(Maurizio Crispi) Diverse volte, trovandomi a correre lungo il Thames Path, all'altezza dello Shadwell Basin, ho attraversato un giardinetto con prato e alberi, curatissimo per fermarmi sull'argine del Tamige, dove in un luogo ombreggiato dalle fronde c'è una fila di sobrie panchine di legno e ferro.
Su una di esse - sempre la stessa - ho rinvenuto diverse volte un mazzo di fiori appassiti e sempre un con essi un biglietto di dolente commiato, indirizzato a chi non c'era più (il testo suggeriva una morte precoce, per malattia o suicidio; o semplicemente un allontanamento definitivo dalla famiglia. Tutto rimaneva aperto alle più varie congetture).
Ritrovandomi a Londra, sono andato a curiosare.
Non c'era più il solito mazzetto di fiori, bensi una croce di legno, di piccole dimensioni, attaccata alle listelle di legno della panchina un po' storta.
Su di essa, la scritta "In remembrance" (in orizzontale), mentre in verticale si legge, a caratteri più grandi "MUM".
Guardando meglio, mi sono accorto anche che alla panchina è attaccata una placchetta di ottone con un'incisione piuttosto lunga che nel suo incipit dice: "In loving memory of Joyce Wilson...".
Guardando meglio mi sono reso conto che molte altre panchine della stessa fila recano analoghe targhe, con diciture lievemente dissimili e dedicate a persone diverse. In una delle panchine, ce ne sono addirittura tre di targhe.
Queste panchine, dunque, sono un luogo della memoria, come lo sono - in alcune chiese cattoliche italiane - alcune panche/inginocchiatoi che vengono donati alla parrocchia da una famiglia, come opera di bene che assolva alla funzione di ricordare un loro caro estinto.
Ma il fatto che queste panchine "fluviali" siano un luogo della memoria ha un che di profondamente poetico.
Innanzitutto, perchè i familiari possono venire a sedersi sulla panchina che porta il nome del loro estinto e sedersi sulla riva del fiume in contemplazione.
C'è della poesia, in ciò.
Ma anche perchè, simbolicamente, il fiume è la vita stessa che scorre verso il mare; il fiume è formato dall'acqua che andando verso l'oceano compie un segmento di un suo eterno ed innarrestabile ciclo che rimanda all'idea del ciclo infinito di morti/rinascite.
E, quindi, mettere la targa che ricorda il proprio morto sulla panchina che fronteggia il fiume è un modo per consegnarlo in qualche modo alla vita e ad un ciclo di continue ed inarrestabili trasofrmazioni, sulla base dei principi: l'eracliteo "tutto scorre", "tutto si trasforma" e "ogni cosa ritorna".
Vedi anche in questo stesso blog: Un messaggio nella bottiglia