Il 15 novembre 2013, a Palermo, presso lo spazio espositivo della Reale Fonderia Oretea, verrà inaugurata con il patrocinio del Comune di Palermo la mostra Gli Artisti di Pittorica che, alla sua 6^ edizione, svilupperà con le opere in mostra il tema "Gli scenari Contemporanei".
Inaugurazione della mostra, venerdì 15 novembre alle ore 18.00.
(Pippo Cadoni) “Scenari contemporanei” è un tema impegnativo che costringe a riflessioni profonde, fino al recupero del ruolo dell’arte, tutta, nell’educare la società a sapersi mutare nel rispetto dei valori primari.
Gli artisti impegnati in questa collettiva, usano i simboli della tecnologia per denunciare i pericoli di un mutamento caotico e non rispettoso dell’uomo stesso.
La tecnologia massicciamente utilizzata, ha finito per creare una situazione paradossale cioè, la nostra società parla nel suo insieme solo con se stessa. Si è creata una condizione paradossale per cui finisce l’esperienza individuale, personale della conoscenza delle cose del mondo e ci si rifà al mondo fornito dai media tecnologici.
In questo mondo si ascoltano le cose che diremmo, o si dicono le cose che gli altri direbbero. E la stessa comunicazione, per esempio, che rischia di non essere più necessaria a causa della tecnologia che l’ha resa universale. Il mondo diventa una rappresentazione e la realtà e l’esperienza non hanno più valore.
La tecnologia ha trasformato profondamente l’aspetto antropologico della nostra società. Essa, attraverso la modificazione dell’uso di oggetti dove è “anima” e “corpo” in continuo divenire, modifica in modo radicale il nostro modo di pensare da analitico a generico.
Gli uomini hanno sviluppato, nel senso del miglioramento continuo, CODICI per comunicare, per preservare la fragilità della memoria elemento essenziale per seguire la temporalità dell’esperienza e quindi guida verso il futuro.
L’arte è uno dei codici principali per indicare i pericoli, i benefici ,i vantaggi o gli svantaggi legati alla plasticità di un territorio, quindi al modo di interagire degli uomini che lo animano.
(Presentazione di Sergio Figuccia - dal sito web dell'Associazione Pittorica. Galleria Web dell'Arte e del Collezionismo) Ai cambiamenti continui, schizofrenici e irreversibili siamo ormai tutti abituati.
La nostra società si è adattata da tempo alla coesistenza, spesso non del tutto ortodossa, di retaggi storico-culturali di un prestigioso e compianto passato con innovazioni portate dal "vento" irrefrenabile della tecnologia e dell'evoluzione sociale.
Tutti gli ambiti umani sono stati interessati dalla nascita di questo instabile nuovo sistema polimorfo: si va dall'arte all'ambiente, dalla cultura alla politica, dai rapporti sociali alla comunicazione.
Siamo rapidamente passati, in una manciata di anni, dai rarefatti scenari di una collettività di metà secolo scorso, ancora innamorata di quel boom economico che oggi sembra appartenere a una lontanissima era geologica, ai postumi di un sessantottismo hippy e sfrenato, fino a giungere all'orrido globalizzante e sanguinario inizio di terzo millennio dominato dalla iper-tecnologia.
Così sono nati incredibili ibridi che hanno forzatamente accostato al sacrosanto e civile mantenimento del ricordo e della storia le icone più note e coinvolgenti degli anni 2000.
Nei palazzi storici delle città d'arte sono fiorite le "padelle" satellitari, nelle assolate campagne del sud hanno preso vita orrendi complessi di comunicazione ad altissima frequenza (muos), sui profili delle montagne sono apparse gigantesche girandole che sembrano voler raffreddare i "bollenti spiriti" del cielo, nelle valli del nord corrono le lunghissime strutture parallele dell'alta velocità ferroviaria; ma possiamo proseguire con migliaia di questi esempi.
Il passato continua a resistere, ma deve sottoporsi anche lui al forzato trattamento di "chirurgia plastica" con impianti tecnologici ed elettronici, sempre figli del silicone e della sua incontenibile epoca, che ne stanno lentamente sfigurando i lineamenti, proprio come avviene sul volto di una vecchia diva, gonfiato e stravolto da un chirurgo pazzo che vorrebbe mantenerne i connotati di bellezza, ma che invece finisce col distruggerli definitivamente.
Il progresso deve camminare parallelamente alla storia, non intersecarsi con essa, convivere non vuol dire inserirsi l'uno nell'altro, ognuno deve mantenere la propria dignità semplicemente restando se stesso. Il degrado è figlio dell'incuria e della malsana contaminazione.