(Maurizio Crispi) Scioccano le immagini dei soldati israeliani che, proprio mentre trattative di riappacificazione sono in corso, invadono dal 14 giugno i territori palestinesi nella zona di Nabil e si accaniscono contro donne e bambini inermi, sfondando porte, distruggendo le loro case e disperdendo le loro povere risorse. Gli Israeliani, veri campioni di umanità, se la prendono con donne e bambini.
Alcune foto - per fortuna - stanno facendo il giro del mondo, attraverso i social network.
Vergogna!
E così il loro giorno della memoria, finisce con il diventare esercizio di mera retorica.
Il bello è che i giornalisti della carta stampata non osano criticare nemmeno di un pelo gli Israeliani per ciò che fanno contro i Palestinesi, perchè temono che cosìfacendo verranno accusati di essere fautori dell'Olocausto o negazionisti o filo-nazisti.
E' come se, con l'Olocausto, gli Israeliani si sentissero in possesso di un illimitato credito per compiere qualsiasi delitto contro l'Umanità.
Come a dire: A noi che abbiamo subito l'Olocausto, tutto è concesso! Visto che siamo stati vittime, possiamo ora essere persecutori a tutto campo!
E il perdono? E la compassione? Dove sono finiti?
Come possono continuare a chiedere simpatia e comprensione per ciò che hanno subito, se nonsono i primi a mostrare che sanno comportarsi nel modo giusto, ora che hanno la forza delle armi e il coltello dalla parte del manico?
Mi chiedo che differenza ci sia tra queste immagini e quella - famosa e divenuta icona - del bimbo smarrito che fugge davanti ai Nazisti che rastrellano il Ghetto di Varsavia.