Narrando di navigazioni e battute di pesca, Ninni Ravazza racconta una fetta della storia “marinara” di Trapani, fatta di storie minime che tutte insieme contribuiscono a creare la memoria di una città.
Ninni Ravazza ha scelto di vivere il mare sopra e sotto, come luogo della vita e dell'anima. In questo libro condivide la sua esperienza con tutti quelli che amano l'acqua salata e i suoi protagonisti, da Ulisse a Corto Maltese, alle sirene, ai pescatori. Si parla qui di tradizioni e di mestieri (il pescatore, il tonnaroto, il corallaro) che restano nel mito e che sono quasi estinti, di luoghi impregnati totalmente di storia e leggenda. In questo libro viaggiamo dalle isole Eolie a Scopello, da San Vito a Monte Cofano, a Trapani, alle isole Egadi (Favignana, Levanzo, Marettimo) allo Stagnone di Marsala (Mozia), ai banchi di Scherchi confinanti con la Tunisia, fino a Lampedusa.
Ma c'è un altro grande mito, però, che attraversa tutto il libro, ed è la giovinezza.
Oltre a Girolamo Lo Verso che, da appassionato dal mare e a sua volta autore di un libro (Dentro il mare, il Mare dentro, pure per i tipi di Magenes) ha illustrato il ll'ultima opera di Ravazza con una sua ampia introduzione, era stato invitato Riccardo Molteni, grande sportivo e apneista di valore e praticante della pesca in apnea.
Anche Riccardo Molteni ha parlato del libro di Ravazza, cercando di cogliere gli aspetti in comune e quelli in divergenza delle rispettive esperienze di mare, visto che invece Ravazza, nella sua lunga consuetudine con il mare, si è sempre immerso con le bombole, praticando in un passato ormai lontano, quando ciò era ancora possibile, la pesca, la ricerca di coralli, di tesori e manufatti antichi sommersi. Dalle parole di Molteni, viene tuttavia fuori che, a parte le divergenze e le disparità (ben altra cosa, pur a parità di strumenti, è pescare in apnea o con gli autoresoiratori, anche se adesso - avverte Molteni - le differenze si sono assottigliate visto che l'apneista allenato oggi può scendere in battuta di pesca a profondità prima impensabili ), ciò che accomuna esperienze così dissimili è la meraviglia e la sopresa che il mare ogni volta riserva: e che talvolta fa sì che non è tanto riportare una "preda" ciò che conta ma il poter ritornare a casa, sulla terraferma, con un bagaglio interiore arricchito dalle cose meravigliose e fuori dall'ordinario viste: uno "straordinario" e un "meraviglioso" che si possono trovare anche qui nei mari della nostra Sicilia, senza bisogno di andare alla ricerca di lontani luoghi "esotici". Come ad esempio, la meraviglia di vedere sfilare in un fondale poco profondo, proprio davanti a casa sua (Molteni vive all'Arenella) un tonno solitario di 300 chili, oppure di vere una Foca Monaca che, curiosa, si avvolge in giri concentrici attorno al lui. Gli uomini che si immergono in apnea - ha detto Molteni, citando uno dei decani della Scuola italiana di Apnea - costituiscono la "tribù delle rocce", fatta di "uomini scuri, con il cuore chiaro".
L'episodio che Buttitta ha narrato è inedito e non sta scritto da nessuna parte: e, in questo senso, ha davvero impreziosito la serata.
Ha fatto seguito l'intervento di Silvano Riggio, professore di Biologia Marina all'Università di Palermo, che - focalizzando l'attenzione solo su di un aspetto delle storie di persone e di uomini di mare di cui racconta Ravazza nel suo libro - ha sollevato un'interessante questione sull'Etica della Pesca, sostenendo che alcuni dei pesci comunemente cacciati (in genere quelli più in alto nella scala alimentare) sono intelligenti, capaci di apprendimento, esprimono idiosincrasie e preferenze, posseggono una loro individualità etc e che, pertanto, non dovrebbero essere né cacciati né mangiati...
Una argomentazione ispirata, sentita, forse provocatoria che, come ha osservato il professore Buttita socnfina nel campo della Teologia...

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