Quando ero piccolo...
Ecco il solito incipit per introdurre dei ricordi d'infanzia.
La prozia Irene (sorella della nonna materna) viveva da sempre nell'appartamento accanto al nostro.
Lei che non aveva avuto figli era affezionatissima a tutti noi e alla nonna, un po' più piccola d'età rispetto a lei.
La prozia Irene da che era rimasta vedova aveva sempre vestito di nero ed è così che io la ricordo: in nero, non grassa, e con i capelli candidi.
Potrei raccontare su di lei e sulle monellerie che io architettavo in cui lei era in qualche modo coinvolta tante storie, ma ognuna meriterebbe uno spazio a sé stante.
La prozia Irene era affezionata in modo speciale a mio fratello, a cui dedicava molto tempo e delle attenzioni particolari: lo aiutava a disegnare e gli leggeva delle storie.
E gli faceva di frequente dei piccoli regali.
Negli ultimi anni della sua vita era un po' svanita di testa, ma in modo innocuo.
Spesso entrava a casa nostra (i due appartamenti erano comunicanti) e, specie quando non c'era nessuno (la nonna era già morta) veniva a rovistare nel nostro frigofero, cercando chi sa cosa.
E, poi, dopo averlo fatto, se ne tornava a casa. Per poi tornare a fare qualche nuova incursione. Oppure vagava per le stanze del nostro appartamento, cercando qualcosa che forse passava nella sua mente come un ombra che vi si travasava dal serbatoio dei suoi ricordi.
Una volta, proprio nei suoi ultimi anni (morì quasi centenaria) regalò a mio fratello un grosso cucchiaio: un dono incongruo e che non aveva logica alcuna.
Io però trovai molto divertente l'idea del cucchiaio che, malgrado il mio apprezzamento, rimase per qualche tempo accantonato, anche perchè era decisamente fuori misura, ben più grande di un semplice cucchiaio da minestra.
In quel periodo, mio fratello soffriva di una forma di gastrite e il medico aveva prescritto che la sera mangiasse abbondante mela cotta.
Segretamente, quando i miei uscivano la sera per andare a teatro, io nutrivo mio fratello con il cucchiaione regalato dalla prozia Irene, che per essere maneggiato, in considerazione della lunghezza eccezionale, richiedeva di mantenere delle distanze opportune.
E lo utilizzavo soprattutto per fargli mangiare proprio quella mela cotta.
Inutile dire che tutti e due, all'insaputa di papà e mamma, ci divertivamo da matti.
E perchè mi è venuto in mente questo piccolo ricordo? Semplice! L'altra sera io e mio fratello abbiamo mangiato dell'ottima mela cotta!