(Maurizio Crispi) E' sempre una grande emozione arrivare in un porto, dopo un viaggio in auto, e prepararsi all'imbarco.
Ci sono dei tempi di attesa e poi scatta il momento in cui devi entrare all'interno della grande bocca spalancata della nave (che queste grandi navi traghetto non siano una metafora della Balena?) e tu rimani sorpreso dell'immensità del corpo della nave che accoglie - inghiottendoli nel suo ventre - automobili ed autotreni che, al confronto, appaiono come piccoli giocattoli, bruscolini insignificanti.
E già senti vibrare sotto i tuoi piedi il grande corpo della nave che, pur nella sua rigidità, sembra riprendere vita e respiro.
Poi, quando arriva il momento della partenza e i giganteschi portelloni si sono ermeticamente chiusi, improvvisamente c'è un cambiamento nel modo in cui la nave vibra: per un attimo la vibrazione si fa più intensa ed è quando inizia la spinta delle eliche potenti e, per alcuni istanti, quelle vibrazioni diventano quasi delle scosse che rianimano un'entità dormiente.
Se sei all'esterno, su uno dei ponti, vedrai il corpaccione della nave che prende a muoversi impercettibilmente, quasi fosse riluttante a staccarsi dal rifugio rassicurante della banchina e che, poi, il distacco da terra aumenta e la nave prende progressivamente velocità e si sentono i motori potenti che stantuffano e pompano, mentre le paratie e i ponti tremano sotto i tuoi piedi.
Poi, quando, la nave ha finalmente abbandonato il rifugio sicuro del porto e si è installata sulla sua velocità di crociera in mare aperto, mentre la costa sfila via lontana e sfuma in una serie di luci ammiccanti via via più piccole, le vibrazioni si attenuano e diventano quasi impercettibili (oppure sei tu che ti abitui a loro), ma ci sono sempre come il leggero tremito che avverti sotto i polpastrelli quando accarezzi un gatto e lui comincia a fare le fusa e a ronfare a ritmo continuo.
Questa continua vibrazione diventa parte ineliminabile e costante delle tue percezioni somato-psichiche per tutta la durata del viaggio per nave, tanto integrata in esse che quando la nave entra nel porto d'arrivo e finalmente ferma i motori, provi dentro di te una sensazione anomala: e ci vuole un po' di tempo perché tu ti riassetti in una normalità, fatta di silenzio e di quiete.
L'assenza di vibrazioni e il silenzio totale creano una sensazione di mancanza e di strana "pausa", rispetto al movimento che sancisce il viaggio.
Ma la cessazione del movimento può essere causa di un'improvvisa vertigine.
L'essenza del viaggio, di qualsiasi viaggio, sta nella transizione di stato nella coppia immobilità/movimento, stasi/exstasi.