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28 febbraio 2013 4 28 /02 /febbraio /2013 14:39

Il viaggio della cocaina dai luoghi di produzione al (Maurizio Crispi) Il libro-reportàge di Paolo Berizzi e di Antonello Zappadu (La Bamba. Dalla foglia al naso del mondo. Viaggio nella "via della coca" e nelle vite dei suoi schiavi, Dalai Editore, 2012) si legge tutto d'un fiato, scritto com'è in uno stile accattivante e scorrevole, ma anche per l'indubbio interesse dei contenuti.
Nessun giornalista d'inchiesta, sinora, aveva tentato tanto: il difficile compito di seguire dal vivo - osservando in prima persona i diversi passaggi ed intervistando alcuni degli interessati, documentando con foto, laddove è stato possibile - tutti i pezzi del tragitto della cocaina dai luoghi di produzione sino a quelli dello spaccio e del consumo.
I due giornalisti, in particolar modo, hanno deciso di seguire le rotte della Coca dallo strategico crocevia delle foreste intricate ubicate al confine tra Colombia ed Ecuador dove operano i "cocaleros", addetti alla raccolta delle foglie di Coca e alla loro trasformazioni in rudimentali laboratori chimici in pani di pasta di coca (il  cosiddetto basuco), alla loro raffinazione (ancora vicino ai luoghi di produzione, in laboratori nascosti, anche se non più nella foresta e in luoghi impervi) all'Italia (e in particolare sino al punto terminale della vendita al minuto che, per loro, per via della sua significativà, è Milano, ovvero "Coca City", rappresentata come epitome del "naso del mondo".
Nella loro inchiesta, non manca proprio nulla: dai fitti intrecci tra politica ed economia della droga, all'impresa della delinquenza organizzata in quello che è uno degli affari più lucrosi del pianeta, alla disponibilità di insospettabili "avventurieri" a tempo - il più delle volte piccoli skipper -che si rendono disponibili per periodi di limitati della loro vita a farsi corrieri della droga nelle traversate atlantiche, sino alle coste dell'Africa e alle Canarie, considerate sotto questo punto di vista la "porta dell'Europa" per gli ingenti quantitativi di cocaina trasportati via mare, alla distribuzione capillare al popolo dei consumatori realizzata da un'organizzazione non verticistica e capillare dello spaccio al minuto (che oggi contempla anche le mini-dosi, vendute a prezzi stracciati, poco più del costo di un aperitivo): tutto è raccontato con lucidità e senza omissione per mostrare quali forze inarrestabili sono in gioco in questi percorsi che vanno ad "imbiancare il naso del mondo". Molto ricca ed interessante, soprattutto inedita, la documentazione fotografica che correda il volume.

 

 

(Dal risguardo di copertina) Tutto parte dai laboratori clandestini del Putumayo, foresta amazzonica colombiana ai confini con l'Ecuador, dove si produce il 50% della cocaina consumata nel mondo, un'insidiosa terra di nessuno in cui si muovono eserciti di narcotrafficanti, guerriglieri, paramilitari, truppe regolari. Partendo dalla raccolta delle foglie di coca, e la loro trasformazione, questo libro racconta il viaggio a tappe di un grammo di cocaina in presa diretta. E lo racconta attraverso l'umanità disperata e criminale che si incontra nell'immenso girone infernale che abbraccia letteralmente mezzo mondo. Le famiglie di contadini per i quali la droga è l'unica fonte di sopravvivenza, i chimici improvvisati nelle vie di Cali, le storie di piccoli spacciatori, di Paesi piegati dalla violenza in una guerra che l'Occidente e gli Usa hanno perso. E poi i trucchi per trasportarla, e gli skipper che arrotondano con le traversate oceaniche fino alle coste sarde. Infine, il capolinea: le strade di Milano, la capitale italiana ed europea della coca, tra i pusher dei vip e delle periferie, e i consumatori più impensabili, dai chirurghi alle donne incinte. L’inviato di Repubblica, Paolo Berizzi racconta “La bamba. Dalla foglia al naso del mondo” in un reportage duro, vero, firmato da un giornalista di inchiesta e da un fotoreporter, nato da testimonianze sul «campo», frutto di un paziente e coraggioso lavoro di ricerca nei luoghi.
La sua forza è nel raccontare l’odissea della coca come non è mai stata descritta prima, partendo dal basso, intrecciandola con i destini di persone che vivono grazie o contro di essa. E ci fa toccare con mano, anche con l’aiuto delle foto, la più grande tragedia del nostro tempo, una piaga economica e politica che costa milioni di vite.
Da un capitolo all'altro, ne seguiamo la nascita, lo sviluppo, la trasformazione, il viaggio e la tappa finale: che è "il naso del mondo, come recita il titolo. ed è per i due giornalisti d'inchesta Milano, definita "Coca City", dove si stravolgono le regole del narcotraffcio gestito dalla criminalità organizzata e si aprono scenari in cui tutti sono consumatori e tutti sono venditori, con l'abbattimentimento di qualsisi organizzazione verticistica e gerarchica.
Paolo Berizzi, giornalista di inchieste per la Repubblica e Antonello Zappadu, fotoreporter in pianta stabile in Colombia, hanno rovelato con il corredo di foto assolutamente inedite, l’odissea della coca raccontata da chi la produce, spaccia, consuma e contrasta.
Gli autori sono infatti partiti da 12mila chilometri di distanza da Milano, dalle foreste del Putumayo, regione al confine tra la Colombia e l’Ecuador dove si produce il 50% della Coca consumata nel mondo e che é un’insidiosa terra di nessuno dove si muovono eserciti di narcotrafficanti, guerriglieri, paramilitari, truppe regolari e hanno seguito, tappa dopo tappa, il viaggio di un grammo simbolico di cocaina fino alle porte dell’Europa, fino all’Italia, fino ad arrivare a Coca City.
 

 

La cocaina ci è stata raccontata in tanti modi, ma come dice Paolo Berizzi, non l’avevamo mai vista viaggiare, soprattutto per quanto riguardo il disvelamento che in molte e cruciali tappe il trasporto della coca dipende da soggetti - fuori dai circuiti malavitosi organizzati - che intraprendono - assumendosene i rischi - questa attività "a tempo" , con l'obiettivo di realizzare capitali facili e poi ritirarsi da quello che è stato per loro soltanto un business occasionale, per quanto lucroso (e per questo motivo appetibile e tale da far abbattere eventuali remore morali).
Le pagine de La bamba sono piene: di chili di foglie (tra i 300 e i 500 chili per ottenere un chilo di cocaina), di cifre (in Italia un chilo rende 225.000 euro), di ingredienti per ottenere 100 grammi di basuco (la base della coca: 40 chili di foglie, 1,4 chili di calce bianca, 1,3 chili di soda, 60 litri di benzina, acqua, acido solforico e soda caustica), di giorni (40, quelli impiegati dal grammo di coca per essere prodotto e arrivare a Milano), di dosi giornaliere consumate a Milano (10 mila con picchi fino a 15 mila nel fine settimana), di costi (70-80 euro per un grammo con prezzi al dettaglio che si abbassano man mano che ci si avvicina all’alba della movida di Coca city), di consumatori (125.000 quelli occasionali e 25.000 gli abituali). Di età d’utilizzo: dai 12-15 anni all’ultrasessantenne.
La principali rotte della cocaina sono quattro: quella che porta la polvere nel nostro Paese, la più battuta, la più affollata, è quella atlantica: dalla Colombia, Venezuela, Brasile, Argentina la coca parte per il vecchio continente. E vi sorprenderete nel leggere che lo yuppie non è scomparso: il personaggio in questione ha saputo reinventarsi per adattarsi alle attuali esigenze. Il moderno yuppie ora di professione fa il narcoskipper. Stupitevi nel leggere le nuove professioni che la trasportano, ma anche e soprattutto quelle che la usano.

Nell'ultimo capitolo del libro-reportàge viene tracciato un profilo dei consumatori di cacaina (il "naso di Milano") e viene fuori un quadro inquietante: peraltro, questo capitolo nelle sue linee fondamentali era già stato pubblicato su "La Repubblica" anni fa, come esito di un'inchiesta tra i "nuovi" consumatori di cocaina ed è stato qui ripreso ed aggiornato. L'aspetto più inquietante, delineato allora e confermato anche oggi, dopo alcuni anni, è che sempre di più si fa avanti il consumatore "performante", di colui ciò che sempre di più ha bisogno di "pippare" la coca per poter tenere dietro ai suoi impegni lavorativi e per poter mantenere elevata la sua efficienza, investendo a questo scopo una parte significativa dei propri introiti per aver assicurata una fornitura giornaliera del suo doping preferito (il più delle volte direttamente a domicilio o sul posto di lavoro da parte di un pusher "personale").
Ma si tratta di un modo di affrontare gli impegni lavorativi che apre la strada a numerosi problemi; tra i quali quello del progressivo rialzo del dosaggio giornaliero e del continuo rilancio per via del fenomeno noto della tolleranza farmacologica, ma anche  quello - non meno grave - dell'apertura verso il policonsumo, quando per "spegnere il fuoco della coca" e potere finalmente dormire si fa ricorso ad altre sostanze, tra le quali l'eroina.
Un esempio tipico di ciò, peraltro molto ben rappresentato sotto il profilo comportamentale, è Whip, il pilota di aerei di linea, interpretato da Denzel Washington (nel recente film Flight) che, negli intervalli tra un volo e l'altro, beve a dismisura durante nottate di bagordi e di sesso, per poi - al mattino - "tirarsi su" con la cocaina e così rientrare in possesso delle sue facoltà e svolgere le sue mansioni.
Ma per tutto ciò alla fine si paga un conto salato.
 

 

Per completezza si egnala qui che è stato realizzato non molto tempo addietro, Bianca Neve, il film documentario di Fabrizio Lazzaretti e Luca Lancise (prodotto da Claudio Canepari per Fox Channels Italy). Bianca Neve è stato l’inchiesta shock che racconta il mondo della cocaina nel nostro paese attraverso testimonianze di consumatori abituali e consumatori pentiti, vecchi play-boy e giovani artisti, ma anche psichiatri anti-coca della "Milano bene" e gestori di una clinica di disintossicazione per vip. Il film documentario inoltre, ci introduce alle attività degli investigatori anti-droga, nel microcosmo del terminal Malpensa, porta d’ingresso dei corrieri ovulatori, raccogliendo interviste inedite dei salariati del narcotraffico pagati per ingoiare gli ovuli di coca, ci mostra testimonianze dei broker colombiani, contadini cocaleros boliviani e addirittura di picciotti di mafia siciliani tutti a loro modo coinvolti nel traffico della polvere bianca.

 

 

 


 




Ma esiste anche il film-documentario "Cocaina", un reportàge in presa diretta realizzato da Mauro Parissone e Roberto Burchielli, che è andato in onda su Rai Tre il 19 dicembre 2007. "Cocaina" è stato definito un docu-choc e l'ex ministro per le comunicazioni, Maurizio Gasparri (An), invocò la censura su di esso, sostenendo che esso rappresentava uno spot per l'uso della droga.
Come scritto nella recensione di Leandro Palestini su "Repubblica", vedendolo "...si ha la percezione di un nuovo modo di lavorare".

"Vogliamo raccontare i macrofenomeni sociali, i conflitti, i temi su cui la gente si interroga..." - ha spiegato uno dei due registi, Burchielli - "Lo facciamo scrivendo le storie al contrario, demolendo i luoghi comuni".
Da una nottata con un poliziotto della Mobile che documenta lo spaccio a Milano, si passa alle testimonianze di ex spacciatori e di consumatori insospettabili: oggi i muratori sniffano perfino per reggere un turno in più. Molti parlano a volto scoperto, grazie alla paziente opera degli autori di H24 Film.
Si tratta di un lavoro pregevole svolto sul campo, come illustra lo stesso Burchielli: "Un tema centrale, due-tre protagonisti, la telecamera digitale che li segue a ogni passo, per mesi. Il racconto puro e semplice delle loro vite".

"Dare la possibilità di conoscere, di capire in che Paese viviamo non può essere un privilegio a pagamento, ma un diritto civile, ha spiegato ancora il regista che, assieme a Mauro Parissone, nel 2007 ha ricevuto premi per "Stato di paura" su via Anelli a Padova (riconoscimento della critica in occasione del premio "Ilaria Alpi") e "Napoli, vita morte e miracoli" (premio Flaiano per la Tv).
"Cocaina", uno dei capitoli più visti e più citati della serie "Il mestiere di vivere" realizzata dai due autori, è un'opera da vedere, per conoscere e per capire. "Quando sei fatto vuoi bene a tutti, sono tutti amici", "Tutti pippano, tutto il mondo pippa". In un recente studio, il CNR ha rilevato la presenza della sostanza addirittura nell'aria di alcune grandi città.
Quindi, meglio sapere e non chiudere gli occhi. La telecamera di Burchielli e Parissone ha seguito le indagini della polizia di Milano, dove lavora l'ispettore Angelo Langè, eroe buono; mentre la squadra in borghese dà la caccia a spacciatori e acquirenti, tra un pedinamento, un inseguimento e un arresto, le immagini fanno entrare in case apparentemente normali dove in cucina, al posto dello zucchero, c'è la sostanza stupefacente. Sembra un gioco, ma non lo è affatto, come ribadisce l'ispettore Langè. La rincorsa del senso di onnipotenza porta sempre, alla fine, a stare peggio, a sentirsi schiavi, a perdere anche quel po' di energia che sembrava insoddisfacente. La droga è subdola: dà tanto (ci si illude) per poi togliere tutto e per lasciare spesso segni che non guariranno mai.

Mauro Parissone e Roberto Burchielli, di "H24", una tv Agency che fornisce servizi di news, sport e documentari ai broadcasters internazionali dal 1988, si distinguono per il loro impegno civile, per il loro intento di approfondire gli aspetti meno noti e più drammatici della realtà italiana facendoli conoscere meglio, mostrandoli nella loro crudezza, senza cadere mai nella banalità, nei luighi comuni o nella finzione cinematografica.
In considerazione di alcune scene e del tema particolarmente delicato, per la visione dei filmati è assolutamente consigliata la presenza di adulti che possano aiutare a capire e ad apprezzare meglio il valore dell'opera.
Il documentario, della durata di circa 80 minuti, per comodità è stato suddiviso in 8 parti. Per visionarle, basta sceglierle tramite il menu a tendina posto accanto alla scritta "Seleziona il video". Le immagini appariranno nello spazio sottostante.

  

 

 

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DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

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