, a creare un curioso ed imbarazzante contrasto, l’insegna campeggia - per nulla discreta - su di un piazzale su cui si affaccia anche la chiesa rionale: insomma, un modo metropolitano per mettere assieme, con molta disinvoltura, il diavolo e l’acqua santa, per così dire…
Dall’insegna parrebbe che si tratti di un locale dedicato alla lap dance (o, meglio, come sarebbe più corretto dire alla “pole dance”), ma più di questo null’altro si può dedurre solo guardando la figurina femminile stilizzata che vi è rappresentata. La parola “sexy” che si interpone tra “malizia” e “bar”, tuttavia, sembra essere messa lì appositamente per attivare le fantasie "lussuriose" di potenziali visitatori.
Di tanto in tanto, compaiono per le strade della città, grandi cartelloni pubblicitari annuncianti l’arrivo a Palermo di questa o quella diva del porno che si esibirà proprio in questo locale e promettendo agli avventori serate hot.
Tante volte, mi sono ripromesso di andare  a darci un’occhiata per verificare se le promesse e le lusinghe fossero reali, oppure soltanto una boiate, come è spesso per simili locali, in cui le promesse solitamente sono molto più roboanti di quanto poi vi accada realmente.
Un giorno ho deciso andarci per constatare di persona e per dare risposta ai miei quesiti...
Mi sono avviato a serata già inoltrata, un po’ dopo mezzanotte, di sabato.

L'insegna luminosa, a vivaci colori rossi e blu di luce pulsante, ne segnala la presenza da lontano: "Malizia Sexy Bar", dice la scritta completata dalla sagoma di una donnina avvinta attorno ad un palo di lap dance.

Ma cos’è la Lap dance? L’espressione, dal termine inglese lap, (in Italiano, grembo) sta ad indicare un tipo specifico di danza “erotica", in cui lo spettatore - abitualmente di sesso maschile (ma ci sono anche le versioni per utenti in gonnella, se pensiamo ai numerosi spettacoli per sole donne in occasione della ricorrenza della Festa della Donna dell’8 marzo, secondo un’usanza di affermazioni di pari opportunità anche nella trasgressione, invalsa soprattutto negli ultimi anni), è seduto e la ballerina si trova in contatto fisico (da cui il nome) o a breve distanza. Le ballerine di Lap dance sono spesso, ma non necessariamente, stripper; questo tipo di danza prevede numerose varianti. Fra i due attori ci possono essere toccamenti reciproci, della ballerina nei riguardi dello spettatore e dello spettatore nei riguardi della ballerina.

Malizia Sexy Bar. La rampa di ingressoIn Italia il termine è tuttavia usato – erroneamente - per indicare un altro tipo di danza, la Pole dance, in cui la ballerina su un palco rialzato attorno e su una pertica compie evoluzioni artistiche spettacolari, senza contatto con gli spettatori, ma che nella sua versione "erotica" svolta in locali per adulti è solitamente abbinata allo spogliarello e ad interazioni simili a quelle della lap dance vera e propria. I limiti ai toccamenti sono definiti dalle leggi locali. In Italia, una sentenza della Corte di Cassazione (la n° 13039 del 21 marzo 2003), stabilisce che i palpeggiamenti da considerare fuorilegge sono quelli che «siano tali da produrre eccitazione in un soggetto normale», che tuttavia una sentenza del dicembre 2004 per fatti svoltisi in provincia di Teramo rende parzialmente legittimi con alcuni presupposti e partendo dal concetto di comune senso del pudore. La sentenza recita infatti: «Nel circolo in cui si svolgevano gli spettacoli potevano accedere, a pagamento e previo tesseramento – il che comunque rappresentava un ulteriore filtro anche se meramente formale – solo coloro che volevano assistere a spettacoli di lap dance, adeguatamente pubblicizzati come tali e inoltre contempla ed addirittura presuppone il coinvolgimento degli spettatori nell'esibizione dell'artista. Per questo anche contatti e toccamenti, descritti negli atti, fra le due ballerine ed i clienti, non possono essere considerati un inatteso e imprevisto fuori programma idoneo ad offendere il senso del pudore dei presenti… Nessuno di essi, infatti, al momento dell'irruzione dei Carabinieri, palesava disagio, disturbo, o soltanto sorpresa per il contenuto erotico dello stesso, ma anzi tutti dimostravano vivo interesse ed entusiasmo» (Sentenza della terza sezione penale della Corte di Cassazione del dicembre 2004). In molti locali in cui si pratica la Lap dance è possibile anche assistere a "spettacoli privati" (privé) in cui la ragazza si spoglia per un solo cliente e si lascia toccare, entro certi limiti. Il cliente non può spogliarsi, per la ragazza è invece previsto generalmente il nudo integrale.

Ma torniamo a noi, dopo questa lunga premessa “erudita” che ci serve per contestualizzare le mie osservazioni.
Per entrare, ho dovuto scendere per una ripida rampa di accesso ad un garage sotterraneo.
Ho visto quasi alla fine della rampa, una porta di ferro, dipinta di rosso, aperta e mi ci sono infilato, affacciandomi su di uno stretto vestibolo, arredato come la biglietteria di un cinema o di un teatro.
Nessun documento di identità è richiesto all'ingresso.
Per il diritto d’ingresso ho dovuto pagare solo €10.00 euro ...il costo di una consumazione, come ha spiegato il cassiere.
“Qualsiasi… cosa… birra, drink alcoolico etc?” – chiedo io, esitante,  per evitare di incorrere in qualche fatale errore al bancone del bar.
"Qualsiasi consumazione, salvo a prendere un Dom Perignon o altro, perché allora si dovrà pagare la differenza. Ma non credo proprio che Lei vorrà acquistare una bottiglia di Dom Perignon…" - avverte il cassiere.
“No certo” - faccio io, ma avendo compreso l’antifona (e il sottile avvertimento implicito)…

"A che ora chiudete?" - domando.

Il cassiere, che funge anche da sorvegliante-cerbero, ma assai poco arcigno, anzi quasi mellifluo, risponde: "Alle 3.00 si chiude la porta esterna, ma il locale rimane aperto sino a tardi".

"Si può fumare dentro?" - chiedo ancora.

"No - mi risponde - perché è un locale aperto al pubblico".

Entrando, mi sono trovato immesso in un ampio spazio, da cui è ritagliata una specie di anticamera con tavolini e un bancone da bar, dove si ammassano numerose persone tra cui molte ragazze discinte con culi e cosce ben visibili, coperte da minimi perizomi e da altri capi di lingerie e corpetti aderenti.
E' tutto un cicaleccio di conversazioni...

Alcuni, vestiti di scuro, hanno all'orecchio i classici auricolari del personale addetto alla sicurezza.

Al di à dell'anticamera, vi è un ampio spazio rettangolare, in penombra, tavolini e sedie addossati alle pareti, divanetti leopardati e, al centro, due lunghe pedane rettangolari, ciascuna con dei gradini per salirvi sopra e ciascuna fornita di tre pali cromati che vanno ad agganciarsi al soffitto e che servono per le esibizioni di lap dance. Questo spazio rettangolare mi è in parte familiare perché, pur essendo le immagini “leccate” e realizzate ad arte con ottiche grandangolari che lo fanno apparire ampio e maestoso, l’ho visto ampiamente illustrato nel sito web del Malizia.

Le ragazze tutte alte (ma è solo un'impressione fallace perché tutte hanno calzari con zeppe d’uno spessore stratosferico) sono le lap-danzatrici (o meglio pole-danzatrici) che, di lì a poco, si esibiranno sulla pedana e al palo

Oltre ad esibirsi a turno nella performace sciatta (e poco avvincente sia sotto il profilo erotico sia sotto quello semplicemente atletico) sono anche delle "entraineuse” nel senso più classico della parola: infatti, non appena adocchiano un "cliente" seduto a bere qualcosa da solo, a turno gli si avvicinano, si siedono accanto a lui e cominciano a blandirlo e a lisciarselo.

"Che ci fai qua tutto da solo”?

"Dai, offrimi qualcosa da bere…".

"Vuoi che andiamo nel privé”?.

Malizia Sexy Bar a Palermo. Di fornte la parrocchia rionale: il diavolo e l'acqua sante per così dire...Tutte parlano con accento straniero, sembrerebbe che siano brasiliane o giù di lì, sicuramente tutte foreste, non certamente indigene…
Tutte hanno nomi d'arte fantasiosi ed improbabili, tipo "Chanel". Degli altrimenti, talmente erano insulsi, non ricordo nulla.

Agli eventuali rifiuti, dopo aver insistito, quasi al limite della molestia, a volte indugiando in toccamenti non richiesti, se ne vanno indispettite per essere soppiantate dopo un po' da un'altra loro collega che ritorna alla carica.

Ce n'è di tutti i tipi: bionde, brune, smilze e formose, ma devo dire ispirano poco sotto il profilo dell'Eros, mi sembra che siano tutte lì a recitare una parte, perché così si deve fare, per selezionare e attirare nella loro "trappola" i gonzi.

"Ma perché non vuoi offrirmi niente da bere?"

"Non ti piacciono le donne?" – fa una che si è accomodata sulle mie ginocchia, insinuando la mano nella mia camicia e strizzandomi il capezzale e facendo anche una mimica quasi a sottolineare che è soddisfatta della consistenza del pettorale sottostante.
“Quanti anni hai”?

“62”
“No, non è possibile!”
Ma perché non vuoi offrirci qualcosa da bere?”
“Non mi interessa”.
“Ma allora perché sei qui tutto solo”

“Mi piace osservare quello che succede”

“Mah, non riusciamo a capirti”.
Poi quando vedono che tutti i tentativi di blandirmi falliscono si alzano spazientite e se ne vanno.

E così via...
Via una, dopo qualche istante un’altra si fa sotto.
Ma, intanto, con questo profluvio di domande sono io a spazientirmi (e credo che chiunque finirebbe per avere questa reazione a meno che non sia un gonzo, oppure sia arrivato in questo luogo per esercitare semplicemente il potere del denaro), perché si comprende bene che questi approcci reiterati sono puramente strumentali, delle pantomime fatte ad arte e, se ad essi si dovesse in qualche modo dare una risposta aprendo spiragli, si avvierebbe un’interazione del tutto finta.
Tutti questi approcci fano affiorare in me il ricordo di una serata a Roma tanto tempo fa in compagnia di due miei colleghi (eravamo lì per seguire un convegno). Uno dei due era alquanto vanesio e superficiale e si lanciava sempre in approcci inopportuni con rappresentanti dell’altro sesso, prendendo spesso degli abbagli colossali.
Dopo cena passeggiavamo per Via Veneto lui fu attratto da un’insegna luminosa in una via laterale… allora si parlava di “night club”, con un imbonitore davanti alla porta che, molt tristemente decantava i piaceri che si sarebbero potuti trovare all’interno, e, affisse in una bacheca, delle foto di danzatrici.
Si accese di entusiasmo immediato, il collega: “Dai entriamo! Andiamo a vedere dentro” – ci fece perentorio. E a noi non resto altro da fare che entrare al suo seguito.
Appena arrivati nello spazio interno in penombra, illuminato solo da luci soffuse, e arredato con divanetti, poltroncine e piccoli tavoli, in un battito di ciglia, tre tizie procaci, ma non discinte come le ballerine del “Malizia”, vennero a sedersi al nostro tavolo ed attaccarono bottone. Io e l’altro collega eravamo poco propensi a dare spazio a quest’approccio e tiepidi: invece, l’altro teneva bordone alla conversazione, sollecitato nel suo narcisismo (per la verità, dilagante). E, di lì a poco, comparvero sul nostro tavolo – quasi per incanto – una bottiglia di champagne e dei flute. Bevemmo e conversammo (noi due, i dissidenti, sempre con scarso entusiasmo). Il collega invece toccava il cielo con un dito e si vedeva chiaramente che era esaltato e al massimo dell’eccitazione possibile.
Andammo avanti per un po’… Poi lo richiamammo all’ordine e gli dicemmo, come fosse un bambino: “Dai, ora andiamo che è tardi”. Alla porta ci presentarono il conto: la bellezza di 240.000 lire che, all’epoca, erano bei soldi. È chiaro che noi due ci rifiutammo di pagare e imponemmo al nostro amico di provvedere lui ad un conto così salato. Qualche tempo dopo, su di un quotidiano a tiratura nazionale venne fuori un trafiletto nel quale si raccontava che era stato sventato un giro di locali romani (tutti nei dintorni di Via Veneto) che lucravano – con questo tipo di meccanismo – imponendo a sprovveduti e a gonzi tariffe salatissime per una semplice consumazione, il cui prezzo veniva incrementato a dismisura (e ovviamente senza rilascio di alcuno scontrino fiscale).
Ma torniamo al Malizia, dopo questa digressione in un remoto passato…

Il DJ, un tipo basso e tracagnotto, con berretto a visiera bianco, jeans e polo rossa, inanella una serie di pezzi house. la musica non è male, forse a tratti troppo rumorosa.

Ogni tanto scende dalla sua postazione elevata confinata in una delle estremità strette del vasto rettangolo della sala e si mescola con gli altri addetti alla sicurezza di cui condivide onori ed oneri: anche lui come gli altri è fornito di un walkie-talkie che tiene attaccato alla cintola.

Sua è la voce che annuncia i cambi di scena e le diverse esibizioni di lap/pole dance.

I momenti consacrati alla Lap dance sono di una noia mortale: i movimenti delle donnine al palo, sinuosi e stereotipati, più che altro di maniera, non ispirano, non eccitano, ma nemmeno meravigliano per le loro virtù acrobatiche e, sostanzialmente, lasciano indifferenti...
Così come sono vestite (discinte) rimangono. non c'è una componente di striptease, quell’eccitazione legata al passaggio dal corpo coperto che lascia indovinare, alla progressiva spoliazione, sino alla totale nudità e magari alla meraviglia della fica depilata...

Tutt'attorno, nella penombra, quasi mestamente (per non dire lugubremente) seduti nelle poltroncine addossate alle pareti e ai piccoli tavolini rotondi, ci sono uomini soli oppure piccole comitive maschili.
Ad alcuni tavoli, ci sono un uomo e una donna assieme intenti in ilare conversazione, ma la donna fa parte dell'arredo del locale: è una delle dancer-enraineuse. Qui, ci sono delle conversazioni che vanno avanti fitte, ma anche fioccano le ordinazioni... E c'è un gran movimento di vassoi e di bevande, portate al tavolo.

Ad un certo punto, sulla una delle pedane viene portata una poltroncina rivestita di un drappo rosso... E comincia uno dei momenti clou della serata, che è a tutti gli effetti un abbozzo di lap dance in senso stretto.
La lap dancer sale sulla pedana e si esibisce... Poi scende e seleziona uno degli astanti, un individuo basso e pacchionello (o, per meglio dire, grassottello) e lo conduce sulla pedana, facendolo sedere sulla poltroncina predisposta. Il tizio segue docilmente, ridanciano, nemmeno fosse un cagnolino tenuto al guinzaglio dalla sua padroncina che, come ricompensa per la sua obbedienza, si attende l’elargizione di un saporito bocconcino.

Poi, la bionda con le tette di una buona Quarta si esibisce davanti a lui: e si fa slacciare il minuto reggiseno.

Un po’ dopo, si siede sulle sue gambe e prende a contorcersi sul suo grembo. Il tizio le poggia le mani sulle tette, le stringe e le carezza ostentatamente, lanciando sguardi complici agli amici che sono rimasti seduti addossati alla parete. Insomma, vorrebbe fare la sua parte di maschio, ma si tratta di una semplice pantomima.

Poi la danzatrice gli tira via la camicia, lasciandolo a torso nudo.

In una seconda fase, il tizio viene invitato ad alzarsi e a distendersi a terra. La danzatrice, a questo punto, si sfila anche il perizoma, rimanendo eretta e totalmente nuda, davanti al tizio che sembra letteralmente strisciare ai suoi piedi. Poi si abbassa e prende a strusciarsi sul corpo dell'avventore, poi – momento che dovrebbe essere hot, ma è solo comico - gli slaccia i pantaloni e glieli abbassa leggermente, lasciando vedere a tutti le mutande (mentre osservo questa scena, mi chiedo come sarebbe stato se per caso il tizio fosse stato senza le mutande, oppure se le avesse avute poco pulite: e mi viene un po’ da ridere).
Il DJ commenta i momenti piccanti e cerca di trasmettere al pubblico un entusiasmo all'erotizzazione che pare del tutto assente in questa piccola esibizione “burocratica” del nudo.

Da un sacchetto posto vicino alla poltroncina drappeggiata di rosso (un sacchetto che, evidentemente, contiene alcuni strumenti indispensabili alla performance), la danzatrice tira fuori una banana e con molta lentezza la spella e la lecca. Poi, la mette tra le mani del tipo che docilmente continua a starsene disteso a terra a pancia all’aria, intimandogli di tenerla ben dritta. Fatto ciò, afferra una bomboletta di panna spray e asperge la banana ritta di morbida panna: comincia a leccarla per poi affannarsi in una pantomima di succhiamento della banana, per poi mangiarsela tutta sino alla radice...
Dopo aver fatto ciò, si mette a cavalcioni – accennando di nuovo una danza da “grembo”, (ovvero "lap") e all'uopo ancheggiando e sculettando, sopra il pover'uomo che si sta prestando alla sceneggiata e che, per quanto può, cerca di tenere alta la sua dignità, dandosi da fare, allungando le mani, palpeggiando e toccando (senza che, anche in questo ancora una volta, trapeli la benché minima componente di erotismo in chi guarda)...

L'atto finale, ampiamente commentato dal DJ con salaci battute, consiste nel calmare i bollori della cavia prescelta calandogli l'elastico delle mutande e infilandoci dentro dei cubetti di ghiaccio.
“Abbassiamo la temperatura!” – sbeffeggia il DJ - Ed ora un applauso di incoraggiamento! Forza, vi sento un po’ mosci! Ragazzi, un pizzico di entusiasmo!"
E, all'invito, parte un applauso stentato.
Il tizio si alza, si ricompone, tirandosi su i pantaloni e se ne va, confuso, lasciando per terra sulla il portafoglio rigonfio (non si accorge di averlo smarrito), ma uno degli amici che lo attendono a bordo pedana provvede per lui e lo recuperarlo…

Il prescelto deve per qualche minuto rimettersi dallo stordimento, ma certamente nei prossimi giorni avrà di che raccontare agli amici che non c’erano, magari arricchendo il tutto di dettagli piccanti e di cose mai avvenute….

In vari momenti ho rischiato di addormentarmi: tra un’esibizione e l’altra le pause erano prolungate, la musica ipnotica e ipnagogica…
Il gin fizz che avevo preso al bar e che avevo sorseggiato lentamente per farlo durare e avere di che controbattere alla richiesta di ulteriori ordinazioni, cominciava a fare il suo effetto: e ogni tanto nei momenti di pausa, mi si chiudevano gli occhi.
“Che fai? Sei venuto qui per dormire?” – dice una nel corso dell’ennesimo attacco sferrato alla mia volontà di non cedere all’isolamento.
E di nuovo: “Se non vuoi offrirci da bere, che cosa sei venuto a fare qui?”.
“Mah! Niente… - rispondo io – Sono venuto a curiosare. Sono uno scrittore e avevo bisogni di raccogliere delle osservazioni per un romanzo che sto scrivendo”.
E ancora una volta, altrettanto rapidamente di com’erano arrivate, sorprendendomi nel dormiveglia, se ne vanno sculettando, nei loro panni discinti.
Insomma, non ho trovato alcun appeal in Malizia Sexy Bar e nelle sue messe in scena. Nessuna forma di erotismo piccante e trasgressivo (e la malizia promessa nel nome dov’era finita di casa?): ho provato solo una noia davvero mortale, per la stanca rappresentazione di un eros mortifero, malamente recitato e del tutto deprivato della fantasia: indubbiamente meglio (per la loro esplicita e ruvida franchezza), allora, sono le situazioni in cui uno può osservare dal vivo persone reali che si toccano, si succhiano a vicenda e scopano, come accade in certe spiagge naturiste libertine (vedi ad esempio quello che accade a Cap d’Agde, in Francia, luogo che è stato consacrato in un famoso romanzo del romanziere francese Houllebecq) e nei Privé spinti.
Là non c'è l'aspetto mercenario, perché il più delle volte si tratta di messe in scena da parte di persone "normali" che amano dare spettacolo di sé (in un gioco di interscambio duttile tra esibizionismo e voyeurismo), ma che nello stesso amano guardarsi attorno e vedere gli altri impegnati in varie forme di sesso agito, non solo in locali ad hoc, ma anche negli spazi aperti, che prediligono, in altri termini, la condivisione della trasgressione sessuale o meglio del sesso vissuto fuori dagli schemi e svincolato dal "sentire".
D'altra parte, i neurofisiologi e i sessuologi concordano sul portato di certe ricerche che tendono a confermare che è la rappresentazione del coito e di ogni forma di accoppiamento a produrre un'attivazione corticale (arousal) di certe aree del cervello, individuabile elettroencefalografiche. Quasi si trattasse di un’attivazione primitiva da parte di uno stimolo universalmente condiviso e, indubbiamente, potente, più potente di qualsiasi condizionamento culturale (visto che poi – in segreto, perché molto pochi sono disposti ad ammetterlo - la fruizione del porno tocca trasversalmente ampie fasce della popolazione maschile e femminile di tutte le culture e di tutte le latitudini e trae sempre molti consensi).

Ma quello che accade in questo locale è veramente una messinscena povera (e, tra l'altro, spogliata di qualsiasi stimolo sulla fantasia): una specie di trampolino di lancio per immettere i più sprovveduti (i gonzi, pronti a farsi spremere per una bottiglia di champagne, ordinata per godere della compagnia di una ragazza seminuda) oppure coloro che sono disposti a spendere ingenti cifre di denaro per il sesso mercenario in contesti in cui la regola principe è che molti soldi debbano essere spillati e dove soltanto secondariamente (e dubitativamente)  qualche vantaggio sessuale di tipo mercenario sarà reso accessibile.

 

Il Malizia Sexy Bar di Palermo ha un suo sito web, completo anche di una carrellata di immagini sugli interni del locale (ma “astratti”, cioè non in uso), di rassegna stampa, di una carrellata di immagini sulle pornostar che sono state ospiti e si sono esibite.
La “rassegna stampa” offre in verità degli articoli (più che altro dei brevi trafiletti, scannerizzati) “embedded”, scarsamente veritieri, scritti da persone che - se hanno vistato il locale - o lo hanno fatto in occasione di una qualche specie di serata inaugurale (in cui alcuni degli aspetti che io commento, erano per forza di cose ridimensionati) o vi hanno gettato soltanto uno sguardo distratto, uno sguardo incapace di vedere al di là: e, in ogni caso, si tratta di artefatti superficiali, scritti con la logica del senso comunece privi del tutto di una componente soggettiva che, ai fini dell’analisi di ciò che veramente accade in un determinato contesto, funge da potente strumento per un approccio cognitivo a più dimensioni e completo (un vero e proprio scandaglio che consente di raccogliere le molteplici stratificazioni che si nascondono allo sguardo ordinario).

 

Tour per immagini del locale



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commenti

M
Infatti, adesso è chiuso.<br /> L'unica nota d'interesse che poteva avere il locale era che, di quando in quando, ma sempre di meno negli ultimi tempi prima della chiusura, vi si esibivano celebri pornostar.<br /> In questi casi, forse, sarebbe valsa la pena di andare.<br /> Ma non ho mai colto l'occasione e poi non si sono più presentate altre circostanze in cui fosse possibile farlo.<br /> Probabilmente, anche questo è stato il segnale dell'inizio dell'involuzione.<br /> Forse, la mia visita è avvenuta proprio quando era già cominciato il declino.<br /> La forza di locali come questo può essere proprio di organizzare eventi e, se è possibile, spingere un tantino più in là l'eventuale trasgressione, ma probabilmente attraverso la trasformazione da<br /> locale aperto a tutti in "privé", mantenendo tuttavia i costi accessibili e non troppo salati.
Rispondi
J
Comunque se da un lato potrei anche essere d'accordo sulla banalità e noia e mancanza di eccitazione ecc.ecc. Da un altro ti direi: cosa ti aspettavi un fondo? Hai fatto bene ad andare a vedere di<br /> persona, io infatti per curiosità avrei sempre voluto farlo ma ho sempre rimandato e ora è chiuso... Certo visto l'insistenza e l'essere toccato insistentemente da parte delle ballerine tutto<br /> sommato lo rimpiango di meno, detesto essere forzato nelle cose... Comunque chiusa parentesi, in fin dei conti anche non essendoci mai andato si sa che è così, penso anche che tutti i sexy bar<br /> siano così, magari un pò più spinti, ma in fin dei conti sempre senza eccitazione, perlomeno io ci andrei per distrarmi più o meno come si va in un qualsiasi altro pub, non mi va certo di farmi<br /> spennare per vedere un paio di tette che poi quando sei lì appunto non c'è eros, ma c'è una sorta di distacco, sicuramente è anche un fatto di contesto, probabilmente vedere una nudista ti fa più<br /> effetto... e vabbè comunque ci tenevo a dire la mia ovvero me l'aspettavo proprio così il "Malizia".
Rispondi
M
Ci sono andato per rendermi conto in prima persona: diciamo per curiosità giornalistica e per poterne parlare e/o scrivere.<br /> Nessuna prevenzione nell'approccio: se avessi riscontrato qualcosa di eccitante e/o veramente trasgressivo nel corso della serata lo avrei sicuramente registrato e ne avrei parlato.<br /> Tra l'altro, il locale adesso ha cambiato nome e gestione ed è diventato un semplice disco-bar.
Rispondi
B
ma perche ci sei andato? si è capito che non ti piaceva dall'inizio e allora perche entrare? è normale che le tipe ti assaltano...fanno questo..e certo che davanti ad un rifiuto ti rispondono a<br /> tono...se sei prevenuto stai a casa senti a me. e' sempre toccare un bel paio di tette a una serata noiosa.
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DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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