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12 febbraio 2013 2 12 /02 /febbraio /2013 12:49

Benedetto-26.jpg(Maurizio Crispi) Il Papa si dimette. Questo, in sostanza, ci ha detto la notizia di ieri 11 febbraio 2013, rimbalzata dalla Radio alla TV ai quotidiani e alla Rete.
E' una notizia che colpisce, ovviamente.
Dirò qui quello che la stampa allineata non dice, perchè in linea di massima, i commenti che ho sentito cercano di trovare delle giustificazioni ed un senso, in merito soprattutto ad un processo di secolarizzazione della Chiesa di Rona: dirò il mio pensero personale, insomma che solo questo vuole rimanere.
Non a caso è stato sottolineato che, a memoria storica, l'unico Pontefice che abbia rinunciato al suo mandato, sia stato - oltre settecento anni fa - Celestino V che Dante, desigandolo sinteticamente cone "colui che per viltade fece lo gran rifiuto" - colloca tra gli ignavi, alle soglie dell'Inferno, dando forza alla concezione del Divin Poeta che considera l'ignavia addirittura peggio del peccato, perchè come le non-scelte, le rinuncie (che sono un mancato esercizio del libero arbitrio) lasciano l'Uomo fuori da tutto (non pecchi, ma nemmeno fai un esercizio di bene).

Il Papa, dunque, rinuncia, si dimette: in ciò rivendica un suo diritto naturale di uomo che diventa portare di una carne e di uno spirito sofferente, ma perde di carisma.
Noi, comuni mortali, - per di più non possiamo dimetterci dalla vita, solitamente: siamo tenuti a berne il calice sino in fondo, senza sconti.

Il Papa, in quanto rappresentante di Dio in terra, nominato da un consesso di cardinali dovrebbe mantenere il suo posto sino alla fine, portandone il fardello con cristiana ed ecumenica rassegnazione.
Ciò, farsi carico dei fardelli della Comunità che guida come un pastore, dell'Umanità in genere e delle sue personali sofferenze (e/o dubbi) è - e dovrebbe essere - parte integrale della sua missione.
Vorrei ricordare la figura di Papa Giovanni Paolo II. Papà Wojtyła, pur ammalato e provato, esercitò sino all'ultmo le sue funzioni e, attraverso dedizione e abnegazione, ma anche con l'accettazione della sua personale sofferenza, acquistò un potente carisma anche agli occhi di coloro che non erano particolarmente praticanti e seguaci della fede cattolica, ma che erano toccati dritto al cuore da quella figura ripiegata, sempre più fragile e provata che accettava di vivere pubblicamente, senza sconti, il martirio che la sua carne mortale gli infliggeva.
Ricordao vivdamente il modo in cui mia madre, già anziana, seguiva le comparse pubbliche di Giovanni Paolo II. Era commossa nel vedere la fatica e la sofferenza che attraversavano quel corpo, ma nello stesso rinfrancata dalla prova di carattere e dalla testimonianza che ogni singolo atto del Ponterfice assumeva (prove che - come accadeva con lei - erano di conforto agli gli anziani, ai sofferenti, ai malati), facendogli acquistare un impagabile varore carismatico e di sostegno spirituale.


Con la rinuncia di Papa Benedetto XVI si apre una nuova maniera di intendere la figura del Pontefice: nè più né meno di un burocrate che, dopo essere stato alla guida della Chiesa di Roma, ad un certo punto, decide di andarsene in pensione o di dimettersi.


Nel Buddismo ciò non sarebbe concepibile.
Il Dalai Lama è l'incarnazione vivente del Buddha e tale rimane sintantoché è in vita.
Solo alla sua morte, gli emissari della fede buddista andranno alla ricerca di possibili candidati alla nuova reincarnazione di Buddha, cercando dei bambini nati in quel giorno e in quell'ora, corrispondente al momento del decesso del Buddha.
Il Dalai Lama, in quanto incarnazione del Buddha, non potrà mai andare in pensione: è il Buddha vivente.

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commenti

M
Ha scritto Gaetano Sabato. Grazie, Maurizio Crispi, per il bell'articolo che mi hai linkato. Purtroppo le mie disavventure di viaggio dovute a neve e vento negli ultimi due giorni non mi hanno<br /> permesso di rispondere per bene come avrei voluto. La questione è spinosa. E complessa. Sia che la si guardi da un punto di vista laico, sia che la si guardi da un punto di vista religioso. E anche<br /> qui "cristiano", "cattolico", "buddhista"... Ci sono cariche che nelle società umane si lasciano solo con la morte o giù di lì. Anche essere re, seppur preveda l'abdicazione, è stato per molti<br /> monarchi "fino alla fine". E qui si apre un problema che, davvero, non saprei come risolvere; un quesito che in fondo mi sono sempre posto, prima, molto prima che uscisse "Habemus papam" di Moretti<br /> e prima, anche, della rinuncia di Benedetto XVI. Se un papa, o un capo religioso qualsiasi è troppo vecchio, troppo malato, troppo stanco, non è più in grado di assolvere le sue funzioni o a parti<br /> consistenti delle sue funzioni che si fa? Un papa è comunque una persona prima di essere il "vicario di Cristo in terra". E se questa persona non ce la fa, o sente di non farcela più, che si fa?<br /> Come si esce dall'impasse? Io credo che la scelta del papa sia abbastanza sconvolgente, sia per i non credenti che per i fedeli. Prova ne è il fatto che se ne parla e tanto. Sul suo diritto a<br /> scegliere c'è tanto da ragionare. Forse siamo solo all'inizio di un'era diversa in cui anche fare (o essere) il papa acquista una nuova consapevolezza. E' un po' come dire che uno sposato da 10<br /> anni non può divorziare perché ormai è sposato: ma se non sente più valide le ragioni che 10 anni fa gli fecero pronunciare quel sì? Certo, mi si obietterà che qui parliamo della Chiesa apostolica<br /> romana, del papa stesso, del primo fra i servi di Dio per tutti i cattolici. Vero. Sarebbe bello chiederci (e magari provare a rispondere) perché nel momento storico-culturale attuale risulta così<br /> appassionante l'opzione della rinuncia consapevole. Il papa è prima (logicamente, non cronologicamente) una icona (nel senso più pieno e lato) o è prima una persona?
Rispondi
F
<br /> <br /> <br /> Sulla base delle mie limitate conoscenze, io penso questo.<br /> <br /> Nel caso della Chiesa di Roma, la risposta è semplice, poiché il Pontefice è il rappresentante di Dio in Terra e, in caso di impedimento, può deputare per lo svolgimento delle questioni<br /> ordinarie, il Camerlengo - figura istituzionale istituita proprio a questo scopo che sopperisce ad eventuali vuoti temporanei del Soglio pontificio.<br /> <br /> Per il Buddhismo la questione è lineare: il Dalai Lama è una figura carismatica in cui si incarna il Buddha e perché possa esserci un nuovo Dalai Lama occorre che quello precedente sia spirato e,<br /> solo allora, si potrà cercare il nuovo veicolo della reincarnazione.<br /> <br /> Nel caso di altre d fedi religiosi non esistono "capi" unici e le "massime" autorità possono essere facilmente sostituite.<br /> <br /> <br /> <br />

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Come sono arrivato qui

DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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