Giovanni Palatucci (Montella, 31 maggio 1909 – Dachau, 10 febbraio 1945) è stato un poliziotto italiano, vice-commissario aggiunto di Pubblica Sicurezza.
Inizialmente addetto all'ufficio stranieri dal 12 novembre 1937 e poi reggente della Questura di Fiume sino al 13 settembre 1944, quando fu arrestato dalle SS e internato il 22 ottobre successivo nel campo di concentramento di Dachau con il numero 117826, dove morì di stenti il 10 febbraio 1945, 78 giorni prima della liberazione del campo.
Nel 1952 lo zio vescovo Giuseppe Maria Palatucci raccontò che il nipote durante la sua permanenza a Fiume aveva salvato «numerosissimi israeliti». Da allora Giovanni Palatucci è salito agli onori sia in Israele (dove è stato Giusto tra le nazioni dal 1990), sia presso la Chiesa cattolica (per la quale è Servo di Dio dal 2004), sia presso la Repubblica Italiana (per la quale è Medaglia d'oro al merito civile dal 1995).
Per questo motivo, alcuni presero a chiamarlo come lo "Schindler" italiano.
Nel 2013, tuttavia, il Centro Primo Levi ha avanzato alcuni dubbi sulla corretta ricostruzione storica delle vicende legate alla figura di Palatucci.
A causa di queste "ombre" Giovanni Palatucci da "Giusto tra le Nazioni" per aver salvato più di cinquemila ebrei e Servo di Dio per la Chiesa di Roma venne quasi - ed ingiustamente - equiparato ad un fanatico collaboratore dei nazisti.
Fu uno strano destino questo di Giovanni Palatucci, che malgrado la sua "cancellazione" Medaglia d'oro al merito civile per la Repubblica italiana e Servo di Dio per la Chiesa cattolica, rimane al centro di pesanti accuse nel corso del 2013.
Dove sta la verità? Giovanni Palatucci fu veramente un instancabile salvatore di perseguitati o accompagnava le sue vittime nei campi di concentramento?
La sua storia, a lungo dimenticata, è stata costruita "a tavolino" dal Vaticano e dallo Stato italiano per ricostruirsi, come è stato detto, "una verginità"?
Alcune cose nella sua vicenda non tornano.
Ma anche alcune tesi accusatorie non sono precise e chiare, anzi. Tra i numerosi saggi e teti biografici scritti su di lui quello di Nazareno Giusti, dal titolo Giovanni Palatucci. Una vita da riscoprire (Tra le Righe dei Libri, 2014) ha tentato di far chiarezza su questa complicata e scottante vicenda, resettando tutto e ripartendo da zero. E per far ciò è andato a ricercare le persone che hanno "incontrato" la figura del poliziotto italiano.
A seguito di questa ricerca la figura di Palatucci è stata rimossa da una esposizione al Museo dell'Olocausto di Washington e lo Yad Vashem e il Vaticano hanno iniziato a esaminare la nuova documentazione emersa.
A lui sono state intitolate delle vie in numerose città italiane, come ad esempio a Palermo, dove nella parte alta di via Principe di Paternò una traversa porta il suo nome: ma purtroppo si tratta di una via cittadina che non gli rende alcun onore,trattandosi di una strada di mero collegamento, senza abitazioni o edifici commerciali, fiancheggiata da squallidi muri (residuo di vecchie divisioni di proprietà terriere), solitamente ingombra di rifiuti di ogni genere e ignobilmente maleodorante, una sorta di discarica a cielo aperto.
E' una contraddizione palese il fatto che la memoria di un "Giusto tra le Nazioni" debba essere affidata ad una strada che è di fatto un lercio monnezzaio.
E ciò non fa decoro all'amministrazione comunale di Palermo che ha voluto onorare la memoria di questo oggi discusso personaggio, ma che di fatto ha condannarla ad essere costamente degradata ed oltraggiata dal pattume che, senza alcun controllo, vi viene abbandonato.
Un esempio tipico del fatto che spesso le cose vengono fatte per la forma, per stare al passo con i tempi e le tendenze, ma quasi mai nel rispetto della sostanza.
Malgrado le ombre che si sono affacciate sul ricordo di Giovanni Palatucci, non bisogna dimenticare che, come fatto incontrovertibile, egli sia stato uno dei morti di Dachau.
E ciò dovrebbe bastare ad onorarne la memoria.