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28 marzo 2012 3 28 /03 /marzo /2012 10:14

altra-faccia-del-demonio.jpgL'altra faccia del diavolo (The devil inside, USA 2012) non è un banale film horror sul tema della possessione demoniaca, ma si presenta come un'inquietante docu-fiction (falso documentario o docu-drama) che, nel campo dell'horror, è stato clamorosamente inaugurato alcuni fa dal The Blair Witch Project (Il mistero della Strega di Blair, 1999).
Una giovane donna, Isabella Rossi, decide di recarsi a Roma alla ricerca della madre Maria che, da quando lei era appena bambina, è ricoverata in una clinica romana cattolica per disturbi mentali (il Centrino Mental Hospital: fittizio), dove è stata trasferita dagli Stati Uniti dopo essere stata riconosciuta inferma di mente in un procedimento che la vedeva colpevole dell'efferata uccisione di tre religiosi nel corso di una pratica di esorcismo di cui lei stessa era oggetto.
Isabella ha in animo di visitare la madre (di cui in pratica non ricorda quasi nulla, se non attraverso sbiadite fotografia dell'epoca) ma anche di realizzare un film-documentario sull'esorcismo alla ricerca di risposte e di verità. Scopre con inquietudine che la madre oltre ad esprimersi con manifestazioni di rabbia incontenibile, si è incisa sulle braccia molteplici croci rovesciate (una persino sulla superficie interna delle labbra).
Conosce così degli studenti (sacerdoti e non) di un corso vaticano sull'esorcismo e comincia a frequentarli, esponendo loro dubbi, perplessità ed interrogativi insorti subito dopo la visita alla madre.
Due dei frequentatori del corso, in particolare, sono in qualche dissidenti dalla linea ufficiale della Chiesa rispetto all'esorcismo e ritengono che tali pratiche debbano essere tentate in tutti i casi dubbi, proprio come fondamentale procedura psico-diagnostica per discriminare un disturbo mentale dalla vera possessione, spesso sottile ed incerta nella sue manifestazioni. E nel compiere queste loro procedure si avvalgono di macchinari moderni e sofisticati.
Dagli studenti, Isabella viene portata ad assistere ad un esorcismo su uno dei loro pazienti (come sistema migliore - così viene esplicitato - per capire la differenza tra una vera possessione e una malattia di mente) e, quindi, si decide a chieder loro di aiutarla a ricercare la verità sulla madre: per capire se, cioè, sia posseduta o meno. Si troveranno così di fronte ad una situazione diffcile e complessa che prende loro la mano. Come dire: certe cose è meglio lasciarle stare e non metterci nemmeno mano, perchè il rischio è quello di evocare forze che prendono la mano e di cui si perde il controllo (soprattutto perchè, come ci insegna la madre di tutte le pellicole in tema di esorcismo, una possibilità sempre presente - di fornte ad entità particolarmente potenti - c'è sempre la possibilità di un transfert demoniaco)
Il film è afflittivo e genera inquietudine. La luce è cupa, smorta, afflittiva, anche nelle scene che si svolgono all'aperto in una fredda atmosfera di un'inedita Roma dicembrina e piovosa.
L'effetto verità è accentuato da un ampio uso della handycam e della videocamera a spalla usata in movimento (con inquadrature traballanti e storte) e tutto il corredo di voci concitate, di urla, grida, gemiti e tonfi che si manifestano nei momenti cardine degli esorcismi e delle possessioni.
A differenza di altri film sul tema della possessione demoniaca e dell'esorcismo, come il capostite (L'esorcista di William Friedkin) e di quelli via via più recenti come L'ultimo esorcista, di cui questo  docu-fiction segue abbasta pedissequamente la traccia oppure come Il rito - basato sulla "storia vera" scritta da Matt Baglio, Il rito. Storia vera di un esorcista di oggi e  interpretato da Anthony Hopkins, tutti film in cui lo spettatore sa di trovarsi davanti ad una fiction e di poterne prendere le distanze, qui siamo davanti ad una rappresentazione documentaristica che è talmente ben contraffatta da sembrare "vera" in modo inquietante, se a tutto quanto si aggiunge poi l'effetto della dicitura bene impressa sulle locandine che recita "...basato su di una storia realmente accaduta".
Un film che non consiglio e che, personalmente, non tornerei a vedere una seconda volta.
Nel cinema accanto, proiettavano il recente film di Carlo Verdone: mi sono pentito di non essere andato a vedere quello, insomma.
 

 

Scheda film

L'altra faccia del diavolo (Titolo originale: The Devil Inside)
Paese    USA
Anno    2012
Durata    87 min.
Colore    colore
Audio    sonoro
Genere    horror
Regia    William Brent Bell
Sceneggiatura    William Brent Bell, Matthew Peterman
Produttore    Morris Paulson, Matthew Peterman
Produttore esecutivo    Lorenzo di Bonaventura, Steven Schneider
Distribuzione (Italia)    Universal Pictures
Fotografia    Gonzalo Amat
Montaggio    William Brent Bell, Tim Mirkovich
Musiche    Brett Detar
Scenografia    Tony DeMille

Interpreti e personaggi
Fernanda Andrade: Isabella Rossi
Simon Quarterman: Ben
Evan Helmuth: David
Ionut Grama: Michael
Suzan Crowley: Maria Rossi
Bonnie Morgan: Rosa
Brian Johnson: Tenente Dreyfus
Preston James Hillier: Reporter
D.T. Carney: Detective

Vedi anche la mia recensione:  "Il rito": la formazione di un esorcista dallo scetticismo e dall’incredulità alla convinzione delle fede

 

 

Trailer ufficiale
 


 



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Come sono arrivato qui

DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

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