(Maurizio Crispi) Il 15 novembre 2013 è stata inaugurata a Palermo, nello splendido scenario espositivo della Real Fonderia Oretea alla Cala, la mostra pittorica collettiva "Gli Artisti di Pittorica", alla sua 6^ replica con il tema portante "Scenari contemporanei".
La mostra è stata avviata in concomitanza con la Settimana nazionale UNESCO di Educazione allo Sviluppo Sostenibile 2013.
La mostra è stata promossa ed organizzata da "Pittorica". Web Art promotion.
La mostra rimarrà aperta sino al al 24 novembre 2013 con i seguenti orari: tutti i giorni dalle ore 9.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 19.00.
Le opere (19 in tutto per 19 artisti) sono state esposte rispettando un percorso circolare dalla prima opera alla destra rispetto all'ingresso (Palermo Centro storico di Dario Vincenzo) dell'ingresso all'ultima (in realtà fuori dal catalogo assieme ad alcune altre) il cui titolo è "Lampedusa", molto drammatica perché la spuma del mare che si genera dall'urto contro la roccia sembra trasformarsi in lava e fuoco.
La circolarità fa riferimento all'idea del cerchio, come elemento di condivisione, ma nello stesso ad un percorso che non ha inizio e non ha fine e, quindi, si può entrare nel percorso in qualsiasi punto, procedendo in un senso oppure nell'altro.
La mostra con le opere multiformi di cui è composta (che spaziano dalla rappresentazione realistica, eppure evocativa e carica di velenze simboliche, a quella più astratta e geometrica) getta uno sguardo poliedrico e sfaccettato sugli "scenari contemporanei", muovendosi tra speranza e sconforto, tra ricerca di una centralità dell'uomo ad una sua dispersione nella tecnologia, ma sempre seguendo la sottile linea rossa della solitudine che permea le nostre vite, in cui l'interfaccia comunicativa è sempre più rappresentata da mondi virtuali.
Pippo Cadoni , in un breve discosrso introduttivo, ha dato delle possibili chiavi di lettura, spendendo alcune parole sulla modernità e su come le opere esposte interpretino la modernità e su quali soluzioni esse possano offrire in un mondo in cui tutto - anche le più banali azioni per le più banali necessità - si genera per mezzo di un click sul bottone d'una tastiera oppure su di un telecomando.
"Siamo delle idrovore energetiche" - ha soggiunto.
E' possibile uscire dalla modernizzazione e dall'automazione dei click? Forse, ma gli artisti e il percorso sembrano dire no, in definitiva: una risposta che daà per scontato la trasformazione tecnologica delle nostre città e degli scenari in cui viviamo, nei cui angoli riposti, tuttavia, rimangono degli elementi insospettabilmente umani e a-tecnologici, come ad esempio nell'opera che raffigura un Godot che attende che succede qualcosa, dormendo su di una panchina che sembra essere divenuta il suo letto.
"Possiamo controllare le tecnologie che ci circondano. La mostra con il suo percorso ci dice di no. Eppure, occorre che noi umani torniamo ad essere al centro della scena. Ma c'è un paradosso, perchè l'uomo a differenza degli altri animali, delcreato, non ha istinti: sopravvive solo perchè ha inventato le tecnologie. Sopravvive perchè tra il sì e il no, può dire 'non so' ... la possibilità di esprimere il dubbio e l'incertezza ci diversifica" (Pippo Cadoni).
Ha fatto seguito una proiezione a tema del fotografo Giovanni Nuccio (peraltro autore del Progetto grafico e delle foto che corredano il pieghevole sulla mostra), all'insegna della multimedialità, a sottolineare che, pur in tentativo di evasione dalla tecnologia attraverso l'opera artistica realizzata usando le proprie mani nello sforzo creativo (e comunicativo) alla tecnologia bisogna pur sempre ritornare.
Grande la varietà delle opere esposte sia per il soggetto sia per la tecnica di realizzazione.
Mi ha colpito particolarmente come efficace "scenario contemporaneo" l'opera di Sergio Figuccia, Passaggio a Parwan". Perché? Guardandola da lontano, mi era sembrato che volesse rappresentare come un corteo di pastori e di Re Magi alla volta di un presepe ubicato in un paesaggio lunare (forse per via dei rossi e dei gialli accesi delle due tuniche in primo piano) e, invece, l'opera rappresenta uno scenario di guerra come si può arguire dal minaccioso soldato in primo piano che imbraccia un mitra.
E poi ancora "L'Acropoli di Atene da Piazza Syntagma" di Antonietta Mazzamuto che con la sua tecnica di realizzazione simil-collage e le scritte sovraimpresse sull'immagine e, in parte, in filigrana, evoca qualcosa di antico e solenne, pur nella sconfortante modernità della cronaca a cui si allude.
E "Strade" di Vincenzo Verderosa che apre un inquietante sguardo sulle rigide geometrie che ci impriogionano, reticoli di strade come gabbie, che soltando levandosi in alto a volo d'uccello possono essere colte nella loro angosciante labirintica grandezza, a somiglianza delle grandi incisioni rupestri peruviane nella piana di Nazca che possono essere decifrate soltanto guardandole da grande altezza e non certamente camminandoci sopra. Davvero inquietante.
Ma anche l'opera di Pino Manzella, dal titolo "Daniela", merita una menzione: apparentemente è un ritratto, ma i capelli della donna si aprono ad ombrello e sembrano trasformarsi in un mare sul cui margine naviga un barcone di umanità dolente, forse clandesitini alla ricerca di un loro futuro.
Foto di Maurizio Crispi
Vedi anche su questa pagina: Gli Artisti di Pittorica (6^ ed.). Dal 15 novembre 2013, a Palermo, nello spazio espositivo della Reale Fonderia Oretea