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5 gennaio 2014 7 05 /01 /gennaio /2014 12:45

Ender's Game. Come condurre alla guerra degli adolescenti addestrati ai videogioch(Maurizio Crispi) Ender's game è un film di Gavin Hood (USA, 2013), tratto dal primo romanzo della fortunata serie SF del pluri-premiato scrittore statunitense  Orson Scott Card (con titolo identico: Ender's Game, ovvero "Il Gioco di Ender"), pubblicati in Italia dalla Editrice Nord.

Il film è ambientato in una Scuola di Guerra per forgiare coloro che combatteranno un'ultima e definitiva battaglia contro i Formic, alieni insetttiformi che, molto tempo prima (80 anni per l'esattezza), avevano tentato di invadere la terra e che erano stati sconfitti grazie al sacrificio del comandante Mazer Rackham.
A questa scuola vengono ammessi soltanto giovani e giovanissimi, selezionati dopo un lungo periodo di osservazione che copre tutte le loro attività quotidiane, grazie ad una forma di monitoraggio a distanza.

Gli alieni, simili a grandi insetti, che hanno minacciato gravemente la Terra in pasato si sono ritirati nel loro pianeta d'origine, ma si ritiene che - non si quando - decideranno di riprendere le loro attività di belligeranza alla ricerca di nuove colonie e soprattutto di acqua.
Nulla di nuovo sotto il sole, dunque: ricerca di spazio vitale e di nuove risorse, come in tutte le guerre.
Gli uomini, ammaestrati da quella che avrebbe potuto essere una pesante disfatta e forse la fine dell'Umanità, adesso, predicano il verbo di una guerra preventiva (all'insegna del sempreverde principio sancito dal motto "Si Vis Pacem Para Bellum", ma anche del'imperativo della frontiera del West, quando vigeva il principio dello sterminio all'insegna del principio del "O noi o loro" ed anche "L'unico Pellerossa buono è un Pellerossa morto).
E gli uomini, nella necessità di mettere a punto un'avanzata guerra tecnologica, fondata oltre che sulle conosce delle tattiche e delle strategie anche dell'uso di sofisticati strumenti virtuali (per mezzo dei quali è possibile realizzare la guerra a distanza), reclutano per la prossima battaglia di sterminio soggetti sempre più giovani che sono i più idonei per la loro abitudine precoce a utilizzare i videogiochi a questo tipo di guerra: e  le giovani reclute, con un training fatto di giochi, di simulazioni tattiche e strategiche, ma anche di esercizio fisico e di allenamento a cooperare in squadra, vengono addestrate in modo sempre più sofisticato, sino ad essere condotti alla battaglia vera senza che ad essi sia concessa la consapevolezza che stanno "veramente" combattendo. Uno scenario inquietante, tanto più che, al giorno d'oggi, la guerra "non guerra", quella combattutta a distanza, usando i "droni" e stando seduti a migliaia di chilometri di distanza davanti ad una consolle, è diventata la triste realtà (come viene prospettato nel piccolo saggio Esecuzioni a distanza 1).

Nel sottofondo di questa struttura narrativa c'è anche una cogente riflessione sulla responsabilità morale di quegli adulti che educano i giovani alla violenza, alla guerra e alla sopraffazione, deformando o pervertendo la naturale ed innata tendenza dell'Homo Ludens huizinghiano.
Ender Wiggin, il giovane protagonista, è il più dotato delle reclute e farà rapidamente strada.

Non starò a raccontare la trama che si svolge su di un doppio piano del gioco virtuale e dell'addestramento vero, in presenza fisica (con una bella traduzione delle vicissitudini del romanzo che sarà sicuramente fonte di meraviglia per quanti non lo abbiano l
eEnder's Game. Come condurre alla guerra degli adolescenti addestrati ai videogiochitto prima).


Il film che racconta di una storia apparentemente guerrafondaia, alla fine, assume i contorni di una parabola contro la guerra e contro tutte le guerre, soprattutto di quelle guerre basate su di una mancanza di comunicazione e sull'impossibilità-non volontà di costruire un linguaggio comune, attraverso il quale fondare un'Ecumene (secondo la concezione di un'altra grande scrittrice di SF che è Ursula Kroeber Le Guin, i cui costrutti hanno - per illustri ascendenze familiari - una solida base antropologica).

Ender distruttore, alla fine del film (e del romanzo), diventerà Ender il Salvatore. Ed è da questa conclusione e dalla necessità di un riscatto che prenderanno le mosse le sue avventure nei successivi romanzi, fortemente connotati in senso messianico.



Ender's Game (film) su Wikipedia


Il gioco di Ender (su Wikipedia)

 

 


Trailer ufficiale




(Dal risguardo di copertina dalla riedizione Nord 2013) L'ultimo attacco alla Terra da parte degli alieni risale a ottant'anni fa, tuttavia la guerra non è finita. Per scongiurare la possibilità che, un giorno, la razza umana venga cancellata da una nuova e ancor più devastante invasione, sono state costruite armi sempre più potenti e ideati vari sistemi di difesa. Inoltre, per sfruttare le straordinarie capacità di alcuni bambini, è stata creata una Scuola di Guerra, destinata a formare un'élite di geni militari. Ed è in questo luogo altamente competitivo, in cui si simulano al computer azioni belliche di ogni tipo e si elaborano tattiche e strategie di grande complessità, che viene portato Andrew "Ender" Wiggin: ha soltanto sei anni e lo aspetta un addestramento feroce in un ambiente spietato, ma lui è un genio tra i geni, nato con le doti di un superbo comandante. Ed è l'unico in grado di vincere tutte le "partite" combattute nella Sala di Battaglia. Ma qual è il prezzo da pagare per essere davvero il migliore? E dove finisce il gioco e comincia la realtà?

 

 

 

Note

Ender's Game. Come condurre alla guerra degli adolescenti addestrati ai videogiochi(1) Esecuzioni a distanza (William Langewiesche, Adelphi, 2011) nella traduzione di Matteo Codignola.
In questo piccolo volume, inserito nella Biblioteca Minima di Adelphi si parla degli "omicidi" e della solitudine di un tiratore scelto dell’esercito americano, e delle giornate iperreali dei piloti che da un hangar vicino a Las Vegas guidano i droni sui loro bersagli nelle montagne afghane. Due volti gelidi e feroci di una guerra futura che si combatte già, e che nessuno prima di Langewiesche aveva raccontato.
E' la "guerra a distanza", in cui non vi è più nessun contatto fisico e visuale con l'avversario, caratterizzata soprattutto dall'abolizione del cosiddetto "contatto oculare" che consente di attuare un riconoscimento dell'Altro come simile a noi e che muove l'empatia.
Questi scenari escludono radicalmente le incertezze e le esitazioni, così magistralmente rappresentate nella canzone di De André "La guerra di Piero", ad esempio.
Il secondo capitolo apre una prospettiva inquietante su ipotetici scenari futuri in cui si possono ipotizzate armi miniaturizzate "intelligenti", capaci di selezionare i bersargli e di eliminarli in modo autonomo.
Questo secondo capitolo sembrerebbe essere il preambolo del famoso romanzo breve di P. K. Dick e del film che ne è stato trato "Screamers".
L'autore. William Langewiesche è corrispondente dell’edizione americana di «Vanity Fair». I suoi libri raccolgono inchieste e reportage dedicati a temi e luoghi diversi, dal Sahara alla storia del volo, dalla vita sul confine fra Messico e Stati Uniti alle macerie di Ground Zero.

 

 

 

 

 

 

Visto con Tatarone fratellone, il 9 novembre 2013

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Come sono arrivato qui

DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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